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Le 100 morti sospette al Pio Albergo Trivulzio: la punta dell’iceberg di quello che sta succedendo nelle RSA

Immagine di copertina
L'ingresso del Pio Albergo Trivulzio

Sulla "Baggina" indaga sia la Procura di Milano che il Ministero della Salute. I vertici del PAT respingono le accuse di "Repubblica", ma nel contempo si aprono fascicoli anche su altre strutture

Coronavirus RSA Trivulzio: 30 morti solo da inizio Aprile

Oggi la definizione ufficiale è “Azienda di Servizi alla Persona Istituti Milanesi Martinitt e Stelline e Pio Albergo Trivulzio”. La sia deve alla fusione avvenuta nel 2003 con altre due realtà assistenziali che hanno fatto la storia di Milano: Martinitt e Stelline, appunto.

Ma il Trivulzio è dal 1766 parte integrante dell’identità di Milano della suo decantato “cuore in mano”. Nella sua storia ha accolto gli anziani non abbienti della città, inizialmente nel palazzo in pieno centro lasciato come donazione testamentaria dal Principe Antonio Tolomeo Gallo Trivulzio.

Il sempre maggior numero di ospiti ha spinto alla realizzazione di una nuova sede, costruita tra il 1907 e il 1910, è stata realizzata una nuova sede, in via Baggina, la via che conduce verso Baggio. Fino al 1923 era un Comune autonomo, prima di essere annesso alla città e diventare un quartiere dell’attuale Municipio 7.

Oggi la via Baggina si chiama via Trivulzio, ma i milanesi continuano a chiamare “Baggina” il ricovero per gli anziani, profondamente legato alla storia e alla cultura di Milano. Da qui è partita l’indagine di “Mani Pulite”, un’inchiesta giudiziaria destinata a cambiare la storia d’Italia: il primo arresto fu quello di Mario Chiesa, allora presidente del PAT, il 17 febbraio 1992.

Il prossimo 22 maggio la “Baggina” festeggerebbe un secolo dalla sua inaugurazione. Il condizionale è d’obbligo, non solo per le circostanze sanitarie che stanno bloccando Milano e tutta l’Italia, ma anche per il nuovo caso giudiziario in corso.

La Procura di Milano ha infatti aperto un’inchiesta a “modello 44” (a carico di ignoti), a seguito di una denuncia sulla gestione dell’emergenza-Coronavirus nella struttura. In un articolo pubblicato su “Repubblica”, Gad Lerner ha raccolto la testimonianza del geriatra Luigi Bergamaschini, secondo la quale la sua sospensione sarebbe stata legata al fatto di non aver impedito l’uso delle mascherine da parte del personale, contravvenendo alle indicazioni ricevute.

Problematiche simili sono state segnalate anche in altra RSA, tanto è vero che il procuratore aggiunto di Milano Tiziana Siciliano ha spiegato a Repubblica: “Abbiamo vari fascicoli aperti sulle case di riposo, compreso il Trivulzio, e la Don Gnocchi, la Casa famiglia ad Affori, la Sacra famiglia di Cesano Boscone, la Casa di riposo del Corvetto. Nascono da denunce di parenti, congiunti, da soggetti estranei che hanno appreso di situazioni. L’intero sesto dipartimento della Procura sta lavorando sulle varie segnalazioni”.

Sul Trivulzio, il polo geriatrico più importante del Paese, si è mosso anche il Governo: il ministero della Salute ha inviato una squadra di ispettori. La governance della struttura risponde con una nota stampa: “Il Presidente Maurizio Carrara e il Direttore generale Giuseppe Calicchio, dell’ASP IMMS Pio Albergo Trivulzio hanno incaricato i propri legali di procedere alla diffida nei confronti del quotidiano la Repubblica, a seguito dell’articolo in prima pagina, firmato da Gad Lerner, dal titolo ‘La strage nascosta del Trivulzio’. Al legali è stato altresì dato mandato di tutelare, nelle sedi opportune, l’immagine del Trivulzio e l’onorabilità professionale dei responsabili sanitari. Nell’articolo infatti si sostiene che la ‘strage nascosta’ nel mese di marzo riguarderebbe  70 pazienti e nel mese di Aprile 30 pazienti. Quindi cento morti sospette.

“Tale dato, presente sul sito dell’Istituto e ripreso da altri organi di stampa, si riferisce al numero complessivo dei decessi nel mese di marzo, in parte probabilmente riconducibili a Covid-19 senza però che sia stato possibile effettuare i tamponi per accertare la presenza del virus”.

“Il dato del primo trimestre 2020, che tiene conto anche dei decessi di ospiti trasferiti ai Pronto Soccorsi, è in linea con i decessi avvenuti al PAT nel corrispondente trimestre 2019 (170 contro 165), mentre nello stesso periodo sono risultati 15 contro 13 alla RSA Principessa Jolanda. Nel mese di marzo 2020 al PAT sono risultati 18 decessi in più rispetto al corrispondente mese del 2019. Una situazione che non si configura come strage nascosta ma conferma che al PAT non vi sia una situazione fuori controllo . Operativamente il Pio Albergo Trivulzio si è sempre attenuto rigorosamente alle disposizioni delle Autorità sanitarie (OMS, Istituto Superiore di Sanità e Regione Lombardia) per quanto riguarda l’uso dei dispositivi di protezione individuale, così come sui tamponi oro-faringei si è e si attiene alle disposizioni di Regione Lombardia e dell’Agenzia di Tutela della Salute”.

“Disposizioni che riteneva di poter ignorare il prof. Bergamaschini, sospeso anche a tutela della sua salute connessa all’età, e rientrato solo a seguito della sua autocertificazione a proseguire nella collaborazione. E’ grave, inoltre, che il giornalista si sia affidato alle sole dichiarazioni di un rappresentate sindacale interno, senza avvertire la necessità di verificarne l’attendibilità con la dirigenza dell’Istituto e con i responsabili dell’ufficio stampa in contatto quotidianamente con le redazioni dei media non solo cittadini”.

Nel contempo, l’europarlamentare PD Pierfrancesco Majorino, che da tempo sta contestando la gestione delle RSA da parte di Regione Lombardia, ha lanciato attraverso l’associazione Casa Comune una petizione popolare per chiedere al Presidente Attilio Fontana di cambiare strategia in merito.

Leggi anche: 1. Coronavirus, il Governo lavora alla Fase 2: ecco come e quando usciremo di casa / 2. Coronavirus, Presidente Conte: vogliamo la verità. Occorre un discorso al Paese (di R. Bertoni)

3. Coronavirus, Renzi parla di “riaprire l’Italia”. Ma gli scienziati si oppongono: “Follia”. Calenda: “Poco serio” / 4. Coronavirus, Matteo Renzi a TPI: “Non mi rimangio nulla, la pandemia rischia di diventare carestia”

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