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Home » Spettacoli » Musica

Bufera social contro Jovanotti: “L’Eritrea non è il paradiso che fa vedere nel suo ultimo video”

Immagine di copertina
Jovanotti ad Asmara nel suo ultimo video "Al chiaro di luna"

Il nuovo video di Lorenzo Jovanotti, Chiaro di luna, è stato travolto dalle polemiche perché ambientato ad Asmara, Eritrea

Il nuovo video di Lorenzo Jovanotti, Chiaro di luna, è stato travolto dalle polemiche. Al centro della discussione l’ambientazione scelta dal cantante toscano per fare da sfondo alla sua ballata d’amore.

Le accuse arrivano da più fronti, ma la voce più forte è sicuramente quella del giornalista Domenico Quirico che sulle pagine de La Stampa di domenica 25 novembre scrive un articolo infuocato contro la superficialità di Jovanotti nell’utilizzare Asmara come cornica del suo video. Quirico, che nel 2013 è stato rapito in Siria da un gruppo di terroristi islamici, attacca duramente il cantante.

Di fatto, il giornalista accusa il cantante di alimentare un’idea di Eritrea (e di Africa in generale) fuorviante. “Con commedie e canzonette si fa politica, eccome”, scrive Un’ottima scelta scenografica “per ragionar d’amore”, precisa il giornalista, ma “alcuni luoghi del mondo non sono neutri, un puro suggestivo palcoscenico che richiama l’idea della bellezza”. Ed è qua il problema, secondo il giornalista.

Da Asmara i giovani scappano

Asmara “è scenario di eventi che scatenano reazioni, umori, rifiuti, pregiudizi e giudizi: migrazioni che molti vorrebbero declinare e liquidare come animalesche transumanze, fanatismi, palpiti di società civile, gioventù divise tra rassegnazione e rivoluzione, modernità e regimi corrotti e implacabili”, spiega Quirico.

È un luogo, l’Eritrea, da cui migliaia di giovani – che nel video di Jovanotti appaiono “indaffarati in lustre e amorevoli melibee” – tentano in tutti i modi di scappare per diventare, come sappiamo bene, “viandanti senza diritti”.

E in più, spiega il giornalista, l’Eritrea in particolare è uno dei paesi dell’Africa da cui arrivano molte delle denunce delle organizzazioni per i diritti umani. Non è un caso che il paese sia soprannominato Nord Corea dell’Africa. E il fatto che il governo eritreo, “che ha concesso con acuto fiuto pubblicitario il visto a Jovanotti, non sia altrettanto ospitale con i giornalisti dà forza a questi sospetti e a queste accuse di organiche illegalità”.

La responsabilità morale di scrittori e cantanti

Su scrittori e cantanti “incombe una responsabilità morale, gratificante ma onerosa, tener conto delle conseguenze che emozioni e messaggi trasmettono”, attacca Quirico. E questo al di là dell’argomento anche “leggero” che trattano. Anzi, precisa il giornalista de La Stampa, “questo legame etico pesa ancor più se i temi sono superficiali. Il video di Jovanotti sarà cliccato da centinaia di migliaia di persone, ragazzi soprattutto, il suo pubblico abituale”.

L’immagine che verrà fuori, secondo la penna de La Stampa, sarà di fatto “distorta, parziale e quindi falsa: che l’Eritrea sia in fondo un luogo affascinante dove la vita è allegra e senza problemi. Un posto da turisti. E andranno a ingrossare, in questa epoca pericolosamente superficiale, il numero di coloro che, a torto, sostengono che gli africani stanno benissimo a casa loro e non hanno alcuna ragione per venire a turbare la pace di chi sta, per sua fortuna, dall’altra parte del mare”.

Ma non è solo Quirico a contestare Jovanotti. Sui social, molti gli utenti che non hanno affatto apprezzato l’ultimo lavoro di Lorenzo Cherubini. Su Twitter si leggono diversi commenti negativi: “Quirico, grande giornalista, spiega a Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti che il suo video serve al marketing di se stesso, non al popolo Eritreo…”.

Un altro utente, riprendendo l’articolo de La Stampa, scrive: “Basso vile marketing.. Amore?? Jovanotti stia in rispettoso silenzio..i giovani che stanno fra le colline di Mendefera o Sawa.. Ghinda devono parlare.. o quando riusciranno ,cantare Amore..”.

