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Com’è cambiato il nostro corpo con la pandemia

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Credit: Eugenio Marongiu / Cultura Creative via AFP

L'avvento del Sars-Cov-2 ha trasformato le vite di tutti noi. Anche chi non ha contratto il virus e non è stato malato, ha vissuto a causa del lockdown alcune esperienze che hanno prodotto conseguenze sui nostri organi. L'approfondimento sul numero di TPI in edicola da venerdì 10 dicembre

Occhi, capelli, cuore, stomaco, pelle, schiena. La pandemia di Covid-19, oltre ad aver stravolto le vite di milioni di persone in tutto il mondo che si sono ammalate o hanno perduto una persona cara, ha influito anche su alcune caratteristiche del nostro corpo, con una serie di cambiamenti più o meno visibili. Questa situazione non riguarda solo chi ha contratto il virus, ma la salute di tutti noi, e tali tendenze sono state segnalate dagli esperti sia in Italia sia in altri Paesi. A evidenziarle è stato anche un recente articolo pubblicato sul sito del quotidiano britannico The Guardian, che si è concentrato sui dati sulla salute pubblica nel Regno Unito. Ma qual è la situazione in Italia?
Questione di pelle

Il Covid ha influito sulla salute dei nostri capelli sia come causa diretta (più del 30 per cento delle persone colpite dal virus ha finora manifestato anche un’importante caduta dei capelli) sia come causa indiretta, legata allo stress del periodo. Intervistato dal Corriere della Sera il presidente della Società Italiana di Tricologia (SITri), Pietro Tesauro, ha spiegato che «dopo il lockdown c’è stato un incremento di casi e il motivo è il Telogen effluvium, una forma di caduta dovuta spesso proprio allo stress». Come funziona questo fenomeno? «Essere sotto pressione “sincronizza” i cicli dei follicoli e li accelera, fino a dare una perdita di capelli consistente, più abbondante e insolita», ma «se si interviene subito e il problema non diventa cronico, si può risolvere». Per quanto riguarda la pelle, la conseguenza della pandemia che più ha influito direttamente è stato l’uso continuo e prolungato della mascherina, fondamentale strumento di protezione contro il contagio, che però può irritare la pelle del viso e determinare arrossamenti. Il fenomeno è così diffuso che in inglese è stato addirittura coniato il termine “maskne”, che deriva dall’unione dei termini “mask” e “acne”, per indicare “l’acne da mascherina”.

Ma le conseguenze della pandemia riguardano anche gli occhi: uno studio pubblicato sulla rivista Jama Ophthalmology pochi mesi fa ha fatto emergere nel 2020 un più deciso peggioramento della miopia nei bambini dai 6 agli 8 anni, un’età critica per lo sviluppo delle capacità visive. Questo, secondo gli esperti, può essere legato alla chiusura forzata in casa nelle fasi più critiche della diffusione del virus, la visione di oggetti a distanza ravvicinata e, probabilmente, anche dall’uso frequente dei dispositivi elettronici come smartphone, tablet e pc. Secondo un report dell’Oms, infatti, trascorrere troppo tempo davanti agli schermi aumenta la probabilità di diventare miopi. Un altro problema legato alla permanenza davanti agli schermi, sia per lavoro o per didattica a distanza, insieme al soggiorno prolungato in piccoli ambienti, è l’insorgenza dell’occhio secco, un disturbo oculare che causa bruciore, fastidio, sensazione di corpo estraneo e stanchezza visiva. Infatti, l’attenzione allo schermo riduce i tempi di ammiccamento dell’occhio, diminuendo il ricambio uniforme delle lacrime sulla superficie oculare.

Cuore e denti

Le malattie cardiovascolari sono la prima causa di morte in Italia, dove causano il 34,8 per cento di tutti i decessi (31,7 per cento negli uomini e 37,7 per cento nelle donne. Ciononostante, dopo i primi mesi di pandemia è stato registrato un crollo di ricoveri e visite per questo tipo di patologie. I ricoveri sono diminuiti del 30-40 per cento, le prime visite sono calate di oltre il 20 per cento e quelle di controllo del 30 per cento. Di fronte al calo dei controlli, la mortalità per infarto è triplicata. Inoltre, nel 2020 un italiano su 3 non ha effettuato gli esami del sangue di routine, come rilevato dallo studio dell’Università Cattolica del Sacro Cuore per l’iniziativa “Mese del Cuore”, che si è svolta tra settembre e ottobre garantendo checkup gratuiti.

