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Il Covid ha decimato vite umane, ma l’inquinamento in calo durante il lockdown ne ha salvate alcune migliaia

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Covid, l’inquinamento in calo durante il lockdown ha salvato circa 15mila vite umane

La pandemia di Covid-19 ha ucciso centinaia di migliaia di persone e ha decimato le economie di tutto il mondo. Ma con la diminuzione del Pil, anche il numero di gas inquinanti nell’aria è diminuito. ⁠Uno di questi, particolarmente comune, è il biossido di azoto (NO2). L’Organizzazione Mondiale della Sanità ritiene che più di 40 microgrammi di sostanza chimica per metro cubo d’aria siano dannosi per le persone, e a Londra i livelli di biossido di azoto sono scesi da 36 microgrammi per metro cubo a marzo a 24 microgrammi solo due settimane dopo. Il Center for Research on Energy and Clean Air, un think tank, ha stimato inoltre che i livelli di biossido di azoto siano diminuiti di circa il 27 per cento dieci giorni dopo che i governi avevano disposto il lockdown, rispetto allo stesso periodo compreso tra il 2017 e il 2019.

Se l’inquinamento atmosferico causa circa 8 milioni di morti premature all’anno e se in Europa un cittadino su otto (il 13 per cento) muore per effetto di fattori ambientali – secondo le stime dell’Agenzia Europea dell’Ambiente – il miglioramento della qualità dell’aria dall’inizio della pandemia avrebbe salvato 15mila persone in 12 grandi città, tra cui Roma, Parigi, Londra e Berlino, stando a quanto riporta l’Economist. Il quotidiano britannico fa notare che solo a Delhi, dove i livelli di biossido di azoto sono scesi da 46 a 17 microgrammi per metro cubo tra marzo e l’inizio di aprile, circa 4.600 persone sono sfuggite alla morte causata dell’inquinamento atmosferico. A Jalandhar, una città nel nord dell’India, la scorsa primavera si poteva osservare la catena dell’Himalaya a 160 chilometri di distanza: un evento che non si verificava da moltissimi anni.

Ma sembra che, con la fine della quarantena in molte aree del mondo, l’inquinamento sia di nuovo in aumento. Già lo scorso giugno, come scriveva il Guardian, in Cina la situazione era tornata come quella che ha preceduto l’inizio della pandemia. Il Paese che per primo aveva sperimentato il lockdown è stato anche il primo a vedere nuovamente diminuire la qualità dell’aria, come adesso sta avvenendo anche in Europa. E proprio il think thank britannico ha fatto notare in uno studio – che tiene conto di tutti gli elementi da cui dipende l’inquinamento atmosferico come la velocità del vento, le precipitazioni e l’umidità, e non solo dell’attività umana – la una progressiva risalita degli agenti inquinanti a partire dal mese di aprile, quando si è verificato un allentamento delle misure di contenimento nella maggio parte delle città, da Bangalore a Parigi, fino ad oggi.  Tra le metropoli in cui il l’agente inquinante sembra mantenersi ancora al di sotto dei livelli di rischio per l’inquinamento spunta Santiago del Chile. Ma in tutte le altre la qualità dell’aria sta tornando ai pericolosi livelli di sempre.

Leggi anche: 1. Sutri, cittadini costretti a bere arsenico: l’acqua era contaminata ma il Comune non ha avvertito 2. Coronavirus, lo studio di Harvard: “Più alto è l’inquinamento, maggiore è la letalità del Covid-19” 3. Con il Coronavirus è calato drasticamente l’inquinamento in Cina: le immagini della Nasa a confronto

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