Il collega cha ha investito e ucciso il portuale di Genova: “Colpo di sonno per iperlavoro, il giorno prima avevo fumato una canna”
“Ero stanco, ho avuto un colpo di sonno a causa dell’iperlavoro”. Questa la tesi dell’operaio portuale 46enne alla guida della ralla che all’alba del 18 dicembre ha investito e ucciso il collega Gianni Battista Macciò, 54 anni, al terminal Psa del porto di Genova.
L’addetto, ora indagato per omicidio colposo dalla Procura genovese, ha affidato la ricostruzione al suo avvocato Paolo Scovazzi. “Sono distrutto per quello che è successo”, ha detto, sottolineando che Macciò per lui era “come un fratello”.
L’operaio è risultato negativo al test dell’alcol, mentre quello tossicologico ha rilevato una positività alla cannabis, escludendo tuttavia lo stato di alterazione: “Ho fumato una canna uno o due giorni prima dell’incidente”, ha ammesso il 46enne. “Ma solo perché non riuscivo a dormire”.
Macciò stava controllando un container quando è stato investito dalla ralla guidata dal collega, che lo ha schiacciato contro lo stesso container.
Un video pubblicato dal quotidiano ligure Il Secolo XIX mostra il momento dell’incidente: si vede la ralla effettuare una inversione a U, ma poi il mezzo, anziché proseguire dritto, pende inspiegabilmente verso sinistra andando a colpire Macciò.
Gli inquirenti, coordinati dalla pm Arianna Ciavattini, stanno cercando di capire come mai il conducente della ralla abbia fatto quella manovra definita “anomala” e hanno sequestrato le immagini girate dalle videocamere di videosorveglianza nei giorni precedenti per capire se fosse una prassi fare quella inversione.