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Home » Opinioni

Il coronavirus è la madre di tutte le fake news perché fa leva sulle nostre paure (di V. Petrini)

Immagine di copertina
Credit: EPA/NARENDRA SHRESTHA

Dall'uomo svenuto sulla scala mobile al falso mercato di Wuhan, ecco le fake news che circolano in rete sul coronavirus

Il coronavirus è la madre di tutte le fake news perché fa leva sulle nostre paure

L’ingrediente perfetto per ogni fake news che si rispetti? La paura. Il coronavirus tiene il mondo con il fiato sospeso. È la grande sfida mondiale: bloccarlo e salvare vite umane è la priorità in questo momento. Ma mentre c’è chi combatte la sfida vera, dall’altra parte del fronte c’è chi soffia sul fuoco e fa business con le nostre ansie. Per questo un’emergenza serissima come il coronavirus, è diventato la madre di tutte le fake news, il fattore patogeno primario della bufala, il luogo perfetto dove la viralità malata e la viralità della rete si sovrappongono e si confondono fino a diventare la stessa cosa.

S&D

Su nessun altro tema – infatti – in questi giorni abbiamo avuto una proliferazione mondiale di falsificazioni di queste proporzioni. Di alcune delle più clamorose ci siamo dovuti occupare nella prima puntata di Fake – La Fabbrica Delle Notizie (in onda il mercoledì ore 23,30 su Nove) dedicata alla pandemia.

Il mondo intero – come è noto – soffre per la psicosi collettiva dell’epidemia del Coronavirus, misteriosa polmonite virale che come ben sappiamo è comparsa lo scorso 24 dicembre a Wuhan, in Cina, e che si trasmette da uomo a uomo. Ma le domande che questa notizia veicola sui social diventano un obiettivo troppo ghiotto per chiunque viva nella rete: “Siamo a rischio? Da che cosa è causato il virus? Come ci si cura? Come possiamo evitare di contrarlo?” Sono queste le domande che sempre più persone digitano su Google e sui motori di ricerca.

Tanti gli articoli che provano a rispondere, tante le teorie che circolano in rete, tantissimi i falsari che si sono attivati in tutto il mondo, pieni di fantasia e di inventiva per lucrarci sopra. È davvero un’alluvione di balle. Tutti questi episodi di falso sono convergenti, ma non sono figli di un’unica strategia. Tuttavia – come vedremo – producono un unico, potentissimo risultato: quello di amplificare un sentimento di paura collettiva. Queste notizie hanno effetti enormi: un video può far crollare flussi turistici, cancellare attività, produrre contraccolpi economici. Ecco perché è molto interessante studiare – come facciamo a Fake – alcuni casi eclatanti. Provare a capire come funziona il congegno ansiogeno e come si alimenta.

Cominciamo dall’Australia, dove un documento del Dipartimento della Salute del Queensland avvisa i residenti di stare lontano da determinati sobborghi di Brisbane. Il documento viene riprodotto in rete con tanto di carta intestata, e sarebbe un “avvertimento sanitario di livello 3” che sconsigliava il “viaggio non essenziale” a Wuhan e in Cina (ovviamente) e – chissà perché – nei sobborghi di Brisbane di Sunnybank, Sunnybank Hill, Runcorn e Eight Mile Plains. Il documento consigliava – inoltre- di stare alla larga da “tutte le aree popolate con cittadini cinesi con un rapporto di 1-3 australiani non cinesi”.

Ovviamente era un falso, e Queensland Health ha confermato che non è stato emesso alcun avviso di questo tipo. “Le uniche informazioni sanitarie accurate riguardanti il coronavirus nel Queensland verranno direttamente dal Queensland Health”, ha detto un portavoce del dipartimento del Queensland Health ad AFP in una e-mail il 28 gennaio 2020. Troppo tardi. Ecco un primo format della bufala virale: fingersi un’autorità che prescrive una misura restrittiva. Costruire un’immagine che avvalori iconograficamente la tesi. Il documento viene copiato tale e quale anche da profili in Sri Lanka e Vietnam. E ovviamente la gente abbocca.

Il secondo format dei falsari del virus è il video. E in questo caso un video vero, ma trasformato in una notizia finta. Accade di nuovo in Sri Lanka, dove due video pubblicati su Facebook il 28 gennaio vengono visti complessivamente più di 43mila volte, e poi da lì fanno il giro del mondo riverberati ovunque. Sono accompagnati dalla scritta: “Un altro caso sospetto di coronavirus è stato identificato nel World Trade Center poco tempo fa”.

