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Lombardia, anche nella Fase 2 non verranno fatti tamponi a chi ha sintomi

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La mail inviata oggi dal direttore generale Welfare della Regione, Luigi Cajazzo, ai medici di base: "No a tamponi a soggetti con sintomi che non hanno avuto contatti con contagiati"

Coronavirus Lombardia, anche nella Fase 2 no a tamponi a chi ha sintomi

Nell’Italia ancora in ginocchio a causa dell’emergenza Coronavirus si parla insistentemente da giorni di Fase 2, di graduale riapertura e di test sierologici per ricostruire le catene di contagio: ma in Lombardia, la Regione che più di tutte sta pagando lo scotto di un virus letale che ha trovato terreno fertile nelle pieghe lasciate da negligenza ed errori di valutazione degli amministratori, anche nel post-lockdown si continueranno a fare ben pochi tamponi rispetto al necessario. O meglio: nei casi in cui i sintomi da Coronavirus non corrisponderanno a una certezza di contatto tra il paziente in questione e una persona positiva, non ci sarà tampone. Ma solo isolamento domiciliare.

S&D

A dimostrarlo ulteriormente è una mail, arrivata stamattina a tutti i medici di base della Lombardia, firmata dal direttore generale Welfare della Regione, Luigi Cajazzo. Nella lettera, il direttore generale dà indicazioni ai medici della Regione sul percorso di riammissione all’attività lavorativa per tutti quei soggetti che lavorano in aziende per cui sarà consentita la riapertura ai sensi del Dpcm del 10 aprile 2020 (che ha previsto una graduale riapertura di alcune attività già dal 14 aprile). Prima, ci sono raccomandazioni generali affinché negli ambienti di lavoro vengano messi in atto tutti quei comportamenti per minimizzare il rischio di nuovi contagi. Poi, si descrivono le politiche da adottare con i pazienti che sono in quarantena obbligatoria (perché positivi a un tampone) e per coloro che sono in isolamento fiduciario.

Ed è proprio su questa seconda categoria di cittadini che il messaggio è chiarissimo. Su questi pazienti, infatti, con altissima probabilità il tampone non verrà effettuato. Si tratta, come cita la mail di Cajazzo, di:

  • “soggetti che presentano sintomatologia simil-influenzale senza evidenza di contatto con un caso: si tratta di un numero elevato di soggetti che sono stati monitorati dal medico di medicina generale e per i quali non è possibile effettuare sistematicamente tampone nasofaringeo per ricerca di RNA virale. E’ stata evidenziata all’Iss l’opportunità di valutare l’allungamento del tempo di osservazione durante il quale rilevare l’assenza/presenza di sintomi, da 14 a 21 o meglio 28 giorni, per attuare un comportamento prudenziale laddove non vi sia la possibilità di sottoporre tutti i soggetti in isolamento fiduciario all’esecuzione dei test”;
  • contatti di caso, accertato o sospetto, asintomatici, senza effettuazione del test (stante la numerosità in periodo epidemico) e per i quali è disposto l’isolamento domiciliare”.

Per queste due categorie di pazienti (con sintomi, ma senza evidenza di contatto con persone positive al Covid; asintomatici, ma con contatti sospetti o certi con contagiati) è disposto dunque solo l’isolamento domiciliare fiduciario. Nessun tampone, visto l’alto numero di pazienti che rientrano nelle due categorie all’interno della Regione Lombardia. Con il conseguente rischio, tuttavia, di infettare gli altri familiari. Solo al termine di un periodo di sorveglianza di almeno 14 giorni (durante i quali non devono manifestarsi più sintomi), è disposto allora un tampone confermativo. Se il risultato sarà negativo, sarà possibile per il cittadino in questione tornare all’attività lavorativa (qui le regole del ministero della Salute sui tamponi).

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