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Ratzinger risponde alle accuse di aver coperto i preti pedofili: “Vergogna e dolore per gli abusi. Chiedo perdono, ma non sono un bugiardo”

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Ratzinger: “Vergogna e dolore per gli abusi, chiedo perdono”

Joseph Ratzinger chiede perdono per gli abusi sessuali commessi nella diocesi di Monaco anche nel periodo in cui il Papa emerito Benedetto XVI era vescovo e responsabile della diocesi.

S&D

“Posso solo esprimere nei confronti di tutte le vittime di abusi sessuali la mia profonda vergogna, il mio grande dolore e la mia sincera domanda di perdono” ha dichiarato Ratzinger in una lettera inviata il 6 febbraio scorso in risposta alle 8mila pagine di atti in formato digitale relativi agli abusi sessuali commessi da preti a Monaco dal 1945 al 2019.

“Ho avuto grandi responsabilità nella Chiesa cattolica – dichiara il Papa emerito – Tanto più grande è il mio dolore per gli abusi e gli errori che si sono verificati durante il tempo del mio mandato nei rispettivi luoghi. Ogni singolo caso di abuso sessuale è terribile e irreparabile. Alle vittime degli abusi sessuali va la mia profonda compassione e mi rammarico per ogni singolo caso”.

Alla lettera di Ratzinger è allegata anche un’analisi degli esperti di diritto canonico Stefan Mückl, Helmuth Pree, Stefan Korta e Carsten Brennecke, nella quale si nega che, all’epoca dei fatti, Ratzinger fosse a conoscenza che un sacerdote accolto nella diocesi di Monaco fosse un abusatore. Nel rapporto, inoltre, si nega il coinvolgimento dell’allora vescovo di Monaco in altri casi di abusi.

“Mi ha profondamente colpito – scrive ancora Ratzinger – che la svista sia stata utilizzata per dubitare della mia veridicità, e addirittura per presentarmi come bugiardo. Tanto più mi hanno commosso le svariate espressioni di fiducia, le cordiali testimonianze e le commoventi lettere d’incoraggiamento che mi sono giunte da tante persone”.

Poi, quello che suona come una sorta di testamento spirituale: “Ben presto mi troverò di fronte al giudice ultimo della mia vita. Anche se nel guardare indietro alla mia lunga vita posso avere tanto motivo di spavento e paura, sono comunque con l’animo lieto perché confido fermamente che il Signore non è solo il giudice giusto, ma al contempo l’amico e il fratello che ha già patito egli stesso le mie insufficienze e perciò, in quanto giudice, è al contempo mio avvocato (Paraclito). In vista dell’ora del giudizio mi diviene così chiara la grazia dell’essere cristiano. L’essere cristiano mi dona la conoscenza, di più, l’amicizia con il giudice della mia vita e mi consente di attraversare con fiducia la porta oscura della morte”.

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