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Sanremo 2024, le pagelle della serata finale del Festival

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Sanremo 2024, le pagelle della serata finale del Festival

Angelina Mango trionfa in un Sanremo con tante canzoni di livello medio-alto, e per questo in bilico fino all’ultimo. Geolier domina il televoto, ma alla fine risulta decisivo il peso della sala stampa e delle radio. Come ai tempi di Ultimo e Mahmood. Terza Annalisa. Dopo 10 anni torna a vincere una donna. È anche la serata dell’addio, o probabilmente dell’arrivederci, di Amadeus e dell’inseparabile Fiorello al Festival. Di seguito tutti i voti di TPI con il pagellone finale.

S&D

Amadeus e Fiorello 9 – Si chiude un ciclo. Dopo cinque anni di successi, Amadeus è pronto ad abdicare. Ha rivoluzionato il Festival, avvicinando il pubblico giovane, portando in gara i più svariati generi musicali, e riuscendo a convincere assoluti Big a tornare nella competizione. Gli Amarello ci mancheranno: si vogliono davvero bene e si divertono, lo si capisce da come si guardano. Gli ascolti record di questa edizione saranno un’eredità pesantissima per chi verrà nel 2025. In bocca al lupo.

Nek e Renga 5,5 – Un brano volutamente retrò, con sonorità anni ’60, che alla fine non rende piena giustizia a due professionisti della nostra canzone. Adatto a un Sanremo che fu. La loro accoppiata è invece uno spasso: gigioneggiano, si prendono in giro. Erano li per divertirsi e si vede, a tratti appaiono come due ragazzini in gita scolastica.

BigMama 7 – Alla sua prima apparizione, la giovane rapper di Avellino ha fatto un ottimo Sanremo. La canzone, a prescindere dalla classifica finale, c’è e avrà successo in radio. Intelligente e ironica, in ogni esibizione ha messo al centro un tema a lei caro: le donne, l’accettazione, i diritti, l’amore. “Credete nei vostri sogni”. Una bella rivelazione. Brava.

Gazzelle 7 – Uno dei nuovi cantautori più interessanti in circolazione, decide di non snaturarsi al suo esordio sul palco dell’Ariston. Porta sé stesso, il suo look, il suo stile musicale e fa benissimo. Penna di qualità e riconoscibilissima, si racconta in versi. La sua carriera è soprattutto fuori da quel palco, i suoi fan lo adoreranno ancora di più, e ne avrà conquistati di nuovi. “Scappare per un po’ da Roma Nord”.

Dargen D’Amico 7,5 – Artista credibile, che non si fa problemi a dire ciò che pensa. Lo fa in musica e con le parole, lanciando ogni sera messaggi per ricordarci che la guerra non è mai la scelta giusta. Un tormentone che fa riflettere: “Sta arrivando l’onda alta”. Una pennellata dolorosa sul tema delle migrazioni. Rifiuta però l’aggettivo politico, chissà perché.

Il Volo 7 – Possono piacere o no per il loro stile e il genere che portano, ma sono stati anche questa sera impeccabili. Riportano la bella melodia italiana, rinunciando a quei virtuosismi lirici che li hanno da sempre caratterizzati, per una svolta più pop. Canzone che è cresciuta con gli ascolti, un ritornello che entra in testa.

Loredana Bertè 8 – Una regina il cui carisma la precede. Quota rock di questo Festival, ci ha regalato un brano vero e autobiografico, anche se questa sera è apparsa un po’ sottotono. La presenza scenica, quella voce graffiata e sofferta, quelle gambe. 73 anni, 50 di una carriera iconica. Pazzi di lei. Ha detto che è stato il suo ultimo Sanremo. Vince il premio della critica, dedicato a sua sorella Mimì. La chiusura di un cerchio.

Negramaro 7,5 – Una ballata romantica, che abbiamo imparato ad apprezzare nel corso di questa settimana. Si apre quasi timidamente prima di esplodere in un lirismo sostenuto dal falsetto di Giuliano e dall’orchestra. Un pezzo pienamente nel loro stile, per festeggiare 20 anni di successi.

Mahmood 8,5 – Ha fatto un Sanremo perfetto, ma d’altronde quando sale sul palco dell’Ariston non sbaglia un colpo. Piazza un’altra super hit, che già sta spopolando a livello internazionale. Modernissimo. “Cinque cellulari nella tuta gold”, un tormentone, esaltato dai ballerini, in cui non rinuncia a parlare anche di sé, dall’adolescenza in periferia al bullismo. Performance da super ospite: voglio imparare la coreografia. Esattamente cinque anni fa con Soldi cambiava per sempre la storia del Festival, portandolo nella contemporaneità. Avrebbe meritato la top five.

