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Home » Esteri

Afghanistan, la resistenza anti-talebana sfila per le strade della valle del Panjshir

Immagine di copertina

Armata di bandiere, canti contro i talebani e per lo più armi leggere, la resistenza in Afghanistan sfila nella valle del Panjshir, mostrando il sostegno della popolazione locale alla lotta contro i cosiddetti studenti coranici che ormai controllano la quasi tutto il Paese tranne l’indomita provincia, .

S&D

“Abbiamo scorte di munizioni e armi che abbiamo pazientemente raccolto fin dai tempi di mio padre, perché sapevamo che questo giorno sarebbe arrivato”. Queste parole, pubblicate in settimana in un editoriale sul Washington Post da Ahmad Massoud, figlio del leggendario “Leone del Panjshir” Ahmad Shah Massoud assassinato da al-Qaeda due giorni prima degli attentati dell’11 settembre 2001, hanno confermato la formazione di un nuovo bastione della resistenza contro i talebani nella valle del Panjshir, in Afghanistan, a un centinaio di chilometri a nord di Kabul.

Alle parole sono seguite le immagini: negli ultimi giorni infatti dalla regione sono emersi video e foto di importanti esponenti del governo e dell’esercito afghano sostenuti dall’Occidente e arrivati nella valle insieme a unità di soldati semplici e combattenti partigiani per unirsi alla resistenza contro i talebani. Quindi sono arrivati i fatti: in settimana queste forze hanno riconquistato tre distretti nella provincia di Baghlan, a circa 200 chilometri dalla capitale Kabul:  Pol-e-HesarDeh Salah e Banu, tra le valli di di Andarab e del fiume Kunduz.

Nella valle del Panjshir, inespugnata sia dai sovietici che dai talebani, si trova anche Amrullah Saleh, vicepresidente dell’Afghanistan prima dell’arrivo dei talebani a Kabul che si è proclamato capo di Stato dopo la fuga dell’ex presidente Ashraf Ghani, accolto dagli Emirati Arabi Uniti. Al seguito anche l’ex capo di Stato maggiore delle forze armate afghane, Yasin Zia.

I combattenti panjshiri, stimati tra le 2.000 e le  2.500 unità, sono intenzionati a resistere ai talebani, come negli anni Novanta. In un’intervista al quotidiano emiratino The National, Massoud aveva rivelato che decine di militari afgani sono già fuggiti nel Panjshir, portando con sé centinaia di automezzi, autoblindo e cinque elicotteri.

La guerra però si combatte anche e soprattutto a colpi di propaganda. Ieri era circolata la voce di un accordo tra Massoud e i talebani. La notizia – rivelatasi completamente falsa – era stata divulgata sui media pakistani secondo cui, durante un incontro avvenuto ieri KabulKhalil al-Rahman Haqqani, leader di una fazione terroristica afghana su cui pende una taglia da 5 milioni di dollari negli Stati Uniti, aveva annunciato di aver ricevuto per telefono il sostegno di Ahmad Massoud al nuovo governo.

In questo modo, secondo tali voci infondate, il leader del Panjshir avrebbe voluto scongiurare un possibile conflitto con Kabul. Senza citare il presunto annuncio del leader talebano, anche l’edizione in lingua araba dell’emittente qatariota al-Jazeera aveva annunciato l’avvio di trattative di resa tra Massoud e i talebani, anch’esse rivelatesi infondate.

La fake news è stata poi smentita dallo stesso combattente afghano a Bernard-Henri Lévy. “Sono il figlio di Ahmad Shah Massoud; la resa non fa parte del mio vocabolario”. ha dichiarato Ahmad Massoud in un colloquio telefonico con il filosofo francese, secondo cui “questo è solo l’inizio: la resistenza è appena iniziata”.

Veritiera invece la notizia dell’appoggio ai talebani del fratello dell’ex presidente afghano Ashraf Ghani, fuggito negli Emirati Arabi Uniti. Nelle scorse ore infatti Hashmat Ghani ha annunciato il proprio sostegno ai cosiddetti studenti coranici, comparendo in un video al fianco proprio di Khalil al-Rahman Haqqani, conclusosi al grido: “Viva l’Emirato islamico”. Il fratello dell’ex presidente ha definito la pace “essenziale” per l’Afghanistan: “I talebani sono in grado di assicurare pace e sicurezza”, ha detto Hashmat Ghani. “Li aiuteremo a offrire pace e sicurezza al Paese”.

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