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“Tutti sapevano”, ma nessuno si è fermato: così la Sardegna è diventata il nuovo focolaio d’Italia

Immagine di copertina
Illustrazione di Emanuele Fucecchi

In Sardegna, quest’estate, è successo qualcosa. Cosa, non è ancora chiaro e forse non lo sarà mai neppure analizzando ogni singola piega, perché l’epidemia in corso si propaga a macchia di leopardo, con accanimenti inspiegabili e misteriose dimenticanze, ma si può provare a tracciare una linea. Quella di ciò che non ha funzionato e di ciò che sarebbe potuto andare meglio. Soprattutto, di ciò che è accaduto in Sardegna, in Costa Smeralda, e non altrove, perché è evidente che lì sia nato e si sia sviluppato un focolaio più esteso e violento che nel resto del paese.

S&D

Interi gruppi di amici tornati dalle vacanze a Porto Cervo sono positivi al Covid, alcuni hanno già contagiato familiari e conoscenti, facendo chiudere attività commerciali e costringendo alla quarantena sventurati clienti. Se si prova a parlare con chi in Sardegna c’era o ci ha lavorato, il commento ricorrente è “Tutti sapevano”. Il che è forse l’aspetto più sconcertante, perché nessuno si è fermato e chi doveva fermare questa incoscienza collettiva, ovvero il Governo, ha aspettato troppo.

Le discoteche

Proviamo a isolare alcune delle cause che hanno reso la Sardegna il più grave focolaio dell’estate: le discoteche aperte solo qui, o quasi. Quest’estate le discoteche erano chiuse in buona parte d’Europa o comunque nei principali luoghi in cui si va a ballare d’estate: Mykonos e Ibiza, per esempio. In altri paesi sono state chiuse dopo timide riaperture. In Croazia sono rimaste aperte e in alcune località, ad esempio Pag, sono scoppiati dei focolai accertati.

In Italia il Governo è stato più di manica larga e le discoteche hanno riaperto con limitazioni ridicole, che ovviamente non sono state rispettate. Questo ha avuto due effetti:
a) i deejay più noti del giro europeo hanno fissato date in Italia a prezzi più accessibili del loro solito, con alcune serate stracolme di gente già prima di Ferragosto, anche in Sardegna.
b) Moltissimi ragazzi italiani che d’estate andavano a ballare fuori o “anche” fuori, quest’anno si sono riversati in Costa Smeralda. E parliamo anche di ragazzi dell’alta borghesia che possiedono case di famiglia in Costa Smeralda o che le affittano, ragazzi che possono permettersi di andare al Billionaire tutte le sere.

Solo al Billionaire, tra il primo e il 17 agosto sono entrati circa 11.000 clienti. Quest’anno, in Sardegna, c’è stato un flusso di persone in discoteca che non ha risentito per nulla dell’emergenza mondiale, anzi. Mancava una percentuale di stranieri, ma c’erano più italiani e di una fascia d’età più bassa del solito. Se vai in Costa Smeralda per andare in discoteca, generalmente, a differenza di quel che spesso accade a Gallipoli o in Romagna, non resti solo un weekend. Costa troppo, ci sono aerei da prendere. La serata in discoteca mordi e fuggi, ad agosto, non è roba da Costa Smeralda. Da lì, per ballare, ci si può muovere verso altre località come San Teodoro o Alghero ma non sono dietro l’angolo e comunque si rivolgono soprattutto ad altri target.

Interi gruppi di ragazzi, amici, comitive, hanno girato sempre le stesse discoteche, sempre gli stessi locali per settimane. Cercando materiale sui social, prima che ci fosse una pulizia generale, saltava all’occhio come molte facce anche note, apparissero un po’ ovunque. Just Cavalli, Phi Beach, Billionaire, Country, Sottovento, The Temple, Canteen, The box sono i luoghi in cui si andava a cenare o ballare la sera e in cui ci si incontrava sempre e di nuovo, tra tavoli nei privè, nei ristoranti, sulla pista. Molti si incontravano poi a pranzo al Nikki Beach, alla Scogliera e così via, in una specie di catena circolare per cui hanno finito per infettarsi gruppi interi di amici e conoscenti.

