Unhcr lancia la campagna “Torniamo a sentire”: su TPI la testimonianza di Emmanuel, rifugiato e agricoltore in lotta contro la siccità
Nonostante i tagli ai finanziamenti nel settore umanitario, l’Unhcr è presente sul campo fornendo assistenza e protezione a rifugiati e sfollati. Ma le risorse sono drammaticamente insufficienti e serve l’aiuto di tutti
Nkurikiyimana Emmanuel fa l’agricoltore, ha 42 anni e viene dal Ruanda ma oggi vive come rifugiato nel campo profughi di Dzaleka, in Malawi, dove però deve far fronte al problema della siccità. “In passato pioveva di più e più spesso. Oggi è diverso”, racconta in un video pubblicato in esclusiva da TPI per l’Unhcr. “Quando perdo i miei prodotti, la mia famiglia soffre la fame”. Ledy Zaka invece ha 22 anni, è una madre, vive nel campo profughi di Doro, in Sud Sudan, ed è una dei quasi 13 milioni tra sfollati e rifugiati che sono stati costretti a fuggire dal conflitto in corso da oltre due anni nel vicino Sudan. “La vita è dura qui nel campo. Il problema è la fame. A volte non mangio per tre o quattro giorni. Anche i miei figli piangono per la fame”, racconta. “Alcune persone dormono, altre muoiono di fame e di sete. Come madre, mi sento come se la testa stesse per esplodere. Ho pensato di morire anche io”.
La loro sopravvivenza, come quella di milioni di persone, è oggi a rischio per via dell’insicurezza alimentare acuta e dei drastici ed estesi tagli ai fondi per gli aiuti umanitari da parte di alcuni governi. Tantissime persone che dipendono da questa assistenza si sono ritrovate, da un giorno all’altro, con razioni di cibo drasticamente ridotte o completamente azzerate. Quasi 1 milione di rifugiati sudanesi non riceveranno più alcuna assistenza alimentare. 500 mila sfollati in Sudan rischiano di non avere più accesso all’acqua, ai servizi igienici e all’assistenza medica. In Etiopia sono stati chiusi quattro dei sette servizi nutrizionali per rifugiati, mettendo a rischio di malnutrizione grave 80 mila bambini sotto i cinque anni.
La raccolta fondi dell’Unhcr
Per contribuire a rispondere a questa situazione, l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) ha lanciato la campagna “Torniamo a sentire”, che ha l’obiettivo di raccogliere con la massima urgenza fondi indispensabili per la sopravvivenza di milioni di persone in Paesi come il Sudan, Sud Sudan, Ciad ed Etiopia. Giunta alla sua seconda edizione, l’iniziativa mira a promuovere il fondamentale valore della solidarietà e dell’empatia verso milioni di persone vittime dei conflitti e della fame, che stanno ora subendo anche gli effetti catastrofici dei tagli.
“I tagli ai finanziamenti nel settore umanitario stanno mettendo in pericolo un numero altissimo di vite umane”, commenta Laura Iucci, direttrice della raccolta fondi di Unhcr Italia. “Rischiano inoltre di vanificare gli sforzi di stabilizzazione di intere aree geografiche. Privare le persone di beni indispensabili come cibo e acqua significa, infatti, spingerle nelle mani di trafficanti che offriranno loro di spostarsi altrove. Con questa campagna, vogliamo ribadire che tagliare gli aiuti umanitari vuol dire tradire i principi di solidarietà che definiscono la nostra umanità. Non lasciamoci sopraffare dal senso di impotenza o, peggio, dall’indifferenza. Torniamo a sentire con il cuore questo grido silenzioso di milioni di persone. Questo è il momento di donare e offrire il meglio della nostra generosità e umanità”.
Nonostante i tagli, l’Unhcr è presente sul campo in Sudan e nei Paesi di accoglienza dove continua il suo lavoro di assistenza e protezione di rifugiati e sfollati, fornendo supporto psicosociale a rifugiati, bambini e vittime di violenza di genere; monitoraggio e trattamento della malnutrizione; cliniche mobili e assistenza sanitaria d’emergenza; assistenza economica diretta per coprire i bisogni essenziali. Ma le risorse sono drammaticamente insufficienti e serve l’aiuto di tutti: il piano regionale di risposta umanitaria per il Sudan è finanziato solo al 12 per cento. Per donare clicca qui. I fondi raccolti saranno destinati a sostenere le operazioni umanitarie in Sudan, Sud Sudan, Ciad ed Etiopia.
Come la pensano gli italiani
Un problema a cui i nostri concittadini non si mostrano affatto indifferenti. In occasione della campagna “Torniamo a Sentire” infatti, AstraRicerche ha condotto un sondaggio per analizzare le reazioni emotive degli italiani una volta messi di fronte a una foto che ritrae un bambino in condizioni di malnutrizione e un operatore di Unhcr.

Dallo studio emerge che, pur sentendo la crisi lontana dalla propria vita quotidiana, gli italiani provano emozioni forti: tristezza (44,5 per cento), compassione (34,1 per cento), preoccupazione (27,7 per cento) e speranza (36,3 per cento). C’è un’empatia viscerale, che nasce più dallo stomaco (39,7 per cento) e dal petto (27 per cento) che dalla testa (10,6 per cento). Tuttavia la questione dei tagli sembra ancora poco nota: solo il 10,9 per cento degli intervistati conosce bene il tema, ma una volta informati, 8 italiani su 10 li giudicano ingiusti e sbagliati.