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Home » Politica

Spadafora a Salvini: “Non mi dimetto” e intanto sono le donne a farne le spese. I dati sui centri anti-violenza

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La replica della rete dei centri anti-violenza e tutti i dati sui fondi

La replica di Spadafora a Salvini | donne | dati sui centri anti-violenza

“Non ho intenzione di scusarmi”, così risponde Spadafora a chi lo cerca, secondo quanto riportato da Repubblica.

S&D

“Gli attacchi verbali di Salvini alla capitana Carola definita criminale, pirata, sbruffoncella hanno aperto la scia dell’odio maschilista contro Carola, con insulti dilagati per giorni e giorni sui social”, aveva detto il sottosegretario alla presidenza del consiglio con la delega alle Pari opportunità Spadafora, in un’intervista del 9 luglio rilasciata sul quotidiano diretto da Carlo Verdelli.

L’attacco è recepito da Salvini come un affondo politico da parte dei Cinque Stelle, tanto da arrivare a chiedergli di dimettersi: “Cosa sta a fare Spadafora al governo con un pericoloso maschilista? Se pensa che sono così brutto e cattivo, fossi in lui mi dimetterei e farei altro, ci sono delle Ong che lo aspettano”, ribatteva.

Sullo sfondo dello scontro anche l’impegno contro la violenza sulle donne, Spadafora nell’intervista a Repubblica chiedeva provocatorio: “Come facciamo a contrastare la violenza sulle donne, se gli insulti arrivano proprio dalla politica, anzi dai suoi esponenti più importanti?”

Qui abbiamo ricostruito la polemica tra Salvini e Spadafora

L’ennesimo conflitto verbale tra Movimento 5 Stelle e Lega, e stavolta a rimetterci sono proprio le donne. Il 9 luglio infatti era prevista la presentazione del primo censimento nazionale dei centri antiviolenza alla presenza di Spadafora e della ministra Giulia Bongiorno.

Era tutto pronto e invece nel pomeriggio dopo le polemiche tra Spadafora e Salvini è arrivato l’annullamento.

La replica di Spadafora a Salvini | La risposta delle donne di D.i.Re

La presidente di D.i.Re, rete nazionale dei centri antiviolenza, Lella Palladino fa sapere: “Il grave rinvio della riunione della Cabina di regia lascia inevase le richieste di attuazione del Piano nazionale antiviolenza e la mappatura dei centri antiviolenza. Quando finalmente si andrà oltre la propaganda politica, procedendo a costruire un sistema integrato di interventi davvero efficaci per la prevenzione e il contrasto della violenza maschile contro le donne? Mentre Salvini litiga con Spadafora, le donne continuano a essere colpite, uccise, i loro figli costretti ad assistere alla violenza, i centri antiviolenza a fare i salti mortali per sopperire alle mille disfunzionalità di un sistema pubblico inadeguato”.

Sì perché in Italia manca effettivamente una mappatura sulla condizione attuale dei centri-antiviolenza e l’incontro di ieri era fondamentale per stabilire come porre rimedio alla drammatica mancanza di fondi destinati alle strutture che accolgono le donne in difficoltà.

La replica di Spadafora a Salvini | I dati sui centri anti-violenza

Dal Report redatto a novembre scorso da ActionAid Italia con i dati sui fondi stanziati nel periodo 2015-2017 risulta che nonostante lo stato abbia erogato 85.774.736 milioni di euro, i soldi utilizzati sono solo un terzo del totale, precisamente il 35,9 per cento, pari a 30.842.006 milioni di euro.

La colpa? Burocrazia e inadempienze da parte degli enti competenti. I fondi sono erogati dal dipartimento delle Pari Opportunità alle regioni, che poi a loro volta devono stabilire come distribuirli ai comuni e ai singoli centri anti-violenza.

Ma tra un ente e l’altro gli iter approvativi sono lunghissimi e alla fine i centri rimangono spesso con le casse vuote. Il secondo fondo da cui arrivano i finanziamenti porta invece il nome di “Piano d’azione straordinario contro la violenza”, qui i soldi vengono distribuiti in base a progetti e bandi delle singole regioni.

Tuttavia anche in questo caso è praticamente impossibile un censimento delle effettive modalità di distribuzione di questo denaro. L’annullamento dell’incontro di ieri è l’ennesima occasione persa per ottenere un po’ di trasparenza.

Ora Salvini vuole convincerci anche che non è sessista. Lui, che paragonò la Boldrini a una bambola gonfiabile

 

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