Diversi ristoranti hanno adottato la formula “cena danzante” e nella sostanza molte erano discoteche mascherate. Il The Temple ha aperto come residenziale ma ha funzionato come discoteca, le immagini e i video parlano. Questo vale anche per alcuni stabilimenti/ristoranti. Al Nikki Beach si ballava a pranzo anche sui tavoli o tra i tavoli, i video sopravvissuti alla grande pulizia generale raccontano verità inequivocabili.

In Sardegna, discoteche (e alcuni ristoranti) considerati focolai sono al chiuso. Questo è senz’altro un nodo centrale della questione. In vari video si nota come venissero sparati fumo, acqua nebulizzata, coriandoli che in un luogo chiuso, tra gente sudata che si tocca e si parla addosso, a voce alta, diventano propagatori eccezionali di virus. Al Billionaire c’erano perfino i narghilè a disposizione dei clienti. Ripeto, i narghilè.

In Costa Smeralda c’è un’alta concentrazione di barche. Le feste di giorno sulle barche, soprattutto davanti a Mortorio, sono ben documentate in alcuni video. Si è fatta perfino una festa danzante al prestigiosissimo Yacht Club, la cui età media degli iscritti è abbastanza alta. Allo Yatch Club sono stati segnalati diversi casi di positività.

Il personale di alcune discoteche (il Billionaire in testa) rivestiva il doppio ruolo cameriere/animatore. Questo, durante un’epidemia, è un rischio che solo una gestione poco responsabile della situazione può decidere di accollarsi. I camerieri del Billionaire non potevano mantenere alcuna distanza con i clienti perché attraversavano la sala ballando, sventolando tovaglioli, servendo torte e bottiglie ai tavoli addirittura infilate in piccole (finte) automobili trasportate a spalla, cantando a squarciagola gli auguri ai festeggiati.

In alcuni video si nota come i camerieri/animatori avessero mascherine abbassate, uno addirittura fischia con le dita in bocca, riprendendo in mano una candela luminosa lasciata poi chissà dove o a chi. Il fatto che tutto quel personale (circa 70 persone, Briatore compreso) si sia ammalato in una discoteca al chiuso con camerieri animatori non può stupire. Ricordiamo che il contagio è avvenuto in neppure un mese di tempo (18 luglio/17 agosto), un record.

Le voci

Questo è l’aspetto più delicato della vicenda. Le notizie dei primi positivi sono arrivate presto, a inizio stagione. Parlando con dipendenti, ragazzi che sono stati a ballare, perfino gestori di alcuni locali, la frase ricorrente è sempre la stessa: “Sapevamo tutti che c’erano positivi in giro e quali fossero i gruppi con persone che avevano sintomi e se ne fregavano o avevano amici positivi ma facevano finta di nulla”.

Il proprietario di uno dei locali più famosi mi conferma: “Le voci erano tantissime. A me avevano detto che alcuni pr e ragazzi/ragazze immagine erano positivi ma continuavano a lavorare altrove. Era un delirio”. Una ragazza che lavorava come pr in discoteca dice una cosa diversa, e altrettanto preoccupante: “A noi il capo del personale certe sere ha detto che c’erano vari tavoli con infetti e dovevamo stare attenti”.

Il giornalista Gabriele Parpiglia, che ha frequentato il Billionaire, in una diretta Instagram ha raccontato: “Io ero controllatissimo, sapevo quali erano i tavoli in cui ci potevano essere positivi, sapevo muovermi”. In pratica tutti sapevano o presumevano tutto: clienti, proprietari, dipendenti, ma la giostra doveva andare avanti. Per i proprietari che dovevano fatturare, per chi doveva tenersi il posto di lavoro e per i clienti che dovevano proseguire le loro vacanze.

