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La strage di Capaci: il riassunto del tragico evento raccontato da Roberto Saviano a Sanremo 2022

Immagine di copertina

La strage di Capaci: il riassunto del tragico evento raccontato da Roberto Saviano a Sanremo 2022

Ospite della terza puntata del Festival di Sanremo 2022, Roberto Saviano propone un monologo sulla strage di Capaci, nome con il quale si indica l’attentato terroristico in cui fu ucciso il magistrato antimafia Giovanni Falcone, la moglie e gli uomini della sua scorta: di seguito un riassunto completo della vicenda.

S&D

L’attentato

La strage avvenne il 23 maggio 1992 alle ore 17:57 sull’Autostrada A29 nei pressi dello svincolo di Capaci, motivo per cui l’attentato è denominato così. La carica esplosiva, composta da tritolo, RDX e nitrato d’ammonio con potenza pari a 500 kg di tritolo, venne fatta deflagrare nel momento in cui l’auto del giudice Falcone, che rientrava a casa da Roma, si avvicinò al punto che gli attentatori avevano stabilito per azionare l’esplosivo.

La deflagrazione investì per prima una delle auto della scorta di Falcone, una Croma marrone, con la vettura che venne sbalzata in un giardino di olivi ad alcune decine di metri di distanza uccidendo sul colpo gli agenti della scorta del magistrato, Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo.

La seconda automobile, la Croma bianca guidata dallo stesso Falcone, si schiantò contro il muro di asfalto e detriti sollevato dall’esplosione sbalzando il giudice e la moglie, che non indossavano la cintura di sicurezza, contro il parabrezza della vettura.

Gli agenti a bordo della terza auto, che chiudeva il corteo, uscirono feriti, ma vivi dall’attentato, e si posizionarono a protezione dell’auto di Falcone temendo che il giudice potesse essere “finito” da uno o più sicari.

L’autista di Falcone, Giuseppe Costanza, che sedeva sul sedile posteriore perché guidava il magistrato, fu estratto dall’auto vivo ma in stato di incoscienza. Anche Giovanni Falcone e la moglie Francesca Morvillo erano ancora vivi e coscienti, ma entrambi in condizioni gravissime. La moglie del giudice fu estratta dal finestrino dell’auto, mentre per liberare Falcone dalle lamiere accartocciate fu necessario l’intervento dei vigili del fuoco.

Giunti entrambi in ospedale, Giovanni Falcone morì alle 19.05 tra le braccia del collega e amico Paolo Borsellino, mentre Francesca Morvillo morì intorno alle 22 durante un’operazione chirurgica.

Ideazione e preparazione

La strage di Capaci fu decisa dai vertici di Cosa Nostra nel 1991 per poi essere pianificata pochi mesi più tardi, in seguito alla decisione della Cassazione di Palermo che confermava gli ergastoli durante il Maxi Processo.

Inizialmente Falcone doveva essere ucciso a Roma da un commando armato, ma l’ordine di uccidere Falcone in Sicilia con l’esplosivo fu dato direttamente dal boss Salvatore Riina che diede a Giovanni Brusca il compito di organizzare l’attentato.

Una volta deciso di utilizzare l’esplosivo, le ipotesi furono due: inserire dell’esplosivo in alcuni cassonetti della spazzatura posti vicino all’abitazione di Falcone, o in un sottopassaggio pedonale che attraversava l’autostrada A29.

Entrambe le ipotesi vennero scartate perché rischiavano di fare troppe vittime. Si decise, così, dopo diversi sopralluoghi di utilizzare un cunicolo di scolo dell’acqua piovana, che attraversava l’autostrada da un lato all’altro.

Deciso il luogo, dunque, venne reperito l’esplosivo, mentre nei giorni precedenti l’attentato Brusca e altri boss mafiosi provarono più volte il funzionamento dei congegni elettrici. Sul tratto autostradale vennero collocati dei frigoriferi e della vernice rossa per indicare il momento esatto in cui azionare l’esplosivo.

Vennero tagliati diversi alberi, inoltre, che ostruivano la visuale dalla colina sopra lo svincolo di Capaci da cui azionare il comando per la deflagrazione. L’8 maggio, quindi poco più di 10 giorni prima dell’attentato, Giovanni Brusca sistemò con uno skateboard i tredici bidoncini contenenti il tritolo all’interno del cunicolo sotto l’autostrada, mentre nei giorni precedenti l’attentato Raffaele Ganci, i figli Domenico e Calogero e il nipote Antonino Galliano controllarono gli spostamenti di Falcone per capire quando questi sarebbe rientrato da Roma.

Riassunto strage di Capaci: le reazioni

La strage di Capaci, che fu festeggiata dai boss mafiosi che si trovavano all’interno del carcere di Palermo “Ucciardone”, provocò una reazione di sdegno nell’opinione pubblica. Secondo molti l’attentato fu fatto anche per danneggiare l’immagine di Giulio Andreotti. In quei giorni, infatti, il Parlamento in seduta comune aveva il compito di eleggere il nuovo presidente della Repubblica e Andreotti erano uno dei candidati. L’attentato, però, cambio le carte in tavola e permise a Oscar Luigi Scalfato di divenire nuovo Capo dello Stato il 25 maggio, due giorni dopo la strage di Capaci.

Nello stesso giorno, nella Chiesa di San Domenico di Palermo, si svolsero i funerali delle vittime durante i quali vennero duramente contestati i rappresentati politici giunti alle esequie, tra cui Giovanni Spadolini, Claudio Martelli, Vincenzo Scotti e Giovanni Galloni.

Particolarmente toccanti furono le parole di Rosaria Costa, vedova dell’agente Schifani, il cui discorso straziante diventò simbolo della strage di Capaci. “Io, Rosaria Costa, vedova dell’agente Vito Schifani mio, a nome di tutti coloro che hanno dato la vita per lo Stato, lo Stato…, chiedo innanzitutto che venga fatta giustizia, adesso. Rivolgendomi agli uomini della mafia, perché ci sono qua dentro (e non), ma certamente non cristiani, sappiate che anche per voi c’è possibilità di perdono: io vi perdono, però vi dovete mettere in ginocchio, se avete il coraggio di cambiare… Ma loro non cambiano”.

Morti

La strage di Capaci provocò cinque morti, quella del giudice Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo, anche lei magistrato, e degli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. L’attentato, inoltre, provocò 23 feriti, fra i quali gli agenti Paolo Capuzza, Angelo Corbo, Gaspare Cervello e l’autista giudiziario Giuseppe Costanza.

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