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Pedofilia, quasi 500 vittime di abusi nella diocesi di Monaco. Ratzinger non agì di fronte a 4 casi

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Dal 1954 al 2019 sono almeno 497 le vittime di abusi sessuali nell’Arcidiocesi di Monaco e Frisinga che ha visto il papa emerito Joseph Ratzinger, 94 anni, vescovo dal 1977 al 1982. È quanto emerso dal rapporto commissionato dalla diocesi tedesca allo studio legale Westpfahl Spilker Wastl e pubblicato oggi. Ad aver commesso gli abusi sessuali, secondo il rapporto, sono state almeno 235 persone: 173 preti, 9 diaconi, 5 referenti pastorali, 48 nell’ambito scolastico.

Secondo il dossier, in quegli anni Ratzinger sarebbe stato informato sui fatti e non avrebbe bloccato alcuni sacerdoti accusati di pedofilia. Anzi, questi avrebbero continuato il loro lavoro senza sanzioni. “Lui sostiene che non sapeva di certi fatti, anche se noi crediamo che non sia così, secondo quello che sappiamo”, ha detto l’avvocato Martin Pusch in una conferenza stampa a Monaco di Baviera.

La testata tedesca Die Zeit, inoltre, in questi giorni ha ripreso un documento del tribunale ecclesiastico del 2016 riguardante il caso di “Padre H.”. L’accusa per Ratzinger era quella di non aver fermato l’operato di Peter H., accusato di 23 casi di abusi sessuali compiuti su minori tra gli 8 e i 16 anni, tra il 1973 e il 1996. Il fedele segretario di Benedetto XVI, Georg Gänswein, però, ha smentito: il Papa emerito non era a conoscenza di quei fatti.

Ratzinger è stato il primo pontefice a chiedere perdono a Piazza San Pietro e davanti ai sacerdoti per i casi di pedofilia nella Chiesa. Era il 2010, anno in cui ha firmato le nuove norme contro gli abusi.

L’attuale arcivescovo di Monaco e Frisinga, il cardinale Reinhard Marx, lo scorso giugno aveva dato le proprie dimissioni poi respinte da Papa Francesco. Aveva parlato di “Catastrofe” nella gestione degli abusi, per tutte le coperture che c’erano state e i trasferimenti dei predi pedofili, e si assumeva la “responsabilità istituzionale” per quanto accaduto in passato. Ma anche Marx è comparso nel rapporto a causa di una “condotta scorretta” nel gestire due casi da arcivescovo.

Nel rapporto è emerso, inoltre, che le 490 vittime erano prevalentemente di sesso maschile, il 60% aveva tra gli 8 e i 14 anni. “La Santa Sede ritiene di dover dare la giusta attenzione al documento di cui al momento non conosce il contenuto. Nei prossimi giorni, a seguito della sua pubblicazione, ne prenderà visione e potrà opportunamente esaminarne i dettagli. Nel reiterare il senso di vergogna e il rimorso per gli abusi sui minori commessi da chierici, la Santa Sede assicura vicinanza a tutte le vittime e conferma la strada intrapresa per tutelare i più piccoli, garantendo loro ambienti sicuri”, ha dichiarato il portavoce vaticano, Matteo Bruni.

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