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Ucraina, Draghi: “Se le cose peggiorano dovremmo entrare in una logica di razionamenti”

Immagine di copertina
Credits: ANSA

Le misure per ridurre il caro carburanti e sostenere famiglie e imprese non creeranno nuovo debito pubblico e per il momento non è previsto nessuno scostamento di bilancio, ma la guerra in Ucraina ha creato una situazione di grande incertezza e in grande evoluzione, che in futuro potrebbe comportare sacrifici. Lo ha detto ieri il premier Mario Draghi durante la conferenza stampa sul crono-programma di uscita dallo stato di emergenza varato dal Consiglio dei Ministri, in vista del nuovo vertice previsto oggi per licenziare il decreto sui tagli al prezzo dei carburanti.

Tra le misure a cui ieri il ministro dell’Economia Daniele Franco, il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani e il sottosegretario Roberto Garofoli hanno  lavorato sino a tarda sera, c’è l’accise mobile, pari a un taglio per tre mesi di 15 centesimi dei carburanti che si autofinanzia con l’iva, e una più corposa rateizzazione delle bollette per famiglie a basso reddito e per le imprese ad alto consumo di energia. Per non fare nuovo debito si lavora anche sulla tassazione degli extra profitti delle imprese che più hanno goduto del rialzo dei prezzi dell’energia.

Misura che potrebbe mettere a disposizione un paio di miliardi, ma che non è facile da attuare perché manca una decisione da parte di Bruxelles e, comunque, non può essere retroattiva. Oggi Draghi incontrerà il premier spagnolo Pedro Sanchez, il portoghese Antonio Costa e quello greco, Kyriakos Mitsotakis (collegato  in videoconferenza), per discutere del consiglio dell’Unione Europea in programma la prossima settimana, in cui i Paesi membri potrebbero decidere nuove sanzioni contro la Russia, compreso lo stop alle forniture di gas.

Proprio in vista di questo la partita da giocare in sede di consiglio Ue riguarda l’energia: Draghi vorrebbe chiedere un tetto europeo al prezzo del gas, e la separazione di quest’ultimo dal prezzo dell’energia elettrica, prodotta anche dalle rinnovabili. Sui rischi energetici e alimentari, il premier sostiene anche che “non è il caso di lanciare allarmi” ma “se le cose continuassero a peggiorare dovremmo cominciare ad entrare in una logica di razionamenti“. Ma ha specificato che non è questo lo scenario davanti al quale si trova l’Italia adesso.

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