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Come muore Aleppo

Immagine di copertina

Il video di Amedeo Ricucci per Tv7, con le immagini girate da un drone che mostrano al mondo il volto di Aleppo rasa al suolo e le testimonianze di reporter siriani

La rete sconfigge la censura e la propaganda, anche in Siria. È così che un reportage da e su Aleppo, realizzato grazie a un innovativo lavoro di equipe, dentro e fuori la Siria, porta il grande pubblico nella millenaria città, dove ormai si entra solo scortati dall’esercito del regime di Assad e dei suoi alleati russi.

S&D

“Come muore Aleppo”, di Amedeo Ricucci, diffuso dalla trasmissione TV7, in onda su Rai1, segna una svolta nel modo di divulgare le notizie.

Oltre 25mila visualizzazioni online raccolte dal video in meno di 48 ore è un dato straordinario, che indica l’esplicita volontà dei lettori e degli spettatori di avere informazioni di prima mano, non filtrate dalle agenzie e non controllate dalla propaganda. È il segno inequivocabile che la gente non è indifferente rispetto a quanto sta accadendo in Siria, in particolare nella martoriata città di Aleppo: vuole capirci di più. 

Siamo di fronte a una significativa novità per l’informazione libera, che racconta dal basso ciò che i media ufficiali non vogliono o non possono far vedere, né conoscere. Un passaggio di mano in mano, una collaborazione da un lato tra citizen reporter e attivisti siriani, dall’altro tra i giornalisti professionisti stranieri.

Insieme a Ricucci, a raccogliere le denunce e le voci dei colleghi siriani, ci sono Fouad Roueiha, speaker radiofonico italosiriano, attivista per i diritti umani nella sua terra d’origine, e Lorenzo Trombetta, giornalista dell’Ansa, autore del libro Siria, dagli Ottomani agli Asad. E oltre.

Immagini girate da un drone dell’Aleppo Media Center (Amc) mostrano al mondo il volto di una città rasa al suolo e ormai privata della maggior parte dei suoi abitanti. Altre immagini girate tra le strade della metropoli mortificata dai barili bomba raccontano che nonostante l’assedio e le violenze ci sono oltre 250mila civili asserragliati, che cercano di sopravvivere nelle proprie case o in ciò che resta di esse.

Da Aleppo, tramite Skype, parlano i reporter locali. La loro testimonianza, raccolta da chi fa informazione a livello professionale, arriva al grande pubblico, che resta stupito e colpito e scopre, forse per la prima volta, che la realtà è ben diversa da ciò che il regime vuole far credere.

(Il video di TV 7, RAI 1, del 9 dicembre 2016 a cura di Amedeo Ricucci. L’articolo prosegue dopo il video).


Ad Aleppo i bombardamenti russo-siriani non stanno colpendo i miliziani dell’Isis, ma ospedali, abitazioni, civili inermi. Ormai circa il 90 per cento della città è tornata sotto il controllo governativo. Spariscono nel nulla decine di oppositori e il destino di Aleppo ricorda sempre più tristemente quello di Homs, di Darayya e di altre città siriane. 

Dal 2014 è diventato impossibile per i giornalisti non embedded, non scortati dall’esercito russo-siriano, entrare in Siria. Si è creato un blackout mediatico, che ha reso difficile far arrivare le voci e le immagini delle città devastate dai bombardamenti.

La tecnologia e la volontà ferrea di chi non si piega alla propaganda segnano un punto di svolta. Aleppo sta morendo, non sarà salvata da un video, né alcun reportage, ma far sapere cosa sta accadendo significa non consegnare per sempre all’indifferenza e all’oblio il sacrificio di chi è morto per chiedere libertà o per non aver voluto abbandonare la propria casa.

Medici e attivisti denunciano in queste ore massicci bombardamenti in cui vengono usate bombe barili e ordigni al cloro. Gli abitanti della zona est sono consapevoli che le loro vite sono ormai appese a un filo. Ameen Al Halabi, uno degli attivisti siriani contattati da Ricucci, ha voluto condividere in rete un suo straziante messaggio. Una sorta di testamento morale, tradotto da Fouad Roueia.

“Sto aspettando la morte o la cattura da parte del regime di Assad, ma sono onorato di morire da vincitore scegliendo di rimanere sulla mia terra, sperando di non essere catturato, e di non essere stato tra le fila delle milizie senza Dio”, scrive Ameen. “Perdonatemi, pregate per la mia anima e ricordatemi per il bene. Questa è forse l’ultima pubblicazione che faccio perchè le forze di Assad avanzano verso di noi. Quel che sta succedendo ad Aleppo somiglia davvero al giorno del giudizio. Dalla parte assediata di Aleppo.” 

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