Toscana: bambina inizia a sniffare cocaina, adesso è in cura in un Sert
La bambina ha iniziato ad assumere la sostanza stupefacente per imitare i genitori, entrambi tossicodipendenti
Una bambina 13 anni, che aveva iniziato a sniffare cocaina all’età di 9 anni, è in cura al Sert di Valdera, in Toscana. La bambina ha iniziato ad assumere la sostanza stupefacente per imitare i genitori, entrambi tossicodipendenti.
Il Servizio di recupero delle tossicodipendenze che l’ha in cura da alcuni mesi non è lo stesso dei suoi genitori.
Non solo cocaina, ma anche altre droghe. Con il sert la bambina sta facendo “un percorso personalizzato e individuale che è stato valutato sotto tutti i punti di vista”, ha spiegato al quotidiano Il Tirreno il responsabile, Milo Meini.
“Sulla vicenda della tredicenne è stato naturalmente mantenuto il massimo riserbo. In generale posso dire che qui vedo delle famiglie disperate anche perché manca il lavoro. La famiglia, ormai, non è più un parafulmine contro le perdizioni”, ha detto il medico.
Il consumo di droghe in Italia – L’opinione pubblica della Toscana è rimasta molto scossa a seguito della notizia, ma nonostante la sua gravità non si tratta di un caso isolato.
Come evidenziato dall’ultimo “Libro bianco sulle droghe“, infatti, in soli due anni il consumo di stupefacenti tra gli adulti è raddoppiato, il dato dei minorenni è ancora più preoccupante: il consumo in tenera età è addirittura quadruplicato.
Guardando alla classifica europea per il consumo di droghe si nota come l’Italia sia al secondo posto. Inoltre, il fenomeno riguarda principalmente i minorenni, che nella maggior parte dei casi iniziano ad assumere stupefacenti all’età di soli 12 anni.
Nella sola regione Lombardia, nel 2018 i minori presi in carico dai servizi ambulatoriali per la cura delle dipendenze sono stati quasi 900.
Una situazione molto simile a quella che si verifica nella regione Lazio, dove i minori italiani presi in cura per tossicodipendenza dalle strutture sanitarie sono arrivati a quasi 300 nell’ultimo anno.
Un dato ancora più preoccupante se si considera che nel 2013 erano “solo” 78.