Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 17:55
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Esteri

“Ciò di cui ha bisogno il mondo arabo è la libertà di stampa”: l’ultimo articolo di Khashoggi

Immagine di copertina

Il Washington Post ha pubblicato l'ultimo l'editoriale del giornalista saudita, arrivato in redazione il giorno dopo la sua scomparsa

“Secondo le classifiche internazionali sulla libertà di stampa, c’è solo un paese del mondo arabo considerato ‘libero’. Tre sono considerati ‘parzialmente liberi’ e tutti gli altri vivono in una condizione in cui la stampa non è libera”. Comincia così l’editoriale di Jamal Khashoggi, pubblicato giovedì 18 ottobre dal Washington Post.

Il contributo del giornalista saudita, scomparso il 2 ottobre 2018 nell’ambasciata dell’Arabia Saudita a Istanbul e probabilmente ucciso poco dopo, si apre con un’introduzione del caporedattore Karen Attiah.

“Ho ricevuto questo articolo dal traduttore di Jamal Khashoggi il giorno dopo la sua scomparsa, ho aspettato a pubblicarlo perché speravo che sarebbe tornato, l’avremmo controllato insieme – scrive commosso Attiah – ma ora devo accettarlo: non accadrà mai”.

“In questo pezzo è chiaro il suo impegno e la sua passione per la libertà nel mondo arabo: una libertà per la quale ha pagato con la vita”.

Nel suo editoriale, Khashoggi parla di una “cortina di ferro” nel mondo arabo, “imposta non da agenti esterni ma da forze interne in lotta per il potere”.

“A causa dell’assenza di libertà di stampa, la maggior parte degli arabi non è informata o riceve informazioni scorrette”, e aggiunge: “in Paesi dove domina la narrativa controllata dallo stato, la gran parte della popolazione cade vittima di una narrativa falsa”.

“Le speranze delle primavere arabe si sono rapidamente infrante”, ricorda con rammarico lo scrittore saudita. “Queste società o sono ricadute nel vecchio status quo oppure hanno affrontato condizioni ancora più dure di prima”.

Khashoggi ringrazia il quotidiano americano per aver tradotto i suoi articoli in arabo ed auspica la creazione di una “piattaforma per le voci arabe: attraverso la creazione di un forum internazionale indipendente, isolato dall’influenza dei governi nazionalisti che diffondono odio attraverso la propaganda, la gente comune del mondo arabo sarebbe in grado di affrontare i problemi strutturali che la società in cui vive presenta”.

Ti potrebbe interessare
Esteri / La protesta di Nemo, vincitore dell'Eurovision 2024: "Restituisco il trofeo per la mancata esclusione di Israele"
Esteri / Eileen Higgins è la nuova sindaca di Miami: è la prima volta di una Democratica dal 1997
Esteri / L'Australia è il primo paese al mondo a vietare i social agli under 16
Ti potrebbe interessare
Esteri / La protesta di Nemo, vincitore dell'Eurovision 2024: "Restituisco il trofeo per la mancata esclusione di Israele"
Esteri / Eileen Higgins è la nuova sindaca di Miami: è la prima volta di una Democratica dal 1997
Esteri / L'Australia è il primo paese al mondo a vietare i social agli under 16
Esteri / Elena Basile a TPI: “La guerra ha ridotto l’Europa al vassallaggio. Bisogna rifondare l’Ue”
Esteri / Terre rare e altre materie critiche: la pistola della Cina puntata alla testa degli Stati Uniti
Esteri / Sudan Connection: la geopolitica del massacro tra oro, armi e interessi internazionali
Esteri / L’esperta del Gruppo di Lavoro Onu contro le Sparizioni Forzate Aua Baldé a TPI: “Le vittime registrate in Sudan non sono nemmeno la punta dell’iceberg”
Esteri / Il genocidio in Sudan di cui non parla nessuno
Esteri / La corsa della Cina alla supremazia tecnologica globale
Esteri / Il direttore del programma di Emergency in Sudan, Matteo D’Alonzo, a TPI: “Si combatte di casa in casa, persino tra familiari. E anche con i droni”