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Home » Esteri

Due detenuti sono stati divorati dai loro compagni in una prigione del Venezuela

Immagine di copertina

I familiari hanno denunciato l'uccisione di due giovani che sono stati impiccati, smembrati e poi divorati dai loro compagni in carcere. La polizia ha aperto un'indagine

Juan Carlos Herrera piange disperato davanti alle telecamere mentre racconta la tragica fine del figlio, che porta il suo stesso nome. Juan Carlos Herrera Junior aveva 25 anni ed è stato assassinato in modo spietato: prima impiccato e poi divorato da alcuni suoi compagni di carcere, nel corso di un assedio da parte dei detenuti durato circa un mese nella prigione di San Cristobal, in Venezuela.

S&D

Il padre, devastato, ha raccontato ai media locali che suo figlio era finito in cella nel 2015, dopo una rapina. Secondo le parole agghiaccianti dell’uomo, il ragazzo è stato prima picchiato, poi impiccato e infine fatto a pezzi. Le parti del suo corpo sono state poi distribuite e consumate da altri carcerati durante le proteste organizzate nel centro di detenzione dello stato venezuelano di Tàchira.

“Uno dei suoi compagni era con lui quando Juan Carlos è stato ucciso, e ha visto tutta la scena”, ha raccontato l’uomo ai giornalisti. “Mio figlio e altri due detenuti sono stati presi da 40 persone, pugnalati, impiccati e poi smembrati. Il responsabile di questa mattanza li ha macellati, costringendo altri detenuti a consumare pasti a base di carne umana”. 

La mente dell’efferato delitto è stato identificato. Si tratta di Dorangel Vargas, che ha trascorso gli ultimi 17 anni in carcere per ripetuti atti di cannibalismo. Vargas è stato accusato di aver ucciso e divorato almeno dieci uomini tra il 1997 e il 1999, prima della sua cattura. 

In realtà le vittime di Vargas, conosciuto anche come “El comegente” (letteralmente, il mangia persone) o “L’Hannibal Lecter delle Ande”, sono molte di più.

“Uno dei detenuti con cui ho avuto modo di parlare mi ha detto di essere stato picchiato con un martello e costretto a mangiare resti umani”, ha raccontato ancora il padre di Juan Carlos.

“Quello che fa più male è che non posso seppellire mio figlio. Non posso dargli una sepoltura cristiana”, ha detto l’uomo. “Prego di riavere indietro qualche osso così da poter seppellire il mio ragazzo e alleviare un po’ questo dolore”. 

La rivolta all’interno della prigione è iniziata l’8 settembre, quando otto visitatori e due guardie sono stati presi in ostaggio. I prigionieri si sono ribellati a causa del sovraffollamento delle carceri: la prigione dello stato di Tàchira, che sulla carta può contenere un massimo di 120 detenuti, ne ospita attualmente 350. 

Quello del sovraffollamento delle carceri è un fenomeno molto diffuso in Venezuela. Secondo i dati del gruppo per i diritti umani Window to Liberty, nelle prigioni del paese ci sono circa 20mila detenuti, quando le strutture sarebbero progettate per contenerne al massimo 5mila.

Una fonte della polizia ha raccontato all’emittente Fox News che “due detenuti mancano all’appello. Li hanno uccisi e fatti a pezzi, poi hanno distribuito parti dei loro corpi ad altri carcerati”. 

Il governo venezuelano ha minimizzato sull’accaduto. La ministra degli Affari penitenziari, Iris Varela, ha negato più volte che i due uomini siano stati vittime di atti di cannibalismo, ma la polizia ha aperto un’inchiesta sul caso come ha riportato l’agenzia Reuters.

I familiari delle due vittime, Anthony Correa e Juan Carlos Herrera Junior, hanno detto all’agenzia Reuters che i due ragazzi sono morti all’inizio di ottobre, dopo la fine della rivolta scoppiata nel carcere. 

La madre di Correa, Luz Sepulveda, ha raccontato che dopo la fine delle proteste suo figlio non risultava nella lista dei detenuti della prigione. “Un pubblico ministero mi ha chiamato per dirmi che aveva una notizia dolorosa da riferirmi: ‘Tuo figlio era tra quelli uccisi e divorati'”, ha detto la donna, che attualmente vive in un luogo nascosto per timore di subìre rappresaglie dopo aver parlato della vicenda. 

Dal canto suo, il governo ha confermato la morte dei due uomini, ma non le circostanze che le hanno provocate, e ha emesso un mandato d’arresto per sei poliziotti accusati di aiutare i detenuti. 

Nonostante le smentite, le testimonianze sulla tragica fine dei due giovani sono numerose. Un membro dell’opposizione locale del Congresso, Franklyn Duarte, ha ammesso l’esistenza di un video che attesterebbe l’atto di cannibalismo, che verrà consegnato alle autorità assieme ad altre prove concrete. 

A confermare la versione dei familiari delle vittime anche un investigatore locale sentito da Reuters. L’uomo, che ha voluto mantenere l’anonimato, ha detto che i detenuti interrogati hanno detto che Dorangel aveva mangiato alcune parti del corpo dei compagni uccisi. 

“Loro (la gang) hanno cucinato la (restante) carne e poi l’hanno distribuita agli altri detenuti con un po’ di riso. Questi hanno mangiato senza rendersi conto che si trattava di due dei loro compagni”, ha raccontato ancora l’investigatore, aggiungendo altri particolari al racconto dell’orrore: gli intestini sono stati gettati nelle tubature, mentre le ossa sono state bruciate. 

La gang ha anche costretto alcuni detenuti rivali a cibarsi delle parti del corpo, e ha tagliato le dita di cinque prigionieri che si sono rifiutati di mangiare la carne.

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