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“Ho deciso di ribellarmi: non mi depilo da un anno e finalmente mi sento libera”

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"Mostrare i peli è ancora un tabù, soprattutto per le donne", racconta B. a TPI. Un anno senza depilarsi in nome della libertà femminile

Mostrare i peli? È ancora uno scandalo. Nonostante i progressi, anche recentissimi, dell’emancipazione femminile, quella delle donne che rifiutano la depilazione (in tutto il corpo) sembra essere ancora una battaglia dura da vincere, o perfino da concepire in una società abituata a definire i peli come “superflui” e a non mostrarli mai, neanche nelle pubblicità di cerette e rasoi, popolate di splendide donne che si depilano su una pelle già perfettamente liscia.

Nonostante da una recente ricerca – commissionata da alcuni brand leader nel mercato di rasatura e depilazione – risulti che quella di depilarsi sia per le donne una scelta libera (con il 52 per cento delle 2.550 intervistate che sostiene di farlo “per se stessa” e solo 1 su 5 perché influenzata dalla società), basta considerare il polverone mediatico che ha sollevato la figlia di Madonna, Lourdes Maria, in passerella i primi di settembre con le gambe non depilate, per accorgersi quanto mostrare i peli sia ancora considerato tabù.

Soprattutto dalle donne. “In effetti, paradossalmente, quelle che mi rivolgono gli sguardi più severi sono le donne. Per gli uomini invece non sono inaccettabile, semplicemente quando vedono i miei peli si limitano a cancellare la mia faccia dalla loro agendina sessuale”, dichiara B., ragazza sarda di 26 anni che circa un anno fa ha deciso di smettere di depilarsi in ogni parte del corpo.

Una decisione nata da due esigenze: una di accettazione personale e l’altra di emancipazione sociale, motivo per cui preferisce mantenere l’anonimato: “Al di là dei motivi personali per cui ho liberato una grande psicosi – spiega – non voglio che la mia decisione resti legata al mio volto o al mio nome: il mio intento è convincere le altre donne che depilarsi non deve essere un automatismo e che in generale le scelte che facciamo devono essere libere”.

Prima di mettere alla prova una società che mai come oggi si proclama femminista ma che forse non è ancora in grado di rinunciare a certi stereotipi, B. ha deciso di mettere innanzitutto alla prova se stessa sullo stesso terreno.

“Nonostante sia molto femminista c’erano alcune cose che ancora facevano di me uno stereotipo, proprio come questa necessità di depilarsi. Un modello estetico a cui io credevo molto: odiavo i miei peli, spessi quanto i miei capelli, e per tanto tempo ho pensato fossero un problema da contrastare in ogni modo”, spiega.

“Da adolescente ho iniziato a depilarmi ma avendo la pelle molto sensibile non potevo fare cerette, dovevo usare per forza ogni giorno il rasoio sotto la doccia. Era un rituale che subivo come una schiavitù, senza contare che i peli poco dopo ricominciavano comunque a crescere, più forti di prima”, dice.

“Ho provato anche a risolvere il problema in maniera ormonale. Un ginecologo mi aveva detto che ho tanto testosterone, mi aveva consigliato di bloccarlo con un farmaco e contemporaneamente di aumentare il progesterone con la pillola anticoncezionale. E così ho fatto per 5 anni, ma senza risultati: la crescita dei peli era diminuita del 5-10 per cento e, in compenso, subivo tutti gli effetti collaterali della pillola. Mi sentivo instabile, fragile, non mi riconoscevo più. Quando ho smesso la terapia ormonale mi sono ripresa psicologicamente, ho ritrovato la mia forza di carattere e ho deciso di iniziare questo percorso di accettazione personale”, spiega.

Un percorso comunque a ostacoli. “All’inizio ovviamente si hanno dei ripensamenti. Ci sono volute un sacco di discussioni interiori per capire se mi dava disgusto la presenza dei miei peli perché sono tanti, se averne di meno mi avrebbe dato meno fastidio, se il fastidio era mio o che gli altri mi vedessero, etc. Inoltre, la decisione di smettere di depilarmi l’ho presa all’estero, in Grecia, dove ho vissuto fino a qualche mese fa. Mostrare i peli lì non era così scioccante per la società. Ma tornare in Italia e soprattutto in Sardegna, dove sta la famiglia, è stato duro. Alcuni medici mi hanno bullizzata con offese sessiste dicendomi che volevo essere una “macha”. Ad un certo punto, quest’estate, in un momento in cui non avevo bisogno di altre pressioni addosso, sono stata tentata di depilarmi e annullare tutto il lavoro fatto. Poi ho desistito, ma sono “scappata” a Milano”, spiega.

Dove, tuttavia, una donna con i peli sulle gambe non passa comunque inosservata. “A Milano mi è capitato di riprendere due ragazzi che ridevano tra loro guardando le mie gambe. Non ce l’ho fatta a trattenermi e gliel’ho proprio dovuto dire: “Siete due imbecilli. Adesso fatemi un sorriso, chiedete scusa, vergognatevi, giratevi e continuate la vostra conversazione”. Si sono imbarazzati tantissimo e non sono riusciti neanche a fare il sorriso che gli avevo chiesto. Alla fine gli ho mandato io un bacino, e questo mi fatto provare la sensazione di poter essere io a “molestare” gli uomini perché ho troppo testosterone per loro”, sorride.

Una scelta, quella di B. che forse l’ha resa più libera ma che non le ha facilitato la vita sul fronte dei rapporti umani e sessuali. “Sicuramente avevo anch’io all’inizio questa forma di psicosi per cui se non ti depili hai più difficoltà a “concludere” con una persona e di sicuro, almeno in Italia, è un ostacolo. Eppure, mi rendo conto che tutto questo lavoro che sto facendo sull’accettazione del corpo non fa venire meno la mia sensualità. Certo, ci sono state persone che mi hanno detto chiaramente che il mio aspetto li “buttava giù”, ma è bastato parlargli, spiegarli la mia idea e hanno cambiato completamente atteggiamento”, dice B.

“Devo dire, in ogni caso, che ci sono ancora parti del mio corpo che non mi piace vedere pelose e ci lavoro con calma, per imparare ad accettarle. In ogni caso, non penso che non mi depilerò mai più e, in generale nella vita, spero che mi succeda tante volte di cambiare idea. L’obiettivo che voglio raggiungere è di accettazione per far capire a me stessa innanzitutto e alle altre donne in generale che ogni scelta, in ambito estetico, sessuale, lavorativo deve essere libera”.

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