Nel video si vede un uomo svenuto su una scala mobile con al fianco un agente. Sarebbe la prova che il virus ormai si è diffuso in maniera incontrollata e uccide all’improvviso anche in strada. L’immagine di un corpo apparentemente inanimato, accompagnato da quella scritta mette i brividi. Non è vero. E puntuale arriva la smentita del governo. Il Dipartimento di informazioni governative dello Sri Lanka emette un comunicato stampa il 28 gennaio 2020 in cui afferma che l’uomo soffriva di una condizione medica estranea al nuovo coronavirus: “le immagini di un individuo che si è ammalato al World Trade Center questa sera e che sono state portate in ospedale, circolano sui social media con l’affermazione falsa che l’individuo in primo piano è una persona infetta da coronavirus”.

Inoltre, il governo osserva che altre affermazioni secondo cui pazienti simili sono stati ricoverati negli ospedali in varie parti del paese, sono stati diffuse attraverso i social media e attraverso il passaparola per creare inutili paure tra la gente. Il governo chiede al pubblico di non essere ingannato da tali false affermazioni”. Magari. Ma è troppo tardi: quanti hanno visto il video e quanti la smentita? Il video su Facebook è stato rimosso. Quello su Youtube invece è ancora on line.

Il primo scopo degli spacciatori di Fake è fare traffico, creare titoli acchiappa-click. Ma la dimensione del loro contagio non ha più confini.

SRILANKA, FAKE VIDEO su uomo svenuto per colpa del virus:

Poi c’è la truffa più classica, e più potente. Quella che fa leva sulle nostre credenze e sui nostri pregiudizi. Quella che contamina il verosimile con il reale. Esiste un pregiudizio anticinese, secondo cui sarebbe “bello” che il virus fosse il frutto di una qualche colpa? Esiste un luogo comune per cui i cinesi sono associati al cibo? Ovviamente sì. Ed ecco che arriva il simbolo più potente per rappresentare tutto questo: il pipistrello patogeno. Un animale brutto, inquietante e nero, ovviamente ripreso nei piatti di qualcuno che mangia con gli occhi a mandorla. Titolo: “Il virus è stato prodotto dalle abitudini alimentari degli abitanti di Wuhan che sono soliti mangiare questa gustosa pietanza”. È una truffa anche questa.

Un video analogo, ma più lungo, su Youtube, dal titolo: “Donna cinese mangia pipistrello” ha totalizzato 1 milione e mezzo di visualizzazioni!

Grazie alle persone che in questo caso si sono messe a fare buona controinformazione, abbiamo scoperto che la “zuppa di pipistrello” ripresa nel video non è ambientata in Cina, ma sull’isola di Palau, in Micronesia, “dove la zuppa di pipistrello è considerata una raffinatezza”.

Ma il pipistrello di Wuhan è una suggestione troppo ghiotta. E allora ecco che sul ceppo del fake appena smentito nasce un altro falso, una nuova microepidemia.

L’ultima bufala smascherata riguarda un video che ha cominciato a circolare sui social network in cui si riprende un presunto “mercato di Wuhan” dove si venderebbero animali selvatici, e da cui sarebbe partito il virus. Le immagini per i nostri occhi sono raccapriccianti: roditori scarnificati, pipistrelli bolliti e appesi:

Le immagini, per il gusto occidentale, sono di grande impatto visivo. Immediatamente, il video raccoglie migliaia di visualizzazioni in ogni angolo del pianeta, e centinaia di condivisioni sui social. Ma ancora una volta riporta una notizia falsa: le riprese, infatti, provengono da un mercato della provincia di Sulawesi, nel nord dell’Indonesia. Immagini analoghe magari saranno anche comuni ad altri mercati cinesi, ma resta il fatto che quello indicato come la fonte del contagio e caricato su internet non è a Wuhan. Ma un falso smascherato non smette di produrre altri falsi: non lo fermano le smentite, lo alimenta “il bisogno” di veicolare paura in rete. La febbre e la credulità di chi legge. Ecco perché, l’epidemia delle notizie false sta proseguendo. Ed ecco perché può produrre danni grandi quanto la vera epidemia. Il falso è un virus che nel mondo contemporaneo non ha confini. Non conosce profilassi. Non può essere combattuto che con un unico vaccino: l’intelligenza.

Nella prossima puntata di Fake – La Fabbrica delle Notizie, mercoledì 19 febbraio (23,30 Nove) la seconda puntata:

1) Russia: Virus creato in laboratorio dagli americani
2) Filippine: Per evitare di contrarre il coronavirus? Mantenere la gola umida, evitare i cibi piccanti e assumere molta vitamina C
3) Filippine: “La Cina chiede l’approvazione della corte per uccidere oltre 20.000 pazienti affetti da coronavirus ed evitare un’ulteriore diffusione del virus”
4) Australia: “Esplosione a Wuhan: probabilmente il governo cinese ha iniziato a uccidere la propria gente per controllare il virus”
Vero o falso?

 

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