Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 15:39
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Esteri

Volo Malaysia Airlines abbattuto nel 2014, la sentenza: “Fu colpito da razzo dei separatisti filorussi”

Immagine di copertina

È stato un missile di tipo Buk sparato da Pervomaisk, una località nel distretto di Lugansk, ad abbattere il volo MH17 della Malaysia Airlines partito da Amsterdam il 14 luglio del 2014 e diretto a Kuala Lumpur. Il mezzo sparì improvvisamente dai radar, colpito dall’artiglieria governata dalla regione che al momento dell’abbattimento era sotto controllo dei militanti separatisti filorussi: morirono tutti, 298 persone, tra passeggeri e membri dell’equipaggio. A oltre otto anni di distanza dai fatti è arrivato il verdetto del tribunale olandese di massima sicurezza allestito vicino all’aeroporto Schiphol di Amsterdam. “Frammenti del missile Buk trovati nei corpi delle vittime sono prova inconfutabile del fatto che fu questo missile a causare l’abbattimento del volo”, ha spiegato la corte, confermando quando stabilito anche dall’inchiesta internazionale.

Il processo era iniziato a marzo 2020, e vedeva quattro imputati. Igor Girkin, ex colonnello di 51 anni del Servizio di sicurezza federale russo (Fsb). All’epoca era ministro della Difesa e comandante delle forze armate dell’autoproclamata Repubblica Popolare di Donetsk, e i suoi subordinati Sergey Dubinskiy, Oleg Pulatov e Leonid Kharchenko. Di questi, soltanto Pulatov era rappresentato al processo da alcuni legali difensori, ed è l’unico a non essere stato condannato. In una registrazione video mostrata in aula, l’imputato ha insistito sulla sua innocenza e ha detto ai giudici: “Ciò che mi importa è che la verità venga rivelata. Per me è importante che il mio Paese non venga incolpato di questa tragedia”. Il suo team di difesa ha anche screditato le prove e sostenuto che Pulatov non abbia avuto un processo equo. I tre condannati, prevede la sentenza, devono pagare insieme 16 milioni di euro più gli interessi ai parenti sopravvissuti, che erano in aula al momento del verdetto.

Ti potrebbe interessare
Esteri / La protesta di Nemo, vincitore dell'Eurovision 2024: "Restituisco il trofeo per la mancata esclusione di Israele"
Esteri / Eileen Higgins è la nuova sindaca di Miami: è la prima volta di una Democratica dal 1997
Esteri / L'Australia è il primo paese al mondo a vietare i social agli under 16
Ti potrebbe interessare
Esteri / La protesta di Nemo, vincitore dell'Eurovision 2024: "Restituisco il trofeo per la mancata esclusione di Israele"
Esteri / Eileen Higgins è la nuova sindaca di Miami: è la prima volta di una Democratica dal 1997
Esteri / L'Australia è il primo paese al mondo a vietare i social agli under 16
Esteri / Elena Basile a TPI: “La guerra ha ridotto l’Europa al vassallaggio. Bisogna rifondare l’Ue”
Esteri / Terre rare e altre materie critiche: la pistola della Cina puntata alla testa degli Stati Uniti
Esteri / Sudan Connection: la geopolitica del massacro tra oro, armi e interessi internazionali
Esteri / L’esperta del Gruppo di Lavoro Onu contro le Sparizioni Forzate Aua Baldé a TPI: “Le vittime registrate in Sudan non sono nemmeno la punta dell’iceberg”
Esteri / Il genocidio in Sudan di cui non parla nessuno
Esteri / La corsa della Cina alla supremazia tecnologica globale
Esteri / Il direttore del programma di Emergency in Sudan, Matteo D’Alonzo, a TPI: “Si combatte di casa in casa, persino tra familiari. E anche con i droni”