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    Il Cts chiese la zona rossa per Alzano e Nembro il 3 marzo: ma il governo non lo fece mai | IL VERBALE

    Stralcio del verbale

    Pubblicato uno stralcio del verbale della riunione del Cts del 3 marzo di fatto recepisce le indicazioni contenute nella nota riservata dell'Istituto superiore di sanità, datata 2 marzo, e pubblicata in esclusiva nell'inchiesta di TPI

    Di Anna Ditta
    Pubblicato il 7 Ago. 2020 alle 09:52 Aggiornato il 7 Ago. 2020 alle 09:57

    Il Comitato tecnico scientifico ha chiesto al governo lo scorso 3 marzo di chiudere i due comuni di Alzano Lombardo e Nembro, trasformandoli in “zona rossa”. Un invito che tuttavia non è mai stato messo in atto. Lo rivela il verbale della riunione del Cts pubblicato dall’Eco di Bergamo all’indomani della pubblicazione di altri verbali del Cts – desecretati dal governo – che non includevano quelli relativi alla mancata zona rossa nella bergamasca. Ora il documento è stato pubblicato dopo una richiesta di accesso agli atti del consigliere regionale di Azione Niccolò Carretta.

    Il verbale della riunione del Cts del 3 marzo di fatto recepisce le indicazioni contenute nella nota riservata dell’Istituto superiore di sanità, datata 2 marzo, e pubblicata in esclusiva nell’inchiesta di TPI sulla mancata chiusura della Val Seriana. In questa nota, l’Iss raccomandava di istituire la “zona rossa” sulla base di considerazioni mediche e scientifiche. Rivolgeva quindi un invito inequivocabile al governo, chiamato ad adottare provvedimenti più restrittivi a causa della netta crescita di contagi comunicata. Ma l’invito è rimasto inascoltato.

    Il verbale

    Il 3 marzo il Comitato tecnico scientifico ha proposto di adottare ad Alzano Lombardo e Nembro “le opportune misure restrittive già adottate nei comuni della zona rossa anche in questi due Comuni al fine di limitare la diffusione dell’infezione nelle aree contigue”. L’invito era rivolto al governo, dopo la crescita impetuosa dei contagi che era stata comunicata dalla Regione Lombardia all’Iss.

    Due giorni dopo, arrivarono in provincia di Bergamo 250 tra poliziotti, carabinieri e finanzieri, pronti a chiudere i confini dei due Comuni della val Seriana che però non sarebbero mai entrati in azione. “Ciascuno dei due paesi – si legge ancora nel verbale – ha fatto registrare attualmente oltre 20 casi, con molta probabilità ascrivibili ad un’unica catena di trasmissione. Ne risulta pertanto che l’R0 (indice di contagio, ndr) è sicuramente superiore a 1, il che costituisce un indicatore di alto rischio di un’ulteriore diffusione del contagio”. Da qui l’invito degli esperti di rendere Nembro e Alzano “zona rossa” come accaduto nel Lodigiano.

    La battaglia di TPI

    Già mesi fa TPI aveva richiesto l’accesso ai documenti del Comitato tecnico scientifico, il cui interesse pubblico al fine di comprendere la più grave pandemia dell’ultimo secolo è sempre stato fuori discussione, inclusi quelli relativi alla settimana che va dal 1 marzo all’8 marzo, periodo cruciale per la mancata chiusura dei due comuni della Bergamasca Alzano Lombardo e Nembro, diventati poi il peggiore focolaio d’Europa, su cui noi di TPI abbiamo pubblicato un’inchiesta in più parti. Tra quelle pagine c’è la nota dell’Istituto Superiore di Sanità in cui si chiedeva l’isolamento della Val Seriana già il 2 marzo e anche le ragioni del CTS per cui quest’ultima è stata ignorata. Nei mesi di lockdown, in diverse conferenze stampa della Protezione civile, TPI ha chiesto più volte spiegazioni sulla mancata pubblicazione di quei verbali e raccolto le versioni contrastanti del ministero della Salute e della Protezione Civile.

    L’inchiesta di TPI sulla mancata chiusura della Val Seriana per punti:

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