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Home » Economia

Cottarelli a TPI: “Attenzione, l’Italia non conceda il paradiso fiscale all’Olanda in cambio del Recovery Fund”

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“Credo che alla fine un compromesso dovrà essere trovato, non necessariamente adesso, ma magari tra due settimane”. È fiducioso l’economista Carlo Cottarelli, direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici italiani dell’Università Cattolica di Milano ed ex commissario alla spending review sotto il Governo Letta, che in un’intervista a TPI commenta la trattativa in corso in Ue sul Recovery Fund e il braccio di ferro tra Italia e Olanda. “Rimango dell’idea che un accordo si troverà. I mercati sembrano tranquilli, anche i tassi di interesse stamattina sono rimasti bassi”, sottolinea Cottarelli. Ma la vera domanda è: a cosa dovrà rinunciare l’Italia per ottenere l’accordo?

S&D

Cosa pensa della posizione dei paesi del Nord Europa, cosidetti “frugali”, e in particolare dell’Olanda di Rutte? Ritiene che sia una posizione giustificata o è una presa di posizione contro l’Italia?
Non credo sia una posizione contro l’Italia di per sé e penso che in una certa misura sia giustificata. Credo ci siano degli elementi validi in quello che dicono, ma è una posizione esagerata e che alla fine si troverà un compromesso.

Quali sono questi elementi validi secondo lei?
Sono soldi presi a prestito in comune e si deve decidere insieme come utilizzarli. Mi riferisco soprattutto al processo con cui vengono approvati i programmi ed erogate le varie rate di prestiti o trasferimenti. Credo sia anche giusto che ci sia un vaglio politico, che non sia soltanto la Commissione a decidere. Però chiedere una sorta di potere di veto mi sembra esagerato, mantiene in Europa una prassi antiquata che deve essere superata: cioè la necessità di unanimità per tante decisioni.
Cosa pensa che accadrà?
Credo che alla fine un compromesso dovrà essere trovato, affidando in alcuni casi l’intervento a livello politico o di Ecofin o di Consiglio europeo a livello di capi di governo. La questione è la maggioranza: sarebbe assurdo se ci fosse un diritto di veto, può essere forse una maggioranza qualificata. Bisognerà vedere i dettagli per capire se l’equilibrio trovato è adeguato.

E per quanto riguarda il rapporto tra prestiti e trasferimenti?
La proposta iniziale della Commissione mi sembrava valida, nella situazione attuale due terzi di trasferimenti e un terzo di prestiti, tenendo conto che anche i trasferimenti cosidetti “a fondo perduto” comportano comunque che – negli anni in cui la Commissione europea dovrà ripagare il proprio debito – dovrà esserci un flusso di ritorno dai paesi all’Ue.
Come valuta la strategia di Conte?
Non posso valutare perché non sono all’interno delle discussioni. So che è in corso una negoziazione, ma un conto è quello che si dice in pubblico – spesso i leader fanno dichiarazioni per il loro elettorato – e un conto è quello che si dice nelle discussioni private.

Vede dei possibili passi avanti?
Non so se negli ultimi due-tre giorni ci sono stati passi avanti, perché bisognerebbe essere presenti. Ma rimango dell’idea che ci dovrà essere un accordo. Non perché vedo passi avanti, ma perché lo suggerisce la logica mi sembrano posizioni riconciliabili.
Pensa che la posizione dell’Olanda sia influenzata dalla prospettiva del voto?
Tutte le posizioni sono influenzate da un voto, che ci sarà prima o poi in tutti i paesi. Si tratta di posizioni politiche. Mi spiacerebbe però se noi, per avere l’accordo con l’Olanda dovessimo rinunciare ad altri punti: per esempio la necessità di avere un maggior livello di armonizzazione sulla tassazione in Europa. Sappiamo che questo è un punto debole per l’Olanda, il rischio è che diventi una merce di scambio.

Pensa che esista questo rischio?
Esiste perché purtroppo siamo partiti con un livello di debito pubblico elevato, quindi ora abbiamo bisogno anche dell’Olanda. Se avessimo avuto fin dall’inizio un debito un po’ più basso non saremmo qui adesso a dipendere dagli olandesi. La Germania non ha bisogno di avere l’approvazione dell’Olanda per prendere in prestito dei soldi. Noi invece siamo in una situazione strutturalmente debole da questo punto di vista, che ci potrebbe costare politicamente.
Andando alla politica interna, cosa pensa delle aperture alla possibilità di un sostegno di Berlusconi al governo?
È una domanda puramente politica, io faccio il tecnico. Preferisco non rispondere.

Leggi anche: 1. L’Italia post-Covid si risveglia povera e gli italiani hanno fame: reportage da Brescia /2. “L’Italia ha fallito ma fa pressione sull’Europa”: la trattativa sul Recovery Fund vista dai giornali olandesi

3. Recovery Fund, due nuove proposte di Michel. Fonti italiane: “Passi in avanti nella trattativa”. Oggi giornata decisiva per l’accordo /4. Ritratto di Mark Rutte, il “Signor no” del Recovery Fund

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