Caos dazi negli Usa: Trump se la prende con i “giudici di sinistra” ma (per ora) le tariffe restano in vigore
Tre verdetti hanno prima sospeso e poi ripristinato temporaneamente le aliquote, escludendo i provvedimenti su acciaio, alluminio e automobili. La Casa bianca però promette battagli
L’imposizione di dazi alle importazioni negli Stati Uniti, annunciata dal presidente Donald Trump durante il cosiddetto “Liberty Day” del 2 aprile scorso, ha provocato un vero e proprio scontro istituzionale negli Usa con l’inquilino della Casa bianca che si l’è presa con “i giudici di sinistra” dopo essersi visto prima sospendere e poi temporaneamente ripristinare dalle corti federali le tariffe doganali, che restano – per ora – in vigore.
La Corte per il commercio internazionale ha stabilito, in una sentenza emessa il 28 maggio scorso, che l’imposizione dei dazi generalizzati da parte del presidente Trump va oltre i poteri concessi alla Casa bianca dalla Costituzione, che affida invece tale prerogativa al Congresso. Accogliendo il ricorso presentato da una coalizione di piccole imprese rappresentate dal Liberty Justice Center e da 12 stati federati, tra cui Arizona, Oregon, New York e Minnesota, l’ordinanza concedeva all’amministrazione Usa dieci giorni di tempo per annullare le tariffe doganali imposte a Canada, Messico e Cina e l’aliquota del 10 per cento gravante sui prodotti importati da inizio aprile su quasi tutti i prodotti importati negli Usa, indipendentemente dalla loro origine. Meno di 24 ore dopo però, la Corte d’appello degli Stati Uniti per il circuito federale ha sospeso il verdetto di primo grado in attesa di pronunciarsi sul merito della questione, il che permette alla Casa bianca di continuare a riscuotere i dazi. Infine il giudice della Corte distrettuale degli Stati Uniti a Washington, Rudolph Contreras, ha stabilito ieri che le nuove tariffe doganali contro Canada, Messico e Cina sono “illegali” e che non potrebbero essere riscosse, sospendendo però la decisione in attesa di un possibile ricorso.
Consapevole che la tregua con la magistratura è solo temporanea, per tutta risposta il presidente Trump ha parlato sui social di decisioni giudiziarie “orribili” e “molto politiche”, promosse, a suo dire, da “giudici di sinistra”, il cui verdetti, spera, saranno alla fine ribaltati dalla Corte Suprema statunitense, chiamata dalla Casa bianca ad annullarli “in modo rapido e chiaro”, permettendo così alla sua amministrazione di continuare ad agire in materia senza dover ricorrere all’intervento (e soprattutto al voto) del Congresso, dove su questa questione la maggioranza repubblicana appare sempre più spaccata, con vari deputati e senatori che hanno mostrato più di qualche perplessità negli ultimi mesi.
L’atto d’accusa di Trump
“La Corte per il commercio Internazionale degli Stati Uniti si è incredibilmente pronunciata contro gli Stati Uniti d’America sui dazi disperatamente necessari, ma, fortunatamente, l’intero collegio di 11 giudici della Corte d’appello degli Stati Uniti per il circuito federale ha appena sospeso l’ordinanza della Corte per il commercio Internazionale di Manhattan”, ha scritto ieri sera Trump sul suo social Truth. “Da dove vengono i primi tre giudici? Com’è possibile che abbiano potenzialmente arrecato un danno così grande agli Stati Uniti d’America? È solo odio per “TRUMP”? Quale altro motivo potrebbe essere?”, ha aggiunto il presidente Usa.