Santi Francesi 7,5 – I più eleganti di questo Festival, oggi in total white. Fisicità, glamour, presenza scenica, look perfetti. Hanno sfruttato al meglio quest’occasione per far conoscere la loro musica al grande pubblico. Da andare a vedere in qualche club. L’amore in bocca cresce di ascolto in ascolto. Pop contemporaneo.

Diodato 8 – Con la sua voce e la sua classe innata potrebbe cantare anche l’elenco telefonico. La sua Ti muovi è di un’intensità unica, e la sua interpretazione nobilita un pezzo di grande eleganza e raffinatezza, scritto dallo stesso Diodato. Non sbaglia una nota. Un tempo lo invitavano al massimo per fare duetti, ma per fortuna ha spiccato il volo, ed è anche merito di Amadeus: Fai rumore è una di quelle canzoni che ascolteremo anche fra 40 anni.

Fiorella Mannoia 7 – Come avete potuto pensare che una signora della musica potesse bestemmiare in diretta? Un’artista raffinata che ci ha fatto un grande regalo, ritornando a Sanremo dopo qualche anno, con una canzone degna della sua carriera. Sonorità latino-arabeggianti, echi di De Andrè, un manifesto di femminilità. Premio per il miglior testo. “Orgogliosamente canto”.

Alessandra Amoroso 7 – Sempre elegantissima, intensa nell’interpretazione, intonatissima. Stasera aveva una marcia in più. Torna in pista dopo un periodo difficile, si è messa a nudo raccontando quanto l’odio social possa ferire. Il brano che ha portato è molto classico, anche se nel suo mood. Ma ai suoi fan piace e va bene così.

Alfa 6,5 – 23 anni e un Sanremo più che dignitoso. Dopo il tormentone Bellissimissima, la sua Vai resta in testa soprattutto per il ritornello “Tu non guardare indietro mai e vai uh uh”. Briosa e radiofonica. Lui sempre sorridente e umile: “Sono stati i giorni più belli della mia vita”. La cover di Sogna ragazzo sogna con il maestro Vecchioni uno dei momenti più emozionanti di questo Festival.

Irama 7,5 – Interpretazione sempre molto intensa e piena di enfasi. Quella di stasera è la performance riuscita meglio: impeccabile. Ci crede e ci mette passione. Brano nel suo stile, è uno di quegli artisti che difficilmente sbaglia una sua partecipazione a Sanremo. Non lo ha fatto neanche stavolta. Chiude al quinto posto.

Ghali 8 – Ha fatto più politica Ghali in queste cinque sere che tanti politici che da anni bivaccano nei palazzi del potere. Un Festival impeccabile il suo, al debutto in gara, con una canzone super orecchiabile e intelligente. Abbatte barriere e confini. Convince anche la presenza dell’alieno, che in finale sale sul palco, e al quale fa lanciare l’ultimo importante messaggio: “Stop al genocidio”. Quarto in classifica.

Annalisa 8,5 – Spinge sull’acceleratore e ottiene l’ovazione dell’Ariston. Questo è il suo anno e anche stavolta ha fatto centro con una hit che ascolteremo fino allo sfinimento per mesi e mesi. Il “quando quando quando” dell’inciso è martellante. Magnetica, sexy, una bomba. La regina del pop vocalmente è una spada, come ci ha ricordato anche con la meravigliosa cover di Sweet dreams. Con l’acuto finale ha spaccato i vetri. Medaglia di bronzo.

Angelina Mango 9 – A Sanremo la sua consacrazione, vincendo a 22 anni, alla sua prima partecipazione. Ancora abbiamo nelle orecchie e negli occhi l’emozionante omaggio al papà nella serata delle cover, che avrebbe meritato il primo posto. La noia è un brano innovativo per sonorità, una cumbia travolgente. Ha messo in mostra il suo talento, la sua voce, la sua energia, e anche la sua dolcezza e genuinità quando si scusa per essere inciampata sulle scale. Ci vediamo all’Eurovision. Eclettica e sfrontata, è nata una stella. Da proteggere.

