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Reddito di cittadinanza: ecco cosa cambia dal 2023 e chi non lo riceverà più

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Oltre 800 mila persone perderanno il reddito di cittadinanza dal 2023, quando entrerà in vigore la riforma inserita dal governo di Giorgia Meloni in manovra. Lo affermano le stime dell’Istat. Il presidente dell’Istituto, Gian Carlo Blangiardo, intervenuto in audizione in Parlamento sulla Legge di Bilancio, ha precisato che la riduzione della durata del Reddito di cittadinanza nel 2023 riguarderà “circa 846 mila individui, vale a dire poco più di un beneficiario su cinque. La loro incidenza tuttavia è di oltre un terzo se si considerano i soli beneficiari in età compresa fra 18 e 59 anni”, ha infatti precisato il presidente dell’Istat.

“Come atteso la decurtazione della durata coinvolgerebbe in prevalenza i nuclei familiari di ridotte dimensioni (in particolare coinvolge più della metà degli individui soli) e la componente maschile, e investirebbe quasi la metà dei beneficiari in età compresa fra 45 e 59 anni”, ha poi proseguito.

La riforma voluta dal governo Meloni colpirà anche i più giovani, una delle categorie in cui è più alto il tasso di disoccupazione in Italia: “La sottopopolazione soggetta a riduzione della durata comprende inoltre un terzo dei Neet fra 18 e 29 anni beneficiari del RdC e si caratterizza per livelli di istruzione appena più elevati rispetto alla restante platea dei beneficiari appartenenti alla stessa classe d’età”, ha concluso Blangiardo.

Cosa cambia

A partire dal prossimo anno ci saranno una serie di modifiche sulla riforma originaria proposta dal Movimento 5 stelle. Chi non può lavorare (o ha nel proprio nucleo minori, anziani o disabili a carico) continuerà a ricevere l’assegno nel 2023, mentre chi è in grado di lavorare, quindi cosiddetto “occupabile”, potrà riceverlo solo per otto mesi. Dopo tale durata, il beneficio verrà considerato scaduto e interrotto.

“Il lavoro ti può portare ovunque, mentre il reddito di cittadinanza ti lascia dove sei. E noi abbiamo scelto di credere nell’Italia e negli italiani”, ha commentato la presidente del Consiglio, condividendo sui social una pillola video in cui ha ribadito che in uno Stato giusto non possano essere messe sullo stesso piano le politiche di assistenza e quelle del lavoro.

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