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Coronavirus via con il caldo? Il Covid-19 non tiene conto delle temperature esterne

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Coronavirus, il Covid-19 non tiene conto delle temperature esterne

Il Coronavirus andrà via con la stagione calda e le alte temperature? Al momento non c’è un rapporto tra la temperatura esterna e il virus: la convinzione, crescente, che la primavera si porterà via il “Covid-19” va rivista, o perlomeno irrobustita da studi che oggi non ci sono. Gli studi sul tema – nello specifico un lavoro multidisciplinare di un gruppo tecnico-accademico (Università Bicocca di Milano, Roma Tre, Chieti-Pescara) di cui fa parte il climatologo Massimiliano Fazzini, professore associato alla Scuola di scienze e tecnologie dell’Università di Camerino – dicono, per ora, che il Sars-CoV-2 non tiene conto delle variazioni climatiche.

 

I riscontri, avviati il 20 gennaio scorso, hanno testato prima l’area di Wuhan, quindi zone particolarmente fredde e calde del globo e, infine, Lombardia e Veneto. Nell’epicentro iniziale del contagio, la megalopoli di Wuhan, si è constatato che l’intero mese di febbraio, coincidente con il picco dei positivi, la temperatura è stata fredda, ma costantemente superiore alla media (9,2 gradi centigradi contro i 5,8 del trentennio 1971-2000) e le precipitazioni sono state, complessivamente, inferiori alle medie.

“Queste anomalie non sono tali da poter amplificare il segnale epidemiologico”, si legge nello studio. Se si va ad analizzare l’andamento del contagio giornaliero legandolo a quello termico, ne deriva un coefficiente di correlazione pari a 0,11, “statisticamente insignificante”. Conclusioni? “Il quadro del clima non ha influito in alcun modo sull’evoluzione dell’epidemia”.

Lombardia e Veneto

Per quanto riguarda Lombardia e Veneto, sono stati considerati, in questo caso a partire dal 20 febbraio 2020 e fino al 18 marzo, i dati termici, pluviometrici e del vento di dieci stazioni nei tre focolai principali di diffusione (aree di Codogno, Nembro e Vo’) e in altre quattro province lombarde primariamente interessate (Bergamo, Brescia, Cremona, Pavia). Anche in questo caso, i coefficienti di correlazione tra la diffusione giornaliera del virus e i parametri meteoclimatici “non hanno affatto evidenziato alcun rapporto statistico”.

“Da più parti si sono fatte svariate allusioni sull’incidenza della variabile temperatura evidenziando che il virus potesse perdere virulenza all’aumentare o al sensibile diminuire di questo parametro”, le parole del professor Fazzini. “Alcuni divulgatori hanno curiosamente evidenziato che il Covid-19 morirebbe oltre i 27 gradi centigradi di temperatura – ha aggiunto -, ma per ora l’indicazione non è confermata dai nostri rilevamenti. Anche le variabili del soleggiamento e del vento non danno indicazioni in questo senso”.

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