Geolier 8 – La canzone c’è, d’altronde stiamo parlando di un artista che, piaccia o meno, domina le classifiche ed è seguitissimo, non solo a Napoli e dintorni. Sa come tenere il palco. A 23 anni un secondo posto che può suonare quasi come una beffa, visto che molti lo davano come sicuro vincitore. Domina al televoto (60%), ma viene affossato dalla sala stampa e dalle radio. Non è detto che sia un male, in primis per lui.

Emma 7,5 – La sua Apnea è una di quelle canzoni che abbiamo apprezzato sempre di più con il passare dei giorni. Funziona e può avere vita anche finita la kermesse. Si è presentata a questo Sanremo in una veste nuova, sia nel look che nelle sonorità, uscendo dalla comfort zone. Esperimento riuscito. Nelle esibizioni non si risparmia mai. Emoziona la dedica al papà che non c’è più.

Il Tre 6 – Le fragilità giovanili, uno dei temi al centro delle canzoni portate dalle nuove leve della musica in questo Festival. E sul perché di queste scelte bisognerebbe interrogarsi. La canzone non è memorabile, e a tratti neanche la sua performance, ma abbiamo certamente sentito di peggio. Il ritornello alla fin fine si canticchia.

Ricchi e Poveri 7 – Si sono messi in gioco, hanno portato un pezzo super fresco e divertente, che arriverà certamente all’estate. Dal 1967 sulla cresta dell’onda: inossidabili. Angela è un vulcano: per me quello che ha preso lei. “Tanto lo sai che ti aspetto, ma non tutta la vita”.

The Kolors 7,5 – Il tormentone più tormentone in un Sanremo che spesso ha il sapore di un Hit Mania Dance. Inevitabilmente entra nelle viscere, “un ragazzo incontra una ragazza”. Anche le attempate signore in platea hanno imparato il balletto. Stash e i suoi qualche anno fa erano un po’ usciti dai radar, adesso sono tornati alla grandissima nel ruolo di hitmaker, diventando la band che domina le classifiche. Come cambiano le cose.

Maninni 6 – Era il meno conosciuto di questa edizione. “Maninni chi?”. Una scommessa voluta da Amadeus, anche se la canzone, troppo sanremese, non lascia particolarmente il segno. Starà a lui adesso sfruttare al meglio la visibilità ottenuta. Per info chiamare Tananai.

La Sad 5,5 – Coloratissimi, caciaroni, giovani. All’esordio al Festival, mettono in scena il loro passato tormentato. Sanremo per questo trio “punx” è una medaglia che sa di riscatto. Bello il messaggio contro ogni discriminazione, odio, violenza. La siiieeeed.

Mr. Rain 6 – Voleva bissare il successo di Supereroi dell’anno scorso, di cui questa canzone è la naturale prosecuzione: non ci è riuscito. Racconta di tante storie di dolore e vuoto, come un padre che perde due figli. Una canzone perfetta per la sua carriera, che conferma la sensibilità e la penna di Mattia.

Fred De Palma 5 – Una storia d’amore autobiografica. Svolta urban con cassa dritta che finisce per passare nel dimenticatoio nel mucchio delle 30 canzoni in gara. A fine esibizione improvvisa un freestyle dimostrando che quello era il suo pane, ancor prima di diventare re del reggaeton.

Sangiovanni 6 – Questa versione intimista non ci ha convinto. Ma bisogna avere rispetto per i dolori personali che ha messo in mostra, parlando apertamente non solo della fine di un amore, ma soprattutto delle sue difficoltà psicologiche. Può fare bene a tanti ragazzi.

Clara 7 – Elegante lei e la canzone. Rischia un po’ di perdersi in questo marasma, ma di certo è un pezzo che merita più attenzione, invece è stato sottovalutato. In radio può funzionare assai. Intonata e talentuosa, dopo l’esperienza in Mare Fuori può essere un potenziale diamante, ancora da sgrezzare.

Bnkr44 6,5 – Genuini ma ancora troppo acerbi per questi palchi, tuttavia non gli si può non voler bene. Hanno personalità e identità, possono solo crescere. L’inciso rimane in testa, mentre il resto della canzone scivola via senza lasciare troppo il segno.

Rose Villain 6,5 – Più a fuoco rispetto ad altre sere, nonostante canti all’una e mezza. La canzone continua a non convincerci. Tra strofe e inciso, lo stacco è troppo violento. Lei in generale ha gran voce e personalità, potrà far parlare di sé.

LA DIRETTA DELLA FINALE
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