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Sanremo 2020, la risposta di Junior Cally dopo le accuse di sessismo

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Il rapper romano tramite il suo management risponde ai tanti politici che hanno criticato la sua presenza sul palco del Festival di Sanremo

Sanremo 2020, la risposta di Junior Cally dopo le accuse di sessismo

Continuano le polemiche intorno alla 70esima edizione del Festival di Sanremo. Dopo le accuse di sessismo ad Amadeus, direttore e conduttore artistico, per le sue parole in conferenza stampa nei confronti di Francesca Sofia Novello, nel mirino delle critiche ci è finito uno dei cantanti in gara: si tratta di Junior Cally, rapper romano seguito soprattutto dai giovanissimi.

29 deputate si sono schierate contro la presenza del cantante sul palco dell’Ariston, inviando una lettera alla commissione di Vigilanza sulla RAI, all’amministratore delegato Fabrizio Salini, al cda RAI e all’Usigrai: “Tra i cantanti in gara è prevista la presenza del rapper per ragazzini Junior Cally, i cui testi – come già evidenziato alla Rai da molte associazioni di donne – sono pieni di violenza, sessismo e misoginia, appare evidente che la direzione artistica del Festival di Sanremo 2020 sia in palese contrasto con il contratto di servizio della Rai”.

In particolare, ad aver scatenato l’ira delle deputate è un brano del 2017 di Junior Cally, intitolato “Strega”, il cui testo è considerato violento e offensivo nei confronti delle donne. “Lei si chiama Gioia / balla mezza nuda, dopo te la dà / Si chiama Gioia perché fa la tro.. / L’ho ammazzata, le ho strappato la borsa / c’ho rivestito la maschera”, questo è uno dei versi della canzone.

Molto dura anche Lucia Borgonzoni, che su Facebook ha scritto: “Questo non è Sanremo. È Sanschifo. Uno schiaffo alle vittime e alle loro famiglie, al dolore, alle sofferenze inaudite delle donne sfregiate e violentate, un insulto senza precedenti a chi si è visto uccidere una figlia, una sorella, una compagna.

Il “cantante” Junior Cally sul palco di Sanremo è disgustoso. Uno che incita al femminicidio, allo stupro, alla violenza non può esibirsi tra i big del festival nazional popolare più famoso del Paese davanti a un pubblico di famiglie, giovani e bambini. È indegno. Come donna prima di tutto e come politico denuncio con rabbia questo scempio, è un’offesa a tutte le donne, uno schiaffo alle famiglie delle vittime di femminicidio. Uno che canta “l’ho ammazzata, le ho strappato la borsa. C’ho rivestito la maschera” mentre si muove davanti a una giovane ragazza legata mani e piedi a una sedia e con un sacchetto sulla testa, mentre cerca, inutilmente, di liberarsi non è arte. È schifo, violenza, aberrazione”. scrive la Borgonzoni.

Accuse pesanti, a cui ha risposto il management di Junior Cally con un comunicato: “Junior Cally non è sessista ed è contro la violenza sulle donne. In merito alle polemiche sui presunti contenuti sessisti dei testi di Junior Cally precisiamo che la posizione dell’artista è contro il sessismo, i passi avanti o indietro, e ovviamente – sembra banale dirlo, ma non lo è – contro la violenza sulle donne. Non capiamo, inoltre, se la polemica sia di carattere musicale o politica: della partecipazione di Junior Cally a Sanremo si ha notizia dal 31 dicembre e tutti i suoi testi sono disponibili sul web.

Mentre del testo di No grazie selezionato al Festival di Sanremo e delle sue rime antipopuliste si è venuti a conoscenza solo il 16 gennaio da un’intervista al Corriere della Sera. Il giorno dopo, per pura coincidenza, si accendono polemiche legate a canzoni pubblicate da anni in un età in cui Junior Cally era più giovane e le sue barre erano su temi diverse da quelle di oggi”.

E ancora: “È evidente dunque che su questa polemica non solo Junior Cally e le sue rime, ma anche le donne e il sessismo non c’entrano nulla. Due sono le cose: o si accetta l’arte del rap, e probabilmente l’arte in generale, che deve essere libera di esprimersi, e si ride delle polemiche. Oppure si faccia del Festival di Sanremo un’ ipocrita vetrina del buonismo, lontana dalla realtà e succursale del Parlamento italiano”.

Contro la presenza del rapper Junior Cally a Sanremo anche Matteo Salvini: “Junior Cally? Uno che incita all’odio e alla violenza contro le donne. Per un anno ho lavorato con Giulia Bongiorno per far approvare il codice rosso. Oggi leggo che la Rai e il più importante festival della canzone italiana, usando denaro pubblico, sdoganano femminicidio e stupro. Non ho parole: mi auguro che questo tizio non metta mai piede sul palco di Sanremo”, queste le parole del leader della Lega.

Nei giorni scorsi il rapper romano aveva fatto discutere per il testo della canzone che porterà a Sanremo 2020, ironico nei confronti della politica e in particolare contro il populismo, Salvini e Renzi: “La politica ormai sta su internet – ha dichiarato Junior Cally in un’intervista al Corriere – e i populisti sono quelli che vorrebbero risolvere i grandi problemi con i video su Tik Tok e le soluzioni buttate lì. Le soluzioni si cercano studiando. In un passaggio parlo di razzismo e mojito e di qualcuno che da sconfitto ricrea un partito presentando cose vecchie sotto una nuova veste”.

Un riferimento per niente velato a, rispettivamente, Salvini e Renzi: “È abbastanza chiaro. La politica ormai è attenzione ai social e voglia di apparire, assecondo i meme con le rime”. Tuttavia, si appresta a chiarire Junior Cally, neanche il M5s o il nuovissimo movimento delle Sardine lo rappresentano: “Anche se non trovo giusto dire ‘non me ne frega nulla della politica’. Delle Sardine, però, apprezzo che ci siano giovani che tornano in piazza per dire la loro”.

Leggi anche:
Sanremo 2020, il testo di una delle canzoni in gara insulta Salvini. Ed è già polemica
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