“La sentenza della Corte degli Stati Uniti per il Commercio Internazionale è così sbagliata e così politica! Speriamo che la Corte Suprema annulli questa orribile decisione, che minaccia il Paese, RAPIDAMENTE e DECISIVAMENTE. Non si deve permettere ai “truffatori” dietro le quinte di distruggere la nostra Nazione!”, ha continuato Trump. “L’orribile decisione stabiliva che avrei dovuto ottenere l’approvazione del Congresso per queste tariffe. In altre parole, centinaia di politici si sarebbero seduti a Washington per settimane, o persino mesi, cercando di giungere a una conclusione su quanto addebitare agli altri Paesi che ci trattano ingiustamente. Se fosse stata mantenuta, questa avrebbe distrutto completamente il potere presidenziale: la presidenza non sarebbe mai più stata la stessa! Questa decisione è stata salutata con favore in tutto il mondo da ogni Paese, fatta eccezione per gli Stati Uniti d’America”.
“Giudici di sinistra radicale, insieme ad alcune persone molto cattive, stanno distruggendo l’America”, ha accusato l’inquilino della Casa bianca. “Con questa decisione, il nostro Paese avrebbe perso migliaia di miliardi di dollari, denaro che RENDEREBBE L’AMERICA DI NUOVO GRANDE. Sarebbe la sentenza finanziaria più severa mai pronunciata contro di noi come Nazione Sovrana. Il Presidente degli Stati Uniti deve avere il diritto di proteggere l’America da coloro che le stanno arrecando danni economici e finanziari. Grazie per l’attenzione a questa questione!”.
La battaglia giudiziaria e geopolitica
Il riassunto social di Trump omette le motivazioni della sentenza di primo grado, secondo cui il presidente non ha il potere di invocare l’Economic Emergency Act del 1977 (IEEPA) per istituire tramite decreto “una sovrattassa illimitata sui prodotti provenienti da quasi tutti i Paesi”. Per i magistrati, i decreti adottati “eccedono i poteri conferiti al presidente”, poiché la norma gli consente solo “di adottare le sanzioni economiche necessarie in caso di emergenza per combattere una minaccia ‘straordinaria e insolita’”. Qualsiasi altra interpretazione che deleghi alla Casa bianca una “autorità illimitata sui dazi doganali è incostituzionale”. Questo infatti, secondo uno dei giudici di primi grado, “costituirebbe una cessione del potere legislativo a un altro ramo del governo”, il che è del tutto contrario alla Costituzione degli Stati Uniti. Ma cosa succederà ora?
Il caos originatosi negli Usa sta già avendo effetti all’estero. Secondo il ministero del Commercio di Pechino, in seguito alla sentenza di primo grado, la Cina ha invitato Washington a “cancellare completamente i dazi unilaterali ingiustificati” imposti contro Pechino. Anche il primo ministro canadese Mark Carney ha accolto con favore il verdetto che sospendeva le tariffe statunitensi definite “illegali e ingiustificate”. “Riteniamo che i nostri rapporti commerciali con gli Stati Uniti restino profondamente minacciati”, ha aggiunto il premier canadese, dai dazi non coperti dalle recenti sentenze dei tribunali. Le sentenze infatti non riguardano le aliquote imposte da Trump alle importazioni di acciaio e alluminio negli Usa nonché sul settore automobilistico, perché invocate proclamando una presunta emergenza nazionale.
La Casa bianca però non intende mollare. Peter Navarro, il principale consigliere economico di Trump, ha annunciato che l’amministrazione sta valutando “tutte le opzioni strategiche” sul tavolo. “Almeno entro un giorno o due, sentiremo dal Rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti come rispondere a tutto questo”, ha spiegato ieri alla stampa Navarro. “Risponderemo con fermezza e riteniamo di avere ottime ragioni al riguardo”, ha aggiunto, suggerendo che, oltre a presentare ricorso in tribunale, l’amministrazione potrebbe valutare il ricorso ad altri strumenti per imporre comunque i dazi. “Posso assicurare al popolo americano che il programma di Trump è vivo, vegeto, sano e verrà attuato per proteggervi, per salvare i vostri posti di lavoro e le vostre fabbriche e per impedire che la nostra ricchezza venga trasferita in mani straniere”, ha concluso Navarro.