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Home » Politica

La crisi di Conte e la rinascita di Di Maio

Immagine di copertina
Luigi Di Maio, ministro degli Esteri, e Giuseppe Conte, presidente del Consiglio

È di pochi giorni fa la notizia del sondaggio secondo cui un eventuale nuovo partito guidato da Luigi Di Maio raccoglierebbe circa il 10 per cento dei voti. Nelle stesse ore un’altra rilevazione registrava un calo nei consensi del premier Giuseppe Conte, il quale avrebbe perso 3,8 punti di popolarità nel giro di una decina di giorni.

Come cambiano le cose. Fino a pochi mesi fa era Di Maio quello in caduta libera – costretto finanche a rinunciare all’incarico di capo politico del M5S – mentre Conte aveva il vento di poppa, forte soprattutto dell’apprezzamento diffuso generato dalla gestione dell’emergenza Covid-19. Oggi il quadro è profondamente mutato. Non si è capovolto il mondo, certo, ma si assiste a un riequilibrio di forze, all’interno del campo penstastellato ma non solo.

Per quanto possa essere discutibile fare affidamento su sondaggi relativi a partiti solo ipotetici, la figura di Di Maio è oggi senza dubbio più solida rispetto a un anno fa, quando – da capo dei Cinque Stelle – aveva dovuto digerire il boccone amaro dell’alleanza con il Pd e doveva fare i conti con il crescente malumore interno al movimento.  Grazie anche al “re-branding” operato dal suo staff di comunicazione guidato da Augusto Rubei, Di Maio in questi mesi si è cucito addosso l’immagine del politico moderato e paziente, pronto a dialogare con banchieri e imprenditori: una figura assai lontana da quella del capo-popolo che annunciava festante dal balcone di Palazzo Chigi “Abbiamo abolito la povertà”. Non solo: da quando è al Governo – come evidenzia Marco Antonellis sul quotidiano “Italia Oggi” – Di Maio “ha saputo costruirsi una rete di persone ovunque, ha capito il senso della politica”.

Quasi opposto il percorso fatto da Conte. La gestione della pandemia nei mesi della primavera-estate 2020 ha fatto lievitare la popolarità del premier: favorito dall’essere un battitore libero dalle zavorre di un partito, il presidente, con il suo eloquio istituzionale, ha conquistato una buona fetta dell’elettorato, toccando punte di consenso del 60 per cento. Tanto che da alcuni è stato anche indicato come possibile nuovo leader del centrosinistra. Ebbene, a rovinare l’ascesa di Conte ora può essere la seconda ondata del virus: i tre Dpcm in dieci giorni – in particolare l’ultimo, quello che ha chiuso teatri, cinema, palestre, piscine e che ha imposto la chiusura alle 18 per bar e ristoranti – hanno sollevato un’onda di rabbia nel Paese, resa palese dalle manifestazioni di protesta degli ultimi giorni.

Oggi Conte è in crisi, mentre Di Maio è protagonista di una silenziosa rinascita. Ma i due hanno in comune la più importante delle virtù per chi fa politica: la pazienda (quella che ha rilanciato anche il leader dem Nicola Zingaretti). E con la pazienza puoi arrivare dove vuoi. Basta aspettare il momento giusto.

Leggi anche: 1. Lettera di Conte: “Vi spiego perché ho deciso di chiudere tutto alle 18” / 2. Matteo Renzi a TPI contro Franceschini: “Come fa Dario a non capire che il problema non sono i teatri ma le metro?” / 3. Gli italiani hanno rispettato le regole. Chi doveva prevenire la seconda ondata no (di Luca Telese)

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