Il commento delle forze di opposizione al regime di Asmara

A commentare il video di Jovanotti è anche il Coordinamento Eritrea democratica, organizzazione che riunisce “le principali forze di opposizione e resistenza presenti in Italia contro il regime di Asmara”, riferisce il Sir, scrive: “Bellissimo il suo filmato. Peccato che descriva, o quanto meno, suggerisca una immagine ingannevole dell’Eritrea perché il problema vero da cui fuggono gli eritrei è la dittatura, molto prima e più della guerra”.

“Da quelle immagini emerge un’Eritrea che non c’è. Forse lei non se n’è accorto ma non c’è. Non c’è quella serenità o anche solo quella normalità che suggerisce il filmato. Asmara, ad esempio, non è più una città, basta grattare un po’ ed emergono diffidenza, sospetto, paura. E i ragazzi eritrei, purtroppo, sono lontanissimi dal quadro suggerito da quella descrizione a tinte rosa della sua storia”, scrivono i dissidenti.

La risposta del cantante a Quirico

“Le ragioni che mi hanno spinto a girare in Eritrea sono di natura artistica, ma tengono conto anche del contesto sociale: non ci sono andato con leggerezza o peggio ancora con intenzioni negazioniste”. Comincia così la risposta del cantante toscano.

Ad Asmara Jovanotti vuole ambientare “un racconto visivo in un luogo che evocasse suggestioni precise adatte alla mia canzone”, scrive sempre su La Stampa. L’intenzione, specifica, è quella di “contribuire all’ apertura attraverso il racconto delle dinamiche amorose in un’atmosfera ‘sospesa’, come se avvenissero prima di un grande cambiamento”.

Parla di persone e non del governo, precisa Jovanotti. “Nello specifico di due persone, dei due ragazzi protagonisti e della loro storia: l’ amore è sempre la più potente delle forze a qualunque latitudine, in qualunque condizione”, continua.

È un video contro il disinteresse, quello di Chiaro di luna. “Se il mio video genererà un po’ di interesse verso quella terra, si aprirà un passaggio prezioso, quello legato alle emozioni”, scrive ancora. “Il mio video è una storia d’ amore, non vuole essere innocuo, al contrario vuole evocare il più potente dei sentimenti e metterlo al servizio dell’ empatia tra gli esseri umani”, continua.

Jovanotti riporta poi l’esempio dell’album Graceland di Paul Simon che registrò in Sudafrica in pieno apartheid. In quel lavoro non si affrontava mai apertamente il problema, ma quel disco “incuriosì e affascinò così tante persone che il Sudafrica si trovò al centro dei pensieri di molti, in tutto il mondo, anche e soprattutto di chi non era interessato direttamente alle grandi questioni di quel Paese”.

Quelle canzoni in qualche modo, secondo Jovanotti, contribuirono “in modo ‘poetico’ al cammino verso il nuovo Sudafrica”. “Il mio caso è molto più piccolo e limitato, ma la lezione è sempre valida. Ed è parte del mio modo di intendere l’ attività di artista”, conclude il cantante.

Eritrei in fuga: i dati

Dall’inizio del 2018 sono 2.233 gli eritrei giunti in Italia. Se si prendono in considerazione i soli dati sulle richieste di asilo si può notare come nel 2017 sono state 269, il 26 per cento del totale, le richieste di status di rifugiato accolte dall’Italia. L’anno scorso le richieste di asilo totali esaminate dall’Italia sono state 81.527, e di queste 1.081 provenivano da cittadini eritrei.

Delle circa mille richieste, 269 hanno ottenuto lo status di rifugiato, 109 la protezione sussidiaria, 10 la protezione umanitaria, 42 non sono state riconosciute, mentre il resto ha avuto altri esiti non specificati, secondo i dati del ministero dell’Interno.

Il picco di richieste di asilo (e riconoscimenti di status di rifugiato) da parte degli eritrei si è avuto nel biennio 2013-2014, con 850 riconoscimenti su 1.499 richieste nel 2014 e 930 accoglimenti su 1.522 richieste nel 2013.

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