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Ora Salvini vuole convicerci anche che non è sessista. Lui, che paragonò la Boldrini a una bambola gonfiabile

Immagine di copertina
Matteo Salvini, vicepremier e ministro dell'Interno. Credit: Andreas SOLARO / AFP

Salvini sessista | Dice che non lo è ma paragonò Boldrini a una bambola gonfiabile

Su Carola Rackete ne ha dette di tutti i colori Matteo Salvini. L’ha chiamata sbruffoncella, ha diffuso un meme in cui le si dava delle delinquente, l’ha descritta come una ricca e viziata figlia di papà che dovrebbe starsene a casa propria anziché andare in giro a salvare vite. A ogni dichiarazione furibonda, il popolo del “capitano” ha risposto inondando la nemica del giorno di insulti sessisti.

S&D

Sotto ai vari tweet e post presenti sui canali social del ministro dell’Interno si possono trovare centinaia e centinaia di commenti d’insulto indirizzati alla Rackete. Lo stesso trattamento è stato riservato alla gip di Agrigento, Alessandra Vella, accusata di aver rigettato la convalida dell’arresto della “Capitana” per motivi politici. Ma Rackete e Vella non sono di certo le uniche due donne ad aver “avuto l’onore” di diventare protagoniste di vere e proprie gogne mediatiche sulla pagina di Matteo Salvini.

Mai una presa di posizione, mai un post di scuse o un’azione di moderazione a quei vili commenti da parte di Matteo Salvini, che anzi quasi scherza sull’argomento, forse reputandolo di secondaria importanza. Qualcuno però oggi ha fatto pubblicamente notare al ministro dell’Interno che la deriva sessista a cui stiamo assistendo trae la sua forza proprio dai suoi comportamenti.

Salvini sessista | La polemica con Spadafora

“L’Italia vive una pericolosa deriva sessista. Come facciamo a contrastare la violenza sulle donne, se gli insulti alle donne arrivano proprio dalla politica, anzi dai suoi esponenti più importanti? L’ha definita criminale, pirata, sbruffoncella. Parole, quelle di Salvini, che hanno aperto la scia dell’odio maschilista contro la Capitana, con insulti dilagati per giorni e giorni sui social”, ha dichiarato in un’intervista a Repubblica il sottosegretario M5S Vincenzo Spadafora.

Apriti cielo, Salvini non l’ha affatto presa bene e ha invitato il sottosegretario alle pari opportunità a dimettersi e ad andare a lavorare su una nave delle Ong. “Non ritenendomi un razzista e un maschilista non ho nulla da rispondere a scemate del genere. Se mi ritiene così brutto si dimetta e faccia altro nella vita. Ci sono delle Ong che lo aspettano”, ha replicato Salvini, rispedendo al mittente le accuse. Salvini, dunque, ritiene di non essere né sessista né razzista e di non aver mai fatto nulla che potesse far pensare che lo fosse.

Salvini sessista | I precedenti

Sarà, ma le sue pagine social ufficiali e le cronache suggeriscono ben altra interpretazione dei fatti. Da anni, scientemente, il ministro dell’Interno aizza i propri follower contro quelle che ritiene essere delle “nemiche del buonsenso”. E proprio facendo leva sul “buonsenso” ha più e più volte permesso che immigrati, giornalisti, scrittori, avversari politici, cantanti e attori venissero pesantemente insultati dai suoi seguaci. Mai una volta che abbia preso una netta posizione pretendendo che insulti come “troia”, “baldracca”, “bagascia”, “negro di merda”, “brucia”, “muori” non venissero utilizzati per contestare avversari politici.

Mai una volta che non abbia deriso le giuste e sacrosante lamentele di chi è finito al centro della gogna mediatica sulla sua pagina. Mai una volta che si sia esposto per pretendere un minimo di educazione dai propri elettori e seguaci. Anzi, Matteo Salvini di fatto, proprio come dice Spadafora, ha fatto sì che questo tipo di atteggiamento iniziasse a essere considerato legittimo da una moltitudine di persone.

Però il ministro dell’Interno non alimenta l’odio sessista esponendo chiunque lo contrasti alla gogna, non sia mai. Matteo Salvini non ha mai paragonato Laura Boldrini a una bambola gonfiabile durante un comizio pubblico, per esempio. Non ha nemmeno mai messo alla gogna le decine e decine di contestatrici che osavano presentarsi con cartelli di protesta ai suoi comizi. Sono pure invenzioni, pregiudizi infondati. Così infondati che chi osa contestarlo pubblicamente, però, fa la stessa fine delle Carola Rackete, Alessandra Vella, Laura Boldrini, Elsa Fornero e chi più ne ha più ne metta.

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