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Come si informano i giovani italiani: poca politica, molto digitale. E scarsa consapevolezza del rischio di fake news

Immagine di copertina
Credit: Pixabay

I risultati dell'indagine "Giovani e informazione" condotta dall'Osservatorio GenerationShip 2025 di Changes Unipol in collaborazione con Kkienn Connecting People and Companies

I giovani vivono immersi in un flusso continuo di contenuti, dove distinguere la realtà dalla falsità è sempre più complesso. È quanto emerge dal focus “Giovani e informazione” dell’Osservatorio GenerationShip 2025 di Changes Unipol, a cura di Kkienn Connecting People and Companies, che analizza abitudini e percezioni dei giovani tra i 16 e i 35 anni.

Su cosa si informano i giovani

Secondo l’indagine – che ha visto 1.500 intervistati, di cui 900 giovani dai 16 ai 35 anni e 600 adulti dai 36 ai 74 – i giovani tendono a interessarsi soprattutto di temi legati all’intrattenimento e al lifestyle: il 60% segue notizie su cinema e serie tv, il 59% su viaggi, cucina e moda, il 55% sulla musica, il 43% su svago, giochi, relax, gossip e post virali. Il 59% cerca informazioni pratiche, come le previsioni meteo o i tutorial. La “dieta informativa” dei giovani, insomma, privilegia la sfera personale e identitaria. L’interesse per l’attualità non manca, ma arriva in seconda battuta. Ed è selettivo. Il 51% dichiara di seguire l’attualità, ma, se si entra nello specifico, le percentuali si divaricano: il 40% si informa sulla politica italiana, il 33% su quella internazionale, mentre il 43% cerca notizie di cronaca.

Rispetto agli adulti la differenza è netta: nella fascia 36-74 anni aumenta al 64% la percentuale di chi segue l’attualità, mentre la politica italiana interessa al 51% e quella internazionale al 43%. Per converso, solo il 25% degli adulti cerca notizie legate al mondo dello svago.

Secondo gli autori dell’indagine, «sembra di osservare la ricerca di un equilibrio tra: valori dichiarati (voglio sapere cosa succede nel mondo, essere cittadino globale), pratiche quotidiane (seguo ciò che mi appassiona, che costruisce la mia identità); direzione dello sguardo (metà locale, metà globale)». «L’immagine finale non è di incoerenza, ma di una pluralità di sguardi: i giovani (ma anche gli adulti) abitano contemporaneamente tre orizzonti — il vicino, il lontano, e il personale — muovendosi di volta in volta tra questi livelli».

Giovani e informazione: le fonti

Passando ad analizzare le fonti di informazione, emerge in maniera netta come la stragrande maggioranza dei giovani cerchi notizie prevalentemente su Internet: i canali online sono utilizzati dall’89% dei 16-35enni e sono considerati le fonti di informazione principali dall’80%. D’altro canto, le fonti offline sono utilizzate dal 64% e sono incluse tra i canali principali di informazione solo dal 45%. Il confronto è impietoso. Da un lato abbiamo i social media, i motori di ricerca e i quotidiani online, utilizzati per informarsi rispettivamente dal 46%, 39% e 35%. Dall’altro i quotidiani cartacei sono a quota 12% e le riviste al 9%. Fanno eccezione i telegiornali, che sono seguiti dal 43% dei giovani, ma solo per il 32% i tg sono tra le principali fonti di informazioni.

Anche in questo caso, le abitudini degli adulti sono molto diverse. Nella fascia 36-74 anni le fonti offline e online quasi si equivalgono: 78% le prime, 84% le seconde. Le differenze rispetto ai giovani spiccano in particolare nel ricorso ai social media come: solo il 27% degli adulti li considera un canale di informazione (contro il 46% dei giovani). Se i quotidiani cartacei sono letti dal 22% degli adulti, i telegiornali sono seguiti dal 61%. Sintetizzando, «emerge un minore interesse dei giovani rispetto alla stampa in generale, a prescindere dal canale di accesso (fisico, digitale) ma il sorpasso dell’online è avvenuto anche per gli adulti».

Quanto tempo dedicano i giovani all’informazione

I giovani dedicano in media 1 ora e 50 minuti al giorno all’informazione, più degli adulti (1 ora e 33 minuti). Nella fascia 16-35 anni un quarto degli intervistati dichiara di informarsi per oltre 3 ore al giorno, mentre il 7% supera le 5. Il 53% consuma informazione in modo passivo, sommerso da un flusso continuo di contenuti provenienti da social e chat. Il 49% si sente sfinito, il 46% nota un calo nella capacità di riflessione e il 45% evita le news per non sentirsi sopraffatto. Nonostante questo, molti reagiscono: si attivano su Google e fonti tradizionali per verificare la veridicità delle informazioni che circolano sui social.

Giovani e informazione: il rapporto con fake news e deepfake

E ancora, l’81% dei giovani sa cosa siano le fake news, ma solo il 44% conosce i deepfake, e tra questi, appena il 37% ne comprende davvero il significato. Solo il 39% dei giovani sa cosa si intende con “polarizzazione delle opinioni” e solo il 20% conosce l’espressione “bolle informative”. «Ciò significa – osservano gli autori dello studio – che la maggioranza non ha tutti gli strumenti per valutare i rischi che si corrono sul web di essere esposti ad un’informazione distorta o manipolata».

La crisi dell’informazione

In generale, dall’indagine emerge che l’insieme delle trasformazioni in atto (affermazione del digitale e proliferazione dei media, declino dei media tradizionali, frammentazione delle audience, ruolo crescente dei social, eccetera) ha avuto un effetto negativo sulla percezione sulla soddisfazione dei giovani, e ancora più degli adulti, verso l’informazione fruita . La crisi è percepita a due livelli: l’esperienza del fruitore e il ruolo del sistema dell’informazione nella società. A livello di fruizione personale dell’informazione, la crisi dei media riguarda anzitutto il sensazionalismo delle grandi testate, la diffusione di notizie false o distorte, l’impatto degli algoritmi sulla formazione del pensiero, la «non informazione» e il clima tossico dei social. A livello del sistema dell’informazione, a fronte di un’offerta informativa più ricca, accessibile e libera, gli utilizzatori osservano un deterioramento della qualità dell’informazione e dell’indipendenza dal potere politico ed economico. In conclusione, la valutazione della qualità dell’informazione formulata dai giovani e dagli adulti è più negativa che positiva (voto 5,6 su scala da 1 a 10).

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