Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 18:46
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Esteri

Perché un documentario sulla corruzione in Russia è finito su Pornhub

Immagine di copertina

Dopo che un tribunale russo ha censurato il film dell'oppositore di Putin Alexey Navalny qualcuno lo ha caricato sul famoso sito di pornografia statunitense

Sul sito per adulti PornHub è comparso da qualche giorno il video-documentario realizzato dal blogger anti-Putin Alexei Navalny. Il filmato – che non ha al suo interno alcun contenuto pornografico – mostra l’oppositore russo perfettamente vestito mentre denuncia la corruzione dei funzionari russi, incluso il primo ministro Dmitry Medvedev.

L’eloquente titolo del video è: “Russian Corrupted Politician Fucked Hard”.

La pubblicazione del documentario sul sito arriva dopo che un tribunale russo ha emesso una sentenza contro Navalny censurando il suo documentario diffuso online.

A causa del provvedimento i sostenitori del leader d’opposizione russo hanno quindi dovuto inventare vie alternative per far arrivare il loro messaggio. E lo hanno fatto sfruttando la visibilità del famoso sito pornografico statunitense, che non è sottoposto ad alcun blocco nel paese.

Dopo il caricamento, PornHub ha contattato Navalny sul social media russo VKontakte, facendogli sapere di poter inviare ulteriori clip al suo sito. “Grazie, non lo cancellerò. Aiuterà molti cittadini a capire cosa fanno i funzionari corrotti al popolo russo”, ha risposto Navalny.

Il documentario si concentra in particolare sul primo ministro russo Dmitry Medvedev, anche se a citare in giudizio Navalny è stato l’uomo d’affari Alisher Usmanov. Medvedev ha respinto le accuse dicendo che sono state “costruite”.

In un’intervista con il sito statunitense Vox, il vicepresidente di Pornhub Corey Price ha spiegato che il sito è “una piattaforma video che funziona in modo molto simile a YouTube, in quanto gli utenti possono caricare i propri video, a patto che dispongano di un account e che il contenuto aderisca ai termini di servizio”.

“Non abbiamo una posizione politica su Putin o il governo russo in generale”, ha precisato Price.

Il documentario di Navalny è stato pubblicato a marzo 2017 e ha contribuito a portare alle proteste di massa durante le quali lo stesso Navalny è stato arrestato e poi rilasciato dal carcere. Il 27 aprile il capo dell’opposizione russa è stato aggredito con un anestetico verde, per fortuna senza conseguenze a lungo termine.

Ti potrebbe interessare
Esteri / La protesta di Nemo, vincitore dell'Eurovision 2024: "Restituisco il trofeo per la mancata esclusione di Israele"
Esteri / Eileen Higgins è la nuova sindaca di Miami: è la prima volta di una Democratica dal 1997
Esteri / L'Australia è il primo paese al mondo a vietare i social agli under 16
Ti potrebbe interessare
Esteri / La protesta di Nemo, vincitore dell'Eurovision 2024: "Restituisco il trofeo per la mancata esclusione di Israele"
Esteri / Eileen Higgins è la nuova sindaca di Miami: è la prima volta di una Democratica dal 1997
Esteri / L'Australia è il primo paese al mondo a vietare i social agli under 16
Esteri / Elena Basile a TPI: “La guerra ha ridotto l’Europa al vassallaggio. Bisogna rifondare l’Ue”
Esteri / Terre rare e altre materie critiche: la pistola della Cina puntata alla testa degli Stati Uniti
Esteri / Sudan Connection: la geopolitica del massacro tra oro, armi e interessi internazionali
Esteri / L’esperta del Gruppo di Lavoro Onu contro le Sparizioni Forzate Aua Baldé a TPI: “Le vittime registrate in Sudan non sono nemmeno la punta dell’iceberg”
Esteri / Il genocidio in Sudan di cui non parla nessuno
Esteri / La corsa della Cina alla supremazia tecnologica globale
Esteri / Il direttore del programma di Emergency in Sudan, Matteo D’Alonzo, a TPI: “Si combatte di casa in casa, persino tra familiari. E anche con i droni”