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Una storia di lutti, vittorie e sconfitte: perché Biden è l’uomo giusto per guidare l’America del 2021

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Il neo presidente degli Stati Uniti ha dovuto attendere quasi mezzo secolo per coronare il sogno che rincorre dal 1987, quando per la prima volta provò a candidarsi alle primarie del partito. Eppure era necessario che Biden attraversasse un percorso a ostacoli prima di giungere alla Casa Bianca, perché l'America ha bisogno di lui adesso

“Non c’è nessun’altra persona in cui ripongo più speranza di Joe, un uomo che nella vita ha sperimentato la resilienza, che ha fatto propria l’arte di trasformare il dolore in uno scopo. E che farà lo stesso per il nostro Paese. Traendo dal dolore per la pandemia la forza di vaccinare una nazione. Sostituendo le divisioni e l’odio degli ultimi quattro anni con la leadership che cura le nostre ferite e ci riunisce”.

Con queste parole Barack Obama ha commentato il discorso pronunciato ieri dal neo presidente degli Stati Uniti durante la cerimonia d’insediamento: l’ex inquilino della Casa Bianca sa che Joe Biden è la persona giusta per guidare l’America traumatizzata dalla pandemia e dal radicalismo, con una vita segnata da perdite e lutti e che puntualmente è riuscito a rialzarsi. Un politico di lungo corso che in 37 anni da senatore e otto da vicepresidente ha imparato e onorato a Washington le regole della democrazia. Che ha combattuto balbuzie e insicurezze e convissuto con un modo di fare impacciato, ha superato tragedie familiari e sconfitte politiche conservando il suo seggio in Congresso.

Biden ha dovuto aspettare oltre 30 anni per coronare il sogno che rincorre dal 1987, quando per la prima volta provò a diventare presidente degli Stati Uniti candidandosi alle primarie del partito democratico. Eppure qualcosa lascia pensare che quel sogno, sfumato anche nel 2008 e nel 2015, quando tentò nuovamente di correre per la presidenza, doveva realizzarsi adesso, nel momento in cui la pandemia causa ancora migliaia di vittime ogni giorno e il terrorismo è una minaccia interna.

Potrebbe essere lui l’uomo giusto per provare a formare quell’Unione “più perfetta” che i padri fondatori hanno immaginato per gli Stati Uniti quando hanno scritto la Costituzione, perché il carattere di Biden è stato forgiato dalle difficoltà ma anche da una forza inesorabile di affrontare il futuro e tentare di raggiungere un senso di completezza. “Reality has a way of intruding” (“la realtà trova sempre il suo modo di intrufolarsi”), disse parlando all’Università di Yale nel 2015 mentre suo figlio Beau veniva ricoverato d’urgenza in ospedale per un tumore. Sarebbe morto pochi giorni dopo.

Non era la prima volta che il presidente affrontava una grave perdita: nel 1977, mentre a soli 30 anni viveva il sogno americano di un giovane senatore con una famiglia quasi perfetta, la moglie Neila e la figlia Naomi morirono in un incidente stradale. Biden era una delle più fresche promesse della Camera alta, ma il dolore fu così forte che pensò di rinunciare all’incarico. “Non so come faranno i miei figli ad andare avanti senza una madre”, disse dopo l’incidente. “Voi potete trovare un nuovo senatore ma loro non potranno trovare un nuovo padre”.

Eppure furono proprio i colleghi del Congresso e lo stesso presidente Richard Nixon a spingerlo ad andare avanti, trasformando il dolore in coraggio. Il Senato approvò una mozione per permettergli di prestare giuramento da casa e non a Washington, e Biden giurò dall’ospedale, accanto al letto del figlio Beau. Decise poi di fare il pendolare, tornando ogni sera da Washington a Wilmington per restare accanto ai figli convalescenti per tre anni: 170 chilometri e un’ora e mezzo di treno dalla Union Station di DC a quella della capitale del Delaware poi intitolata in suo onore.

Cinque anni dopo conobbe la moglie Jill Jacobs in un “appuntamento al buio”, spronato a incontrarla dal fratello Son dopo aver visto una foto apparsa su una pubblicità locale, la sposò e ebbe con lei la figlia Ashley. Nel frattempo fu rieletto senatore per sette mandati consecutivi  ricoprendo incarichi di responsabilità come quello di presidente della commissione Esteri del Senato, battendosi per i diritti civili ma anche per cause più care ai conservatori. Poi il ruolo da vicepresidente offertogli da Obama: un altro modo di rialzarsi dopo aver perso le primarie del 2008 proprio contro la stella nascente dell’Illinois con un misero 0,98 per cento.

Ma nel 2020 Biden ci ha provato ancora, sconfiggendo alle primarie candidati favoriti come Bernie Sanders e battendo il più controverso avversario della storia repubblicana con 7 milioni di voti di scarto e un record di preferenze, riconquistando gli stati in bilico e le roccaforti rosse che non eleggevano un presidente democratico dagli anni novanta. Mantenendo quella calma inesorabile e quell’ottimismo con cui poco dopo la mezzanotte del 3 novembre 2020, mentre Trump dichiarava di aver vinto le elezioni, invitava i cittadini ad attendere con fiducia il vero esito del voto. Forse dentro di sé sapeva che il suo momento stava per arrivare.

Biden entra oggi alla Casa Bianca insieme a una famiglia numerosa e unita, la moglie Jill, i due figli Hunter e Ashley e i sette nipoti, raccogliendo tra le mani un Paese diviso e ferito, con un bilancio di morti per Covid che supera quello della seconda guerra mondiale, un’economia in recessione, un numero record di omicidi di massa registrato nel 2019 e un processo di impeachment contro l’ex presidente ancora in corso. Un Paese incompleto, per dirla con le parole di Amanda Gorman, la poetessa 22enne intervenuta durante la cerimonia d’insediamento sulla scalinata di Capitol Hill. Ma la storia politica e personale di Biden suggeriscono che sia lui il presidente adatto a far andare avanti questa America, adesso.

Leggi anche: 1. Biden cancella subito Trump: gli Usa rientrano negli accordi di Parigi sul clima 2. Joe Biden si commuove nell’ultimo discorso prima del giuramento e cita James Joyce: “Scusate l’emozione” 3. Joe Biden: può essere lui l’anti-Trump? 4. Biden è presidente, la buona America è tornata (di G. Gramaglia)
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