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Catalogna, Puigdemont sarà eurodeputato dopo la sentenza della Corte Ue su Junqueras

Immagine di copertina
Carles Puigdemont e Oriol Junqueras

La politica in Spagna procede per sentenze dei tribunali. La Corte di giustizia dell’Unione europea rimette in discussione la formazione del governo e riporta al centro della scena gli indipendentisti catalani. Un paradosso, Carles Puigdemont siederà a Strasburgo grazie alla sentenza su Oriol Junqueras.

Junqueras, leader detenuto in carcere di Esquerra Republicana de Catalunya, gode dell’immunità che spetta a un parlamentare europeo. La decisione proveniente dal Lussemburgo sconvolge i fragili equilibri post-elettorali e crea un precedente giuridico che consente agli eletti indepe di occupare il seggio conquistato a maggio.

Da Waterloo, Carles Puigdemont, eletto nello scorso maggio all’europarlamento torna al centro dello scontro. L’ex presidente ha ritirato nella mattinata di oggi, venerdì 20 dicembre, insieme all’ex consigliere catalano Toni Comín, il pass provvisorio per accedere al Parlamento europeo: da gennaio sarà un deputato a pieno titolo.

Oriol e Carles, due vite parallele e in piena rivalità, ex vice e presidente della Generalitat, sono i protagonisti della dichiarazione di indipendenza del 26 ottobre 2017, prodotta dal referendum del primo ottobre 2017, ritenuto illegale da Madrid.

Il ritorno sulla scena dei due pesi massimi è una sconfitta pesante per il tribunale supremo spagnolo, che per la prima volta nel giudizio al procés, lo strappo indipendentista, commette un errore strategico, il ricorso che ha generato la sentenza è proprio del massimo tribunale madrileno.

“Essere qui può essere una sconfitta per alcuni, ma è una grande vittoria per l’Europa”, ha esultato l’ex presidente catalano da Bruxelles, con il tesserino provvisorio da deputato tra le mani.

Puigdemont ha anche lanciato una stoccata all’italiano Antonio Tajani, ex presidente dell’europarlamento, che avrebbe forzato le regole a suo svantaggio, al contrario, ha elogiato il nuovo presidente, David Sassoli, anche lui italiano, per aver accelerato le pratiche di accredito in seguito alla sentenza su Junqueras.

Se Puigdemont, in esilio in Belgio da fine 2017, potrà occupare il seggio conquistato a maggio, Junqueras non ha questa certezza, è condannato a 13 anni per sedizione e malversazione. Dal carcere, intervistato da Catalunya Ràdio, il leader repubblicano afferma: “Non bisogna fermare i negoziati con i socialisti. Bisogna essere disposti a dialogare sempre, non importa se mi trovo in prigione o meno”.

Le trattative per formare un governo a Madrid sono molto avanzate, dopo l’accordo tra PSOE e Podemos: serve solo l’astensione di Esquerra republicana, che deve resistere alle pressioni dell’indipendentismo radicale. La sentenza su Junqueras complica il quadro, ma le trattative non si fermano, come richiede lo stesso leader nell’intervista radiofonica dalla prigione di Lledoners.

La sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea regala un inaspettato vigore agli indipendentisti. Il tribunale lussemburghese stabilisce che si diventa eurodeputati quando un paese membro proclama i risultati delle elezioni, non all’atto del giuramento, come sostenevano i giudici spagnoli.

Il ritrovato protagonismo di Puigdemont e la contemporanea inabilitazione ai pubblici uffici del presidente catalano in carica e collega di partito, Quim Torra, potrebbe causare una chiusura anticipata della legislatura del Parlament di Barcellona.

Gli indipendentisti vorrebbero ottenere una maggioranza ampia, approfittare della debolezza di Ciudadanos, formazione centrista nata proprio in Catalogna, e tornare a spingere per la repubblica. “Ci siamo guadagnati il diritto di provarci di nuovo”, annuncia Junqueras dal carcere.

La risposta di Vox alla sentenza su Oriol Junqueras è stata molto aggressiva. È emerso il lato più euroscettico della formazione di estrema destra, con i suoi leader che denunciano un gravissimo attacco “alla sovranità” e “alla Costituzione” e con alcuni sostenitori che iniziano a parlare di Spexit, sulla falsariga della Brexit.

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