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Afghanistan: i talebani minacciano di chiudere tutte le ong che danno lavoro alle donne

Immagine di copertina
Credit: AGF

I talebani hanno ribadito la minaccia di chiudere tutte le ong locali e straniere attive in Afghanistan, se non sospenderanno l’impiego di donne afgane. L’avvertimento è contenuto in una nuova direttiva emanata ieri sera dal ministero dell’Economia dell’Emirato islamico, che ha già escluso le donne dall’istruzione superiore, oltre che da molti lavori e dalla maggior parte degli spazi pubblici.

Già due anni fa, lo stesso ministero aveva emanato una direttiva simile ordinando alle ong di sospendere l’impiego del personale femminile afgano. Ma il nuovo provvedimento emanato ieri avvisa che il mancato rispetto dell’ordinanza comporterà la sospensione e la successiva perdita dell’autorizzazione necessaria per operare in Afghanistan.

Tra i compiti del ministero dell’Economia di Kabul figura infatti anche “la registrazione, il coordinamento, la guida e la supervisione di tutte le attività svolte dalle organizzazioni locali e straniere” attive nel territorio afgano, anche se non controllate dai talebani. “In caso di mancata collaborazione, tutte le attività di tali istituzioni saranno sospese e sarà annullata anche la licenza concessa dal ministero”, si legge nel provvedimento, riportato dall’agenzia di stampa locale Pajhwok.

Tale decisione potrebbe avere riflessi negativi sulla fornitura di servizi essenziali in Afghanistan, soprattutto ora che il Paese sta attraversando una grave crisi economica. “Nelle circostanze attuali, il lavoro femminile è inevitabile”, ha spiegato all’agenzia locale Ariana l’analista politico Salim Paigir. “Ad esempio, nelle organizzazioni umanitarie e nei settori che riguardano le donne, devono lavorare le donne. L’Emirato islamico dell’Afghanistan dovrebbe prestare particolare attenzione a questo”.

La nuova minaccia dei talebani ha preoccupato anche le attiviste per i diritti delle donne, che continuano a battersi contro le crescenti restrizioni imposte al mondo femminile in Afghanistan. “Più a lungo va avanti, più profondi saranno gli effetti negativi di una tale decisione e più influenzerà la società afghana”, ha spiegato l’attivista Adela Zamani. “Una tale decisione impedirà l’eradicazione della povertà e aumenterà la povertà perché impedisce a un ampio segmento della società afghana di lavorare e guadagnare”.

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