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Home » Salute

La prima donna che ha chiesto l’interruzione delle terapie dopo l’entrata in vigore del biotestamento

Immagine di copertina

Patrizia Cocco è la prima donna italiana, o almeno la prima di cui si ha notizia, che ha chiesto l’interruzione delle terapie dopo l’entrata in vigore della legge sul biotestamento.

S&D

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Lo scorso 31 gennaio è entrata in vigore la legge sul testamento biologico.

Patrizia Cocco nei mesi scorsi si era rivolta all’Associazione Luca Coscioni per richiedere informazioni, sul percorso da affrontare per giungere al diritto di porre fine alla propria esistenza e ad una vita che dopo anni di malattie non riteneva più degna di essere vissuta.

Le fu indicata la possibilità di seguire il percorso già solcato, attraverso una lunga battaglia nei tribunali, da Walter Piludu quando la legge riconobbe come un dovere per il medico quello di adempiere le volontà del paziente se intenzionato a rifiutare l’accanimento terapeutico, in relazione agli artt. 13 e 32, comma 2 Costituzione.

Patrizia scriveva tramite un “comunicatore” oculare, grazie all’uso di occhi compromessi dalla Sla. Si definiva come una persona che non viveva più, in quanto attaccata alle macchine ogni giorno, per tutto il giorno, e riferiva di vivere un incubo, di non essere in grado di muovere muscoli. Voleva solo smettere di soffrire. Ma non poteva permettersi la Svizzera.

Dopo mesi di sofferenze, Patrizia si è potuta avvalere dei diritti previsti nella legge approvata lo scorso 14 dicembre 2017 ed entrata in vigore il 31 gennaio 2018.

Leggi anche: Entra in vigore il biotestamento: ecco quali sono i tuoi nuovi diritti e come farli valere

“Si tratta del primo caso reso noto dopo l’entrata in vigore del biotestamento relativo all’applicazione del consenso informato e l’interruzione delle terapie”, dichiara Filomena Gallo, segretario dell’Associazione Luca Coscioni.

Patrizia ha rinunciato alla ventilazione meccanica e alla sedazione palliativa profonda, a cui era stata sottoposta in seguito alla Sla, malattia di cui soffriva da 5 anni.

“La nuova legge permette ai medici di dare subito esecuzione alla volontà del paziente senza doversi rivolgere al giudice come succedeva prima della sua entrata in vigore e così a Patrizia è stato permesso di fare la sua scelta”, ha spiegato il legale della donna.

“La differenza col passato è che grazie a testamento biologico non è ora più necessario affrontare lunghe battaglie nei tribunali per vedere rispettato il diritto fondamentale di decidere l’interruzione di terapie. Continueremo a vigilare affinché la legge venga rispettata e monitorare la situazione nei comuni italiani in merito all’effettiva possibilità di rilascio delle DAT”, prosegue Gallo.

Leggi anche: Il biotestamento è una conquista per la dignità della persona, ora spetta a noi rendere effettivo questo diritto

Tutti i cittadini hanno diritto a compilare le lettere con le loro decisioni in materia sanitaria, consegnandole ai Comuni che le registreranno, attraverso un notaio.

Per chi non ha la possibilità di pagare il notaio, evitando di rischiare problemi dovuti alla non consegna della lettera, vi sono 180 Comuni d’Italia che hanno istituito da tempo un registro per la tutela del cittadino; l’elenco è sul sito dell’associazione Luca Coscioni che controlla giorno per giorno tutte le iniziative e le regole in merito.

Leggi anche: Che differenze ci sono tra eutanasia, suicidio assistito e testamento biologico

Scritta e autenticata la lettera, verrà consegnata una copia al fiduciario e depositata in un luogo sicuro.

Ecco cosa prevede la legge sul testamento biologico:

Cosa sono le Dat

Le Dat disposizioni anticipate di trattamento, circa l’ipotesi di una possibile rinuncia all’idratazione e alla nutrizione artificiale.

Da oggi, le disposizioni sono immediatamente valide.

Un punto fondamentale della legge è infatti l’articolo quattro, che stabilisce che ogni persona maggiorenne e capace di intendere e di volere, in previsione di un’eventuale futura incapacità di non poter esprimersi, può lasciare le proprie volontà in materia di trattamenti sanitari, e dare il consenso o il rifiuto alle terapie e ai trattamenti sanitari a cui dovrà essere sottoposto.

Vengono quindi introdotte per legge le DAT, le disposizioni anticipate di trattamento, attraverso le quali una persona potrà lasciare a una persona di fiducia le sue volontà circa le cure a cui essere sottoposto o da rifiutare quando non sarà più cosciente. 

Le disposizioni anticipate devono essere redatte con atto pubblico o scrittura privata, con sottoscrizione autenticata da notaio o altro pubblico ufficiale o da un medico dipendente del Servizio sanitario nazionale o convenzionato. Nel caso in cui le condizioni fisiche del paziente non lo consentano, possono essere espresse attraverso videoregistrazione.

Le Dat sono sempre revocabili e risultano vincolanti per il medico.

Restano vietati in Italia il suicidio assistito e l’eutanasia.

Che cosa prevede il biotestamento

Innanzitutto la legge prevede l’introduzione del consenso informato, che stabilisce che nessun trattamento sanitario può essere iniziato o proseguito se privo del consenso libero e informato della persona interessata, tranne che nei casi espressamente previsti dalla legge.

Ogni persona ha il diritto di conoscere le proprie condizioni di salute e di essere informata in modo completo, aggiornato e soprattutto comprensibile.

Relazione medico- paziente

La legge sottolinea la relazione di cura e di fiducia tra paziente e medico che si basa sul consenso informato, nel quale si incontrano l’autonomia decisionale del paziente e la competenza, l’autonomia professionale e la responsabilità del medico.

Rifiuto delle cure Il medico è tenuto a rispettare un’eventuale volontà del paziente di rifiutare il trattamento sanitario ed è esente da responsabilità civile o penale per questo. Il paziente non può chiedere trattamenti sanitari contrari a norme di legge, alla deontologia professionale o alle buone pratiche clinico-assistenziali.

Nei casi in cui un paziente sia in fase terminale, il medico deve astenersi da ogni ostinazione a somministrare le cure e dal ricorso a trattamenti sanitari inutili o sproporzionati (accanimento terapeutico).

Sono considerati trattamenti sanitari la nutrizione artificiale e l’idratazione artificiale. Il medico può inoltre ricorrere alla sedazione palliativa profonda e alla terapia del dolore, con il consenso del paziente.

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