Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 22:06
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Politica

C’era una volta Franceschini, l’ex uomo forte del Pd ora ridimensionato dall’arrivo di Letta e Draghi

Immagine di copertina
Il ministro della Cultura Dario Franceschini. Credit: Ansa

Fra governo Draghi e la segreteria di Enrico Letta, chi sembra accusare qualche problema è Dario Franceschini. Ai tempi di Conte e Zingaretti la faceva da padrone sia al governo (era capodelegazione del Pd) che al Pd. Poi è arrivato Draghi: abolita la figura di capodelegazione (anzi, l’uomo forte del partito nell’esecutivo ora è Orlando).

Inoltre a Franceschini è stata tolta anche l’importante delega del Turismo. Due botte in un colpo solo. Poi è arrivato Letta neosegretario. Al Nazareno si ricorda che, oltre a Renzi, fu proprio Franceschini a votare contro Enrico nel 2014. E forse allora non è un caso che i due vicesegretari scelti da Letta siano uno orlandiano (Provenzano) e l’altra, Irene Tinagli, vicina a Calenda e Base Riformista. Di Franceschini si sono perse le tracce. Anche nella nuova segreteria, su 18 nominati, solo 2 sono vicini al Ministro della Cultura (Chiara Braga e Manuela Ghizzoni).

Ecco perché si dice che Franceschini stia tanto insistendo con il “suo” Sassoli per fargli accettare la candidatura a sindaco di Roma: potrebbe riottenere localmente il potere che ha perso nazionalmente. Ma da cosa dipende questa perdita di peso politico per un uomo da sempre abituato a galleggiare nei meandri del potere? “Letta non vuole delegare ai capicorrente, preferisce fare da solo. Sa benissimo che se gli dai un dito si prendono tutto il braccio” spiega chi conosce bene il pisano. E poi, soprattutto, c’è la partita delle partite, quella con vista Quirinale. I due, Letta e Franceschini, potrebbero addirittura ritrovarsi in competizione (il Colle è il sogno segreto di entrambi). Quindi meglio far capire subito chi comanda.

Ti potrebbe interessare
Opinioni / Guerre, tecnologia, industria: le grandi sfide del 2026 in un mondo sempre più frammentato (di Giulio Gambino)
Opinioni / Il paradosso dell’Ucraina: quando le elezioni non garantiscono la democrazia (di A. Lanzetta)
Opinioni / La polarizzazione politica non lascia fuori nemmeno le app di incontri (di S. Mentana)
Ti potrebbe interessare
Opinioni / Guerre, tecnologia, industria: le grandi sfide del 2026 in un mondo sempre più frammentato (di Giulio Gambino)
Opinioni / Il paradosso dell’Ucraina: quando le elezioni non garantiscono la democrazia (di A. Lanzetta)
Opinioni / La polarizzazione politica non lascia fuori nemmeno le app di incontri (di S. Mentana)
Esteri / Il piano di Trump è l’unica via possibile per la pace in Ucraina (di F. Bascone)
Opinioni / Rimettiamo al centro il capitale umano (e chi lo sostiene) - di G. Gambino
Esteri / Ecco cosa ho visto nella Cisgiordania strangolata dal regime di Netanyahu (di L. Boldrini)
Cronaca / La famiglia del bosco e il nostro bisogno di definizione (di L. Tomasetta)
Opinioni / Nelle città che cambiano sono le persone a disegnarne i confini (di S. Mentana)
Opinioni / La nuova era dell’energia (di G. Gambino)
Opinioni / Un’economia fondata sull’eredità è un’economia ferma (di G. Gambino)