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Come cambia la manovra economica dopo l’accordo con l’Ue: fra tagli e aumento dell’Iva

Immagine di copertina

Come cambia la manovra dopo l’accordo Ue? Blocco delle assunzioni nella pubblica amministrazione. Tagli all’adeguamento all’inflazione per le pensioni. Abrogazione del credito d’imposta per l’Irap. Azzeramento di quello per l’acquisto di beni strumentali. Tassa dei rifiuti nella bolletta della luce per i comuni in dissesto. Soprattutto, la clausola di salvaguardia su Iva e accise che viene sterilizzata soltanto per il 2019.

S&D

I numeri sull’Iva sono importanti: 23 miliardi nel 2020, addirittura 29 l’anno successivo con l’aliquota agevolata, ora al 10%, che passerebbe dal 2020 al 13%, mentre quella ordinaria, oggi al 22%, salirebbe nel 2020 al 25,2% e nel 2021 addirittura al 26,5%. E non è tutto.

Sempre dal 2020, ci sarà un aumento delle accise per un valore di 400 milioni di euro all’anno (alla faccia del taglio promesso da Salvini).

Blocco assunzioni nella Pubblica amministrazione

Una delle voci più dolorose è il congelamento di ogni assunzione, e ogni concorso, nella Pubblica Amministrazione. Si legge nel “nuovo” testo: “Per l’anno 2019 la Presidente del Consiglio dei ministri, tutti i ministeri, gli Enti pubblici non economici, le agenzie fiscali e le Università non possono effettuare assunzioni di personale a tempo indeterminato con decorrenza giuridica ed economica anteriore al 15 novembre 2015.

Di fatto, quindi, il blocco non durerà 12 mesi ma “solo” 10 mesi e mezzo. Fuori dal blocco le forze di (polizia, carabinieri, guardia di finanza e polizia penitenziaria). Per i vigili del fuoco via libera a 850 assunzioni.

Tagli all’adeguamento all’inflazione per le pensioni

Bloccato l’adeguamento all’inflazione per gli assegni superiori ai 1.530 euro con l’obiettivo di finanziare, così, la famosa Quota 100.

Abrogazione credito d’imposta per Irap

Nella “nuova” manovra è contenuta l’abrogazione del credito di imposta relativo alle deduzioni forfettarie in favore dei soggetti passivi che hanno alle loro dipendenze lavoratori a tempo indeterminato.

Presente inoltre l’abrogazione del credito di imposta in favore dei soggetti che investono in beni strumentali nuovi. Inserita al fotofinish l’abrogazione dell’aliquota ridotta Ires in favore degli eni non commerciali.

La Tari in bolletta della luce

La proposta leghista introduce la possibilità di inserire il prelievo per il servizio rifiuti direttamente nella bolletta della luce, ma non riguarderebbe tutte le amministrazioni locali. Sarebbero interessati soltanto i Comuni in situazioni di dissesto e che hanno deliberato un piano di riequilibrio finanziario.

Il rischio di aumento dell’Iva

“Costruire una manovra di bilancio non è mai facile. Anche quest’anno sono stati trovati i soldi per coprire gli aumenti dell’Iva già programmati dai precedenti governi. Ovviamente il prossimo anno l’impresa non sarà scontata”. Il presidente della Regione Friuli, il leghista Massimiliano Fedriga, ad Agorà su Rai Tre ha commentato l’ipotesi di aumento dell’Iva per il 2020, segno che l’ipoteca messa dal governo sulla manovra 2019 è di quelle pesanti.

L’aumento dell’Iva dato dalle clausole di salvaguardia è sicuramente di quello destinato a creare maggiori polemiche nella maggioranza e maggiori ansie negli italiani. La revisione delle classe di salvaguardia per gli anni 2020-2021 è contenuta nella relazione tecnica che accompagna il maxi emendamento e prevede un aumento di 23,1 miliardi nel 2020 e di 28,7 nel 2021.

L’aliquota ridotta al 10 per cento potrebbe salire, nel 2020, nel 13 per cento mentre quella ordinaria, oggi al 22 per cento, potrebbe aumentare al 25,2 per cento nel 2020 e al 26,5 per cento nel 2021 per una stima, secondo il Codacons, di quasi 1.200 euro annui a famiglia.

Aumento delle accise

Tema centrale della campagna elettorale leghista, il taglio delle accise sulla benzina promesso da Matteo Salvini non ci sarà. Non solo: le accise rischiano addirittura di aumentare qualora non si riescano a disinnescare le clausole di salvaguardia previste dal piano triennale. (Qui abbiamo spiegato perché la benzina in Italia costa tanto)

L’incremento sui carburanti varrebbe per il 2020 23 miliardi di euro, che salirebbero a 28,7 nel 2021. Obiettivo: incassare circa 400 milioni in più tra il 2020 e il 2022.

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