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Home » Cronaca

Guerra in Ucraina, supermercati italiani presi d’assalto: a ruba olio di semi e farina

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Nei giorni scorsi il premier Mario Draghi aveva parlato del timore che si realizzi una “economia di guerra” a seguito del conflitto in corso in Ucraina. L’aumento dei prezzi e le minacce di uno sciopero degli autotrasportati hanno portato in questi giorni ad un vero e proprio assalto ai supermercati in molte città italiane, proprio come era successo all’inizio della pandemia. Una corsa agli acquisti frutto di un’isteria immotivata, visto che al momento non è prevista nessuna crisi dei rifornimenti alimentari.

Eppure in molti supermercati alcuni prodotti sono praticamente introvabili. Tra i più gettonati, la farina, l’olio di semi di girasole, pane, biscotti e prodotti in scatola. Tutti beni che evidentemente tanta gente teme nei prossimi mesi possano scarseggiare o subire un’impennata nei prezzi. A Napoli pasta, farina, olio, prodotti in scatola sono andati a ruba, tanto che alle casse si sono formate lunghe file e in molti punti vendita sono stati esposti cartelli per indicare un limite al numero di prodotti che si possono acquistare. Segnalazioni analoghe anche a Parma, Imperia, Cagliari e altre città italiane, con le immagini degli scaffali vuoti diventate virali sui social. “A fronte della grave situazione internazionale”, si legge in un discount di Pescara, “per garantire continuità al rifornimento è previsto l’acquisto massimo di due pezzi per scontrino. Olio di semi di girasole, massimo acquisto due bottiglie”.

Una psicosi per il momento immotivata, come spiega il ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli: “Non ci sono motivi per fare l’assalto agli scaffali dei supermercati. Abbiamo una forza produttiva che ci consente di dire che problemi ai supermercati non ci saranno, e dobbiamo anche dare un messaggio di speranza e tranquillità ai cittadini”, ha detto a Il caffè della domenica su Radio 24. “Effettivamente ci sono delle materie prime che noi approvvigioniamo da alcuni Paesi in conflitto o molto vicini al conflitto e che hanno fatto delle scelte commerciali piuttosto discutibili come l’Ungheria”, ha aggiunto il ministro.

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