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Funivia, lo sfogo del gestore: “Anche i miei figli erano saliti sulla cabina, non li avrei mai messi in pericolo”

Immagine di copertina

Funivia Stresa-Mottarone, le parole del gestore Gigi Nerini

“Se sapevo che c’era qualcosa di pericoloso non avrei mai rischiato la vita dei miei figli”: lo ha dichiarato Gigi Nerini, il gestore della funivia Stresa-Mottarone, che dallo scorso 26 maggio è in stato di fermo insieme al direttore d’esercizio Enrico Perocchio e al caposervizio Gabriele Tadini con l’accusa di omicidio colposo plurimo, lesioni gravissime e di aver rimosso “sistemi finalizzati a prevenire infortuni e disastri” nell’ambito dell’indagine sulla tragedia della cabina caduta nel vuoto lo scorso 23 maggio.

S&D

Lo rivela il Corriere della Sera, che riporta le parole di Andrea Lazzarini, l’editore che gestisce il sito internet della funivia, il quale ha sentito Nerini lo scorso lunedì, il giorno seguente l’incidente.

“Faccio avanti e indietro su quella cabina tutto il giorno – ha dichiarato Nerini – Se sapevo che c’era qualcosa di pericoloso non avrei mai rischiato la vita dei miei figli”.

La mattina del disastro, infatti, sia Federico che Stefano Nerini, figli di Gigi che da poco hanno iniziato a collaborare con l’azienda di famiglia, sono saliti in vetta prendendo la funivia. “Avrebbero potuto esserci loro” ha aggiunto Nerini senza aggiungere altro.

Tuttavia, secondo quanto dichiarato da Gabriele Tadini, capo degli operai della funivia, sia Nerini che il direttore d’esercizio Enrico Perocchio, erano a conoscenza del fatto che i forchettoni, ovvero i divaricatori che impedivano al sistema frenante d’emergenza di scattare, erano stati inseriti.

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