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Sesso, droga e decadenza: le foto che mostrano i giovani russi durante i rave party

Immagine di copertina
Last Night I'm Done, Arnold Veber

La repressione e la disillusione nella Russia di Putin trova il suo sbocco in una vita notturna in cui i giovani moscoviti trascinano le loro anime attraverso bar e club della città, in fuga dalle tenebre o dalla nostalgia, inseguendo sogni infranti

Il fotografo Arnold Veber ha catturato nei suoi scatti la bellezza e la decadenza dei giovani russi che vivono a Mosca durante le feste o i rave party.

S&D

Dopo la caduta dell’URSS, Vladimir Putin è stato il politico che ha governato il più lungo in Russia sia come presidente sia come primo ministro.

Un’intera generazione di giovani russi nata intorno agli anni 2000 ha infatti vissuto esclusivamente sotto il suo potere politico.

L’oppressione sociale, le libertà civili limitate, la corruzione estesa in gran parte del tessuto politico ed economico, la xenofobia o l’odio aperto del governo guidato da Putin nei confronti del collettivo LGBT, sono alcune delle tristi caratteristiche che raccontano la Russia dell’ultimo ventennio.

Tutta questa repressione e disillusione diffusa trova il suo sbocco in una vita notturna in cui i giovani russi trascinano le loro anime attraverso bar e club della città, in fuga dalle tenebre o dalla nostalgia, inseguendo sogni infranti.

Il progetto Last Night I’m Done consiste in una serie di fotografie scattate da Veber tra il 2014 e il 2015, che mostrano una serie di situazioni vissute, in completa naturalezza, insieme a molti dei suoi amici.

L’artista ha confessato che durante questo lavoro si è più volte domandato il motivo per cui i giovani moscoviti fanno un consumo così elevato di vodka o perché si sentano così demotivati e depressi.

E proprio quella spirale di autodistruzione è stata la sua fonte di ispirazione.

La delicatezza delle sue immagini è il frutto della spontaneità dovuta al reale senso di declino del mondo che sta immortalando.

“Se vedi le stesse persone ogni fine settimana diventi un uomo invisibile con una macchina fotografica”, ha raccontato Veber.

Da qui nasce la totale disinibizione della sua proposta, da cui emerge la sua perfetta malinconia e la sua permanente delusione.

Leggi anche: La fotografa che ha trascorso 8 anni da nomade tra rave e festival illegali

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