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Home » Politica

Dal Draghi bis alle elezioni anticipate, cosa succede dopo che il M5S non ha votato il dl Aiuti in Senato: gli scenari

Immagine di copertina

Sul governo tira aria di crisi, con il M5S che, in occasione del voto sul dl aiuti in programma domani a Palazzo Madama, potrebbe tradire la maggioranza di cui fa parte e non presentarsi alla chiama, come già avvenuto alla Camera (dove però aveva votato sì alla fiducia), dopo giorni di fibrillazione e richieste di “discontinuità” al governo.

Durante la conferenza stampa di ieri a Palazzo Chigi il premier Mario Draghi ha chiarito che l’esecutivo non può andare avanti a colpi di ultimatum, che non esiste maggioranza diversa da quella attuale, e cioè senza il M5S, e che il governo può continuare a lavorare solo se i partiti siedono in Consiglio dei ministri con soddisfazione e senza sforzi. Un appello non solo al M5S di Giuseppe Conte, ma anche alla Lega di Matteo Salvini che – a differenza dei pentastellati – sembra voler rimandare lo strappo a settembre, quando il Carroccio si riunirà a Pontida.

Dunque in queste ore la palla è in mano al M5S. Draghi ieri ha affermato che le misure allo studio del governo e delle parti sociali per sostenere imprese e famiglie sono in linea con le richieste che l’ex premier ha avanzato la settimana scorsa, ma cosa succederebbe se il M5S, in Senato, non votasse il passaggio necessario a convertire il dl aiuti in legge? L’esecutivo, tecnicamente, non sarebbe sfiduciato, perché avrebbe ancora i numeri per governare, tra cui quelli dei senatori ex grillini passati al gruppo “Insieme per il futuro” dell’ex capo politico Luigi Di Maio, che ha sposato la linea governista. Inoltre fino ad ora non si è parlato di un ritiro dei ministri pentastellati dal governo.

Ma Draghi ieri ha intimato al cronista che gli ha chiesto cosa farebbe nel caso in cui i grillini uscissero dall’Aula del Senato prima del voto di “chiedere a Mattarella”. Significa che per il premier dovrà essere il Presidente alla Repubblica a decidere se procedere a una verifica della maggioranza dopo il No dei pentastellati, dando per scontato che in uno scenario simile si recherebbe al Colle per rassegnare le sue dimissioni. Ma Draghi ha anche chiarito che non vorrebbe andare avanti senza il M5S, presiedendo una maggioranza diversa da quella attuale.

Cosa succede se il M5S non vota il dl aiuti in Senato

Draghi sale al Colle da Mattarella e rifiuta un secondo mandato

Se il M5S non dovesse votare il dl aiuti in Senato, dunque, Draghi dovrebbe recarsi al Quirinale per rimettere il mandato nelle mani di Sergio Mattarella. Quest’ultimo potrà chiedere al premier di verificare se ha i numeri per portare avanti un secondo mandato con una maggioranza diversa da quella attuale, ma il premier ha già chiarito che questa non è una opzione percorribile, sgombrando anche il campo dall’ipotesi di un appoggio esterno da parte dei grillini. Un modo per avvertirli della responsabilità che si assumono: il loro No in Senato sancirebbe la fine della legislatura in un momento in cui l’inflazione minaccia le famiglie e in cui la situazione internazionale continua ad essere destabilizzata dalla guerra in Ucraina.

Nuovo governo senza Draghi

Se Draghi dovesse insomma rifiutare di procedere alla verifica di una nuova maggioranza (come ha annunciato), Mattarella dovrebbe indire le consultazioni già nei primi giorni della prossima settimana per sondare la volontà dei partiti e per verificare la possibilità di creare un governo diverso, pur senza l’ex banchiere.

Nuove elezioni

Se questa ipotesi si rivelasse non realizzabile (come è probabile senza Draghi, con il Pd che ha già chiarito la sua posizione contraria a un esecutivo guidato da un premier diverso) l’unica strada sarebbe lo scioglimento delle Camere, la fine della legislatura e le elezioni anticipate. Per la prima volta si terrebbero in estate, con una campagna elettorale sotto l’ombrellone, con i limiti temporali della legge di Bilancio da varare che incombono.

Draghi accetta un secondo mandato

Draghi bis

Draghi potrebbe fare marcia indietro per evitare di lasciare il Paese in bilico in piena estate e accettare un secondo mandato: a quel punto dovrebbe tornare davanti alle Camere e verificare di avere i numeri per creare un nuovo esecutivo. Se la Lega fosse disposta a sostenere un nuovo governo da lui presieduto (senza il M5S) potrebbe andare avanti. Se invece il Carroccio (e non solo il M5S) venisse meno, si tornerebbe allo scenario precedente: lo scioglimento delle Camere e le elezioni anticipate.

 

 

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