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Chi sono i riders e quali misure ha in mente Di Maio sulla loro attività

Immagine di copertina
Credit: GEORGES GOBET

Vengono pagati "a consegna" e non hanno diritti come ferie, malattia, assicurazione contro gli incidenti. Ecco le proteste che hanno attuato finora i riders e cosa prevede su di loro il "decreto Dignità"

Oggi, lunedì 18 giugno, è in programma al ministero del Lavoro l’incontro tra il ministro Luigi Di Maio e i rappresentanti delle aziende che si occupano di consegna di pasti a domicilio: Deliveroo, JustEat, Foodora, Domino’s Pizza e Glovo.

S&D

La tavola rotonda inizia alle ore 14 e al termine sono previste dichiarazioni di Di Maio presso la sala stampa del ministero.

L’incontro arriva dopo un acceso scambio di opinioni tra il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Di Maio e l’amministratore delegato di Foodora Italia Gianluca Cocco.

Cocco aveva dichiarato in un’intervista al Corriere della sera, che se fosse stato confermato il “decreto Dignità” annunciato da Di Maio, Foodora sarebbe stata costretta a lasciare l’Italia.

Di Maio ha risposto con un post Facebook in cui diceva: “È giusto che su questo tema ci si confronti pubblicamente”, ma aggiungeva che “i riders oggi sono il simbolo di una generazione abbandonata dallo Stato” e che “non si accettano ricatti. I nostri giovani prima di tutto”.

Chi sono i riders

Quando fa riferimento ai riders il ministro si riferisce ai fattorini che consegnano i pasti a domicilio per una delle aziende di food delivery, spesso in motorino o in bicicletta.

Si tratta di nuove figure lavorative nate con l’avvento dell’era digitale e della “gig economy“, cioè del lavoro saltuario svolto senza contratto quando serve o quando si può (un altro esempio sono gli autisti di Uber).

Alcuni dei riders vengono pagati a cottimo, cioè con qualche euro “a consegna”.

“Oggi un nostro fattorino guadagna 5 euro per ciascuna consegna e in un’ora ne può fare anche tre”, ha dichiarato al Corriere Gianluca Cocco, ad di Foodora Italia. “In busta paga gli entrano 3,60 euro, il resto è contribuzione Inps e Inail”.

Negli ultimi anni, i riders si sono organizzati in Italia per protestare contro le loro condizioni di lavoro.

A Bologna e a Roma, ad esempio, è nata la Riders Union, un sindacato auto-organizzato dei fattorini che ha di recente proposto l’approvazione di una Carta dei diritti, con cui rivendicare retribuzioni dignitose e diritti, come ferie, malattia, assicurazione contro gli incidenti.

Ad aprile 2018 il Tribunale del lavoro Torino ha respinto il ricorso, il primo di questo tipo in Italia, dei sei riders di Foodora che avevano intentato una causa civile contestando l’interruzione improvvisa del rapporto di lavoro dopo le mobilitazioni del 2016 per ottenere un giusto trattamento economico e normativo.

Di Maio e i riders

Di Maio si è schierato fin dai primi giorni di vita del governo contro questa forma di retribuzione e a favore di maggiori tutele per i riders.

In particolare, ha annunciato l’emanazione del “decreto Dignità”, che in uno dei suoi quattro punti principali contiene proprio la lotta alla precarietà.

“Da Ministro ho deciso di dichiarare guerra al precariato”, ha detto Di Maio rispondendo ieri all’ad di Foodora. “Lo stato continuo di precarietà e incertezza dei giovani italiani sta disgregando la nostra società. Sta facendo impennare il consumo di psicofarmaci. E facendo calare la crescita demografica”.

“La mia intenzione è garantire da un lato le condizioni migliori per i lavoratori, dall’altro consentire alle aziende di operare con profitto per creare nuovo lavoro”.

L’amministratore di Foodora Italia, tuttavia, ha citato dei dati secondo i quali solo il 10 per cento dei riders considerano il loro lavoro stabile. “Il 50 per cento sono studenti, il 25 per cento lo esercita come secondo lavoro e un altro 10 per cento lo considera un’attività di transizione. La durata media è 4 mesi, non di più”.

Cocco parla anche di una ricerca secondo la quale “più del 90 per cento dei riders indica la flessibilità come un pregio di questo lavoro”.

Cos’è il “decreto Dignità”

Giovedì 14 giugno 2018 il ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio ha affermato che il primo provvedimento che adotterà sarà il cosidetto “decreto Dignità“.

Il provvedimento si incentrerà su quattro punti principali, sintetizzabili così: meno burocrazia, contrasto alle delocalizzazioni, lotta alla precarietà, stop alla pubblicità del gioco d’azzardo.

Per quanto riguarda la lotta alla precarietà, Di Maio ha dichiarato: “Il Jobs Act è andato nella direzione dell’eliminazione di diritti e tutele, noi faremo esattamente l’opposto”.

Il provvedimento mira a garantire una paga oraria e una tutela assicurativa a tutti i lavoratori che operano nel settore della consegna dei pasti a domicilio.

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