Nel caso dei denti, invece, è stata la trascuratezza legata alla pandemia a produrre conseguenze. Molti infatti hanno evitato le sedute periodiche dal dentista a causa della paura di contrarre il virus o a causa delle difficoltà economiche legate al lockdown e alle chiusure. Questo ha generato un impatto negativo anche sulla nostra salute orale. La raccomandazione è quella di un’igiene preventiva giornaliera e di tenere sotto controllo il cattivo allineamento dei denti, che può spesso influire non solo a livello estetico, ma comportare problemi di salute orale più profondi.

Stomaco e fegato

Lo stomaco è collegato in modo particolare alla nostra sfera emotiva, tanto da essere definito “secondo cervello”. Per questo, non c’è da stupirsi se abbia risentito del lockdown e dei cambiamenti a livello di alimentazione e di vita sociale imposti dalla pandemia. A confermarlo è la larghissima diffusione della sindrome del colon irritabile, con sintomi come gonfiore, mal di pancia, tensione addominale. Non bisogna dimenticare, inoltre, che il Covid può colpire anche l’apparato digerente, con almeno il 30 per cento dei pazienti con diarrea o sintomi gastroenterologici nella fase acuta della malattia. Inoltre, uno studio condotto dal Policlinico di Milano su 164 pazienti e pubblicato su “Neurogastroenterology and Motility” ha mostrato che a distanza di 5 mesi dall’infezione da Sars-CoV-2, diversi pazienti possono ancora presentare disturbi gastrointestinali che tuttavia non appaiono gravi e tendono a ridursi nel lungo termine. Il fegato rientra tra gli organi colpiti indirettamente dalla pandemia: una ricerca condotta dalla Brown University di Providence, negli Stati Uniti, ha riscontrato un aumento delle prestazioni ospedaliere per malattie correlate al consumo di alcolici durante i primi mesi della pandemia. L’analisi statunitense ha indicato un incremento del 59,6 per cento delle visite in ospedale rispetto al 2019, incluse quelle per forme di epatite alcol-correlate, cirrosi, pancreatite e gastrite. In Italia, i dati relativi al consumo di alcol durante la pandemia Covid, diffusi a maggio 2021 dall’Istituto Superiore di Sanità, hanno riscontrato che gli acquisti per il settore delle bevande alcoliche “si stima abbiano conosciuto un’impennata nel 2020 tra il 181 e il 250 per cento nell’home delivery, con un aumento dei consumi domestici registrati”. Ciò non deve stupire, considerando la tensione conseguente all’isolamento e l’emergere di problematiche economiche, lavorative e relazionali dovute alle chiusure.

Piedi e postura

La pandemia ha causato un cambio di abitudini anche nel modo in cui usiamo i piedi: con il lockdown, abbiamo iniziato infatti a usare meno le scarpe e a tenere i piedi nei calzini o nelle ciabatte, ovvero senza sostegno, per un periodo di tempo molto più lungo di prima. Ma se stare scalzi o in pantofole leggere può far sentire bene a breve termine, la mancanza di supporto per arco plantare e piede può aumentare il rischio di disturbi come fascite plantare, una delle cause più comuni di dolore al tallone, metatarsalgia, che si verifica quando la pianta del piede è indolenzita e infiammata e tendinite. Lo smartworking e la Dad hanno influito inoltre sulla nostra postura, comportando in alcuni casi posizioni sbagliate che hanno generato mal di schiena, torcicollo, cervicale, dolori alle spalle, intorpidimento o formicolio alle braccia e alle mani, rigidità e dolore ai fianchi, dolore lombare e mal di testa. Un fenomeno così diffuso da aver portato alla coniazione di una nuova espressione inglese, la “pandemic posture” (postura da pandemia).

Continua a leggere l’articolo sul settimanale The Post Internazionale-TPI: clicca qui
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