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La rivolta dei sindaci contro il decreto Sicurezza: “Non lo applichiamo”

Immagine di copertina
Il sindaco Orlando, il ministro Salvini e il primo cittadino De Magistris

Il sindaco di Palermo ha sospeso gli effetti del decreto Sicurezza del governo giallo-verde, ricevendo il sostengo di altri primi cittadini e le critiche del ministro Salvini

I primi giorni del 2019 sono segnati dalla “rivolta” di alcuni sindaci contro il decreto Sicurezza, noto anche come decreto Salvini. A guidare questa fronda è il primo cittadino di Palermo, Leoluca Orlando, che ha deciso di non applicare la legge e ha invitato a farlo anche a tutte le anagrafe d’Italia (qui l’intervista di Orlando a TPI).

Alla protesta di Orlando si sono uniti diversi altri sindaci, tra quelli Luigi de Magistris (Napoli), Dario Nardella (Firenze), Federico Pizzarotti (Parma) e Beppe Sala (Milano). [Qui tutti gli aggiornamenti sulla politica italiana]

Il vicepremier leghista Matteo Salvini ha risposto a questi sindaci ricordando che il decreto sicurezza è stato approvato dal Parlamento, diventando legge, e avvertendoli che “anche per loro la pacchia è finita” (Quando Salvini diceva ai sindaci della Lega: “Disobbedite contro i matrimoni gay”).

Secondo il vicepremier M5S Luigi Di Maio, invece, i sindaci contro Salvini stanno solo facendo campagna elettorale.

Fonti di Palazzo Chigi hanno messo in guardia i primi cittadini sul fatto che “disapplicare la legge equivale a violarla”.

Orlando (Palermo) – Il sindaco di Palermo ha sospeso gli effetti del decreto Sicurezza: tramite un una circolare inviata al responsabile del servizio anagrafe il 2 gennaio 2019 Orlando ha chiesto di “approfondire tutti i profili giuridici anagrafici” che deriveranno dall’applicazione della norma.

Nel mentre, il sindaco ha deciso di “sospendere, per gli stranieri eventualmente coinvolti dalla controversa applicazione della legge, qualunque procedura che possa intaccare i diritti fondamentali della persona con particolare, ma non esclusivo, riferimento alle procedure di iscrizione della residenza anagrafica”.

Il provvedimento del primo cittadino di Palermo riguarda le disposizioni secondo cui alla scadenza del permesso di soggiorno per motivi umanitari, i cittadini stranieri non potranno più iscriversi all’anagrafe. La norma contestata interessa anche i minori non accompagnati che hanno il permesso di soggiorno per motivi umanitari e coloro che hanno lo stesso documento per motivi di lavoro (qui l’intervista di Orlando a TPI).

Gli altri sindaci – Anche il primo cittadino di Napoli, Luigi De Magistris, ha rivendicato la sua opposizione alle norme del decreto Sicurezza, che a suo parere mette a repentaglio gli interessi primari della persona come l’assistenza e l’asilo.

Sulla stessa scia il sindaco di Firenze, Dario Nardella, che ha dichiarato: “Firenze non si piegherà al ricatto contenuto nel decreto sicurezza, in modo legale troveremo una soluzione per questi migranti, fino a quando non sarà lo Stato in via definitiva a trovare quella più appropriata”.

Contro il decreto Salvini, seppur con toni più cauti, anche il sindaco di Parma, Federico Pizzarotti. “Dal punto di vista politico sono assolutamente d’accordo che si debba affrontare il problema, visto che il decreto sicurezza lascia aperto un vulnus rispetto a stranieri e richiedenti asilo che non riescono a fare le cose più basilari”, ha detto. “Ma dal punto di vista amministrativo non è chiaro come faccia Orlando a chiedere agli uffici di non applicare una legge. I funzionari applicano le leggi e oggi le leggi prevedono questo: non si capisce qual è l’atto amministrativo con cui si possa sospendere una legge dello Stato”.

“Quella di Palermo è una scelta da studiare, su cui rifletterò”, ha affermato il sindaco di Pescara, Marco Alessandrini. “La questione della sicurezza – e della convivenza – si declina attraverso diritti e doveri”.