Intere comitive di ragazzi, molti dei quali della Roma bene, sono additati da mezza Costa Smeralda come “untori”. Lorenzo, il dj romano che con un gruppo di amici (alcuni dei quali risultati positivi assieme a lui) ha girato per settimane tra Ibiza, le discoteche dell’Argentario e la Costa Smeralda (la sua serata del 9 agosto al Country è ritenuta da molti uno dei focolai) si è difeso dalle accuse: “Ero in perfetta salute e condizione fisica. Privo di febbre o sintomi legati al Covid, in entrambe le serate in cui ho suonato nell’ultima settimana. Il 14 agosto mi è stato comunicato da terzi che persone con le quali ho avuto contatti in diversi locali e situazioni (Porto Cervo e Porto Rotondo) risultavano essere positive al Covid. Il 15 agosto mi sono recato ad effettuare io stesso il tampone al quale sono risultato positivo”.

È certo impensabile che un gruppo abbia potuto contagiare tutta la Costa Smeralda, ma sul fatto che nessuno avesse sintomi c’è qualche perplessità. Alcuni loro amici parlano di febbre che era presente già da giorni e di contagi avvenuti anche in altre discoteche frequentate da quel gruppo, ma cosa è successo davvero lo sanno solo Lorenzo e i suoi amici. “C’è un gruppo di ragazzi romani che s’è ammalato prima di Ferragosto. Chi aveva dolori alle ossa, chi la febbre, chi stava bene ma non aveva più olfatto”, mi racconta V., che conosce bene tutti i ragazzi di quel gruppo.

Chi figlio di un farmacista, chi di un noto chirurgo, hanno continuato la loro vacanza fregandosene e invitando nella loro villa anche famose influencer e showgirl. Mi arriva una delle chat degli stessi ragazzi ad agosto. Uno di loro scrive: “Potrebbero anche mettermi della merda in bocca, non sentirei sapori”. Quindi sapevano o ritenevano certo di essere malati. Postavano video in cui cantavano “Io me ne frego”. Qualcuno è tornato e ha fatto il tampone, sono quasi tutti positivi. Qualcuno è tornato alla sua vita facendo finta di nulla.

Cocaina e tachipirina era il loro modo per tirare avanti”, mi racconta la mia fonte. E facendo domande in giro è tutto un “Vedi che tal dei tali non posta più foto sui social? È positivo ma non lo dice, perché ha preso aerei, treni, è stato/a in tutte le discoteche sarde col sospetto di essere malato/a”. Molti di questi presunti positivi sono dei personaggi famosi, altri ragazzi qualunque. E non tutti neppure così tanto ragazzi.

E poi c’è un misto di cattiva fede di tutti, di troppi, che è ben raccontato da due elementi: i famosi registri delle discoteche non venivano firmati da tutti e molti davano nomi o numeri falsi. “Io ho trascorso una serata ad agosto al Billionaire, ero in un gruppo numeroso e hanno chiesto solo il mio contatto, gli altri non hanno dato generalità”, mi racconta un cliente del Billionaire, G..

Il secondo elemento è la fretta con cui i locali della Costa Smeralda hanno fatto sparire tag, foto e video delle serate dalle loro pagine. Il Just Cavalli addirittura non ha più neppure il tag della geolocalizzazione. Guardando i social, è come se l’estate, dopo le 22,00 di sera, in Costa Smeralda non fosse mai esistita. I clienti, a loro volta, alle prime notizie dei contagi e alle prime foto e video delle discoteche con gente stipata a ballare circolati sui giornali e tv, hanno eliminato hashtag e localizzazioni. Io ne ho salvati a centinaia fino a metà agosto, ora non trovo quasi più nulla.

Insomma, da status symbol, la serata al Billionaire è diventata un peccato da nascondere. “Non ho mai votato Berlusconi” si appresta a diventare “Non sono mai stato al Billionaire”. Infine, molto si potrebbe dire di quel governatore della Sardegna, Christian Solinas, che nel giro di un mese è passato dal volere patentini di buona salute per i turisti, a lasciare che tutto questo accadesse sotto i suoi occhi, nell’immobilismo più sconcertante. E lui non può togliere il tag dai suoi peccati.

Leggi anche: 1. Tasso intellettivo zero: la Sardegna preda dei rich kids che importano il Covid (di Luca Telese)/ 2. “Tachipirina e bottiglia gelata sulla fronte”. La ragazza che elude i controlli in Sardegna e sale sul traghetto con la febbre

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