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Introvabili e contestate: la falsa partenza delle mascherine “made in Regione Lombardia”

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Il video nel quale Giorgio Arca evidenzia quelle che considera le criticità delle mascherine, invitando la Regione Lombardia a ritirarle

Ieri la Giunta regionale ha annunciato la disponibilità delle mascherine fatte produrre da un'azienda locale, ma già sulla prima fornitura si riscontrano problemi. Il presidente dell'associazione di Varese "Noi per l'Ospedale" ne chiede addirittura il ritiro

Così come avevamo dato conto della produzione delle mascherine della Regione Lombardia da parte di un operatore privato e dell’inizio della loro distribuzione gratuita nelle edicole del territorio, dobbiamo anche – purtroppo – riferire di quello che appare come un passo falso. Un inciampo al primo ostacolo, se fosse una prova di atletica.

Mercoledì 8 aprile l’agenzia di stampa della Regione “Lombardia Notizie” pubblica un aggiornamento importante: l’assessore Pietro Foroni, con delega a Territorio e Protezione Civile, annuncia: “Dalla mattina dell’8 aprile pressoché tutte le oltre 3.000 edicole attive in Lombardia hanno a disposizione 50 mascherine per il Coronavirus ciascuna per la distribuzione alla popolazione più bisognosa, per un totale di quasi 200.000 pezzi, che vanno ad aggiungersi ai 3,3 milioni in distribuzione a Comuni e farmacia“.

La scelta di annunciare l’inizio della distribuzione dopo aver già rifornito le edicole sembra ben calibrata, allo scopo di evitare assembramenti di cittadini che, oltre al caos, porterebbero ulteriori rischi di contagio.

Tuttavia, dal controllo effettuato personalmente e da quanto riscontrato presso molti cittadini lombardi, quando la notizia si diffonde, le mascherine sono già esaurite quasi ovunque. Nulla di strano, ovviamente: in Lombardia ci sono oltre 10 milioni di abitanti e, con 200.000 mascherine in circolazione, la probabilità di accaparrarsene una è decisamente bassa.

Qui, però, sta un primo punto critico: a chi devono andare le mascherine? Nello stesso comunicato dell’assessore Foroni si legge: “Invito gli edicolanti a dare la precedenza alle persone più ‘fragili’. Se tutto funzionerà a dovere, questo non resterà un esperimento isolato”.

La domanda sorge spontanea: chi sono i “fragili” (sempre tra virgolette), secondo Regione Lombardia? Sono “la popolazione più bisognosa”, come si legge nel primo paragrafo del comunicato? E, soprattutto, è l’edicolante che deve distinguere tra i propri clienti chi ha il reddito più o meno alto?

La questione non si chiarisce granché nemmeno leggendo la circolare inviata alle farmacie, in accompagnamento alla fornitura di mascherine: “Come cittadino fragile, in prima istanza, si può intendere il cittadino con esenzione da reddito (anche legata a patologia e malattia rara)”.

La circolare inviata alle farmacie lombarde

La formula lascia qualche dubbio, intanto perché parla di una facoltà (se “si può” intendere così, “si può” anche intendere altrimenti, a logica) e poi parla di una “prima istanza” forse perché con la successiva fornitura si potrà, auspicabilmente, allargare il tiro anche al resto dei contribuenti. Nel complesso, non certo il massimo della chiarezza, soprattutto se si sta parlando dei diritti di persone la cui “fragilità” è composta anche dalla difficoltà a comprendere il linguaggio astruso, per ragioni di età, patologia o cultura.

Ma il problema vero è il criterio dell’esenzione da reddito, laddove la connessione con patologie e malattie rare è lasciata solo tra parentesi: se stiamo individuando i “fragili” come destinatari prioritari delle mascherine pubbliche (il ché è giustissimo) non si può mettere sullo stesso piano una persona non abbiente, ma sana, con una persona non abbiente e in più affetta da patologia rara: diverse di queste malattie comportano un indebolimento del sistema immunitario e, quindi, una maggiore esposizione al rischio virale.

In ogni caso, nessuna di queste valutazioni può competere all’edicolante, a maggior ragione senza che ci siano dei controlli e tantomeno delle regole. Nel suo comunicato, l’assessore Foroni dice che invita gli edicolanti a dare la precedenza alle persone “fragili”. Su un presidio di utilità e proprietà pubblica bisognerebbe andare oltre la moral suasion.

Per quando riguarda la distribuzione ai Comuni, chi ha già ricevuto la sua fornitura si sta organizzando secondo criteri propri per far avere le mascherine ai cittadini che ne hanno bisogno. I Sindaci, dei quali non si parla mai abbastanza, fanno da sempre un lavoro durissimo e ingrato, a stretto contatto con un territorio che conoscono bene e che da loro pretende molto. Fino a prova contraria, tenderei a fidarmi di loro.

Fino a qui, in fondo, stiamo parlando di disfunzioni non di certo trascurabili, ma che possono agevolmente essere corrette con la seconda ondata di rifornimenti.

Tra chi ha avuto modo di mettere le mani sulle mascherine “made in Regione Lombardia”, c’è però chi pone un problema sostanziale, invitando addirittura al loro ritiro.

Giorgio Arca, che a Varese è membro di Cittadinanza Attiva e Presidente dell’associazione “Noi per l’ospedale”, ha pubblicato su Facebook un video nel quale espone la sua durissima critica: “La pseudo-mascherina fatta con materiale dei pannolini è veramente un obbrobrio. Per indossarla bisogna infilarla dalla testa perché senza lacci, non rimane fissa, lascia il naso senza protezione”.

“Mi rivolgo alla Giunta Regionale, vi presentate in televisione per vantare i medici e infermieri per il grande lavoro che fanno, ma non li mettete in condizione di operare in sicurezza e questa pseudo-mascherina lo dimostra. Il personale sanitario vuole i dispositivi idonei per curare i cittadini colpiti da Covid-19″.

“A tutti coloro facenti parte del personale sanitario a cui è stato chiesto cosa pensassero di questo dispositivo, tutti in coro hanno detto ciò che ho evidenziato nel video e che questo dispositivo non serve a nulla. È certificato il materiale, ma non la funzionalità del prodotto. Quindi ritirate questo prodotto e non sprecate soldi pubblici acquistando cose che non servono, qualche volta interpellate il personale sanitario che lo deve usare. Vigileremo affinché siano ritirate”.

Il problema che appare più evidente, nel video di Arca, è la difficoltà nel togliere la mascherina: strapparla non è facile e quindi bisogna sfilarla dalla testa, con il rischio che parti potenzialmente infette vengano a contatto con il viso.

La sua denuncia è stata ripresa anche da “Varese News”, la quale aggiunge un ulteriore elemento critico: “Nello stesso video mostrato da Regione Lombardia per presentare la mascherina, si vede l’intervistato che più volte si deve sistemare la copertura sul volto, un’azione che i sanitari ritengono pericolosa”.

Il video realizzato da Regione Lombardia presso la sede di Fippi, azienda produttrice di pannolini, che in questa fase sta realizzando le mascherine
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