Sostegno a Leoluca Orlando è stato espresso anche da Nicola Zingaretti, secondo cui le norme contenute nel decreto Sicurezza sono state scritte solo “per l’ossessione di fare propaganda”.

L’ultimo in ordine di tempo a prendere posizione contro il Governo è stato il sindaco di Milano, Beppe Sala. “Ministro Salvini, ci ascolti e riveda il decreto sicurezza, cosi’ non va”, ha scritto su Facebook. “Da settimane noi Sindaci avevamo richiesto, anche attraverso l’Anci, di ascoltar la nostra opinione su alcuni punti critici, per esempio ampliando i casi speciali e garantendo la stessa tutela della protezione internazionale ai nuclei familiari vulnerabili, anche attraverso lo Sprar, oggi escluso dal decreto sicurezza per i richiedenti asilo”.

“Occorre inoltre valutare l’impatto sociale ed economico del decreto per le nostre città”, continua Sala. “Già in difficoltà a causa di una legge di bilancio che ci ha tolto risorse nella parte corrente: più persone saranno per strada senza vitto e alloggio, più saranno i casi di cui noi sindaci dovremo prenderci cura. Ministro, ci ripensi”.

Anche i sindaci del M5s contro il decreto Salvini – Il sindaco di Livorno, Filippo Nogarin, guida il malcontento dei sindaci del Movimento 5 stelle: “Ci sono aspetti che non mi convincono da un punto di vista politico ed etico e altri che ritengo difficilmente applicabili”. Ma, spiega, i sindaci del Movimento non saranno tra coloro che non applicheranno la legge.

“Il decreto sicurezza è tutt’altro che una buona legge” ha scritto il sindaco di Livorno in una nota affidata ai social. “Ci sono aspetti che non mi convincono da un punto di vista politico ed etico e altri che ritengo difficilmente applicabili” ma “come rappresentante di un’istituzione è mio dovere applicarlo”. Una cosa è però certa: “Non abbandoneremo i migranti su una strada e garantiremo loro un’assistenza minima, al pari delle persone che vivono in condizione di difficoltà sul nostro territorio”.

La replica di Salvini – ”Col Pd caos e clandestini, con la Lega ordine e rispetto. Certi sindaci rimpiangono i bei tempi andati sull’immigrazione, ma anche per loro è finita la pacchia”, ha risposto Salvini ai sindaci in rivolta. “Ricordo a questi sindaci di sinistra che il decreto Sicurezza, una legge di buon senso e civiltà, è stato approvato da Governo e Parlamento, e firmato dal Presidente della Repubblica. Prima dobbiamo pensare ai milioni di Italiani poveri e disoccupati, difendendoli dai troppi reati commessi da immigrati clandestini, poi salveremo anche il resto del mondo” (Quando Salvini diceva ai sindaci della Lega: “Disobbedite contro i matrimoni gay”).

Il commento di Di Maio – Il vicepremier Luigi Di Maio ha commentato così la disobbedienza dei sindaci rispetto al decreto Salvini: “Io penso che quella sia solo campagna elettorale di sindaci che si devono sentire un po’ di sinistra facendo questa cosa. Ma se vuoi sentirti di sinistra metti mano ai diritti sociali di questo paese, quelli che la sinistra ha distrutto in questi anni: pensate come stanno messi male”.

Il premier Conte – Fonti di Palazzo Chigi sottolineano che “disapplica la legge equivale a violarla”. “Se l’Anci desidera un incontro per segnalare eventuali difficoltà applicative, ben venga la richiesta di un incontro con il Governo”, fanno sapere le fonti, sottolineando però che sono “inaccettabili le posizioni degli amministratori locali che hanno pubblicamente dichiarato che non intendono applicare una legge dello Stato”.

“Il nostro ordinamento giuridico non attribuisce ai sindaci il potere di operare un sindacato di costituzionalità delle leggi”, si rimarca da Palazzo Chigi. “Dunque, si ricorda ancora, “disapplicare una legge che non piace equivale a violarla, con tutte le conseguenti responsabilità”.

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