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Home » Politica

I genitori di Cecilia Sala chiedono il silenzio stampa: “È una fase molto delicata”

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Un manifesto realizzato con l'intelligenza artificiale dallo street artist italiano Ozmo campeggia su un muro nel centro di Parigi per richiamare l’attenzione sul caso della giornalista Cecilia Sala, arrestata in Iran e detenuta nel carcere di Evin. Credit: Social Media Ozmo / AGF

"La sensazione è che il grande dibattito mediatico su ciò che si può o si dovrebbe fare rischi di allungare i tempi e di rendere più complicata e lontana una soluzione"

I genitori di Cecilia Sala, la giornalista detenuta in Iran dal 19 dicembre scorso, hanno chiesto il silenzio stampa sul caso, dopo l’incontro avvenuto ieri tra la madre Elisabetta Vernoni e la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Il messaggio di Renato Sala ed Elisabetta Vernoni arriva attraverso il quotidiano Il Foglio per cui la giornalista lavora come inviata di esteri.

“La situazione di nostra figlia, Cecilia Sala, chiusa in una prigione di Teheran da 16 giorni, è complicata e molto preoccupante. Per provare a riportarla a casa il nostro governo si è mobilitato al massimo e ora sono necessari oltre agli sforzi delle autorità italiane anche riservatezza e discrezione”, si legge nell’appello dei genitori.

“In questi giorni abbiamo sentito l’affetto, l’attenzione e la solidarietà delle italiane e degli italiani e del mondo dell’informazione e siamo molto grati per tutto quello che si sta facendo. La fase a cui siamo arrivati è, però, molto delicata e la sensazione è che il grande dibattito mediatico su ciò che si può o si dovrebbe fare rischi di allungare i tempi e di rendere più complicata e lontana una soluzione”, prosegue la nota della famiglia.

“Per questo abbiamo deciso di astenerci da commenti e dichiarazioni e ci appelliamo agli organi di informazione chiedendo il silenzio stampa”, concludono Renato Sala e Elisabetta Vernoni. “Saremo grati per il senso di responsabilità che ognuno vorrà mostrare accogliendo questa nostra richiesta”.

Cecilia Sala è stata prelevata dalle autorità iraniane intorno alle 12:30 del 19 dicembre nell’albergo dove alloggiava da una settimana. L’ambasciata iraniana a Roma le aveva concesso un visto giornalistico della durata di otto giorni per lavorare in Iran. Il 20 dicembre la giornalista avrebbe dovuto far ritorno in Italia, ma il volo su cui aveva prenotato un posto è partito senza di lei. Da allora, la reporter si trova in una cella di isolamento nel famigerato carcere di Evin, dove sono detenuti dissidenti iraniani e cittadini stranieri.

Sin dalle prime ore dall’annuncio dell’arresto di Sala a Teheran è emerso un legame con il fermo, avvenuto il 16 dicembre scorso, dell’ingegnere iraniano Mohammad Abedini Najafabadi, attualmente detenuto nel carcere di Opera in attesa del pronunciamento della Corte d’appello di Milano su una richiesta di estradizione presentata dagli Stati Uniti.

Il legame tra i due casi è stato reso ufficiale soltanto ieri, prima in una nota con cui la rappresentanza diplomatica dell’Iran a Roma ha commentato la convocazione dell’ambasciatore Mohammad Reza Sabouri alla Farnesina, e poi da un comunicato divulgato in serata da Palazzo Chigi dopo la riunione presieduta dalla premier Giorgia Meloni.

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