Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 10:32
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Esteri

Per la prima volta la metropolitana indiana assume le transessuali

Immagine di copertina

Fanno parte della comunità hijra, il terzo sesso oggetto di violenza e discriminazione. La possibilità di lavorare a Kochi permetterà la loro integrazione nella società

L’integrazione delle transessuali nella società indiana comincia attraverso la decisione dell’azienda che gestisce la metropolitana di Kochi, nel sud del paese. Le donne transessuali che prima chiedevano l’elemosina nelle stazioni, dal mese di maggio 2017 vendono i biglietti e assistono i passeggeri nella rete cittadina.

— Questa notizia puoi leggerla direttamente sul tuo Messenger di Facebook. Ecco come

Le 23 persone assunte fanno parte della comunità hijra, il cosiddetto terzo sesso indiano che per secoli è stato venerato dalla cultura indiana, ma che dopo la colonizzazione, però, è stato oggetto di discriminazione e violenza.

La maggioranza di queste persone difficilmente riesce a trovare un’occupazione ed è costretta a prostituirsi o a fare l’elemosina per mantenersi.

Rashmi CR, portavoce della Kochi Metro Rail ha parlato di un progetto per rendere i treni più inclusivi: “Vogliamo che la metro non sia solo un mezzo di trasporto, ma un progetto per migliorare il sostentamento delle persone”, ha detto.

Il servizio che le transessuali svolgeranno nella metropolitana darà loro la possibilità di interagire con i passeggeri e permetterà quindi di limitare le occasioni di esclusione a cui sono spesso costrette. 

L’azienda ha dato la possibilità alle nuove dipendenti di partecipare a corsi di formazione per comportarsi correttamente con il pubblico e per migliorare l’autostima.

“La metro di Kochi è la prima società in India ad accettarci. È un grande risultato per noi”, ha commentato Vincy, una delle neo assunte, al quotidiano britannico The Guardian. “Mi sento molto a mio agio. Gli altri lavoratori sanno come rispettarmi, perché la metro di Kochi ci riconosce”, ha aggiunto.

Le difficoltà di integrazione lavorativa incontrate dalle transessuali indiane è legata anche alla vita che di solito conducono. La scarsa istruzione, la prostituzione e i precedenti penali non sono un buon biglietto da visita per le aziende che cercano dipendenti.

— Non restare fuori dal mondo. Iscriviti qui alla newsletter di TPI e ricevi ogni sera i fatti essenziali della giornata

Ti potrebbe interessare
Esteri / La protesta di Nemo, vincitore dell'Eurovision 2024: "Restituisco il trofeo per la mancata esclusione di Israele"
Esteri / Eileen Higgins è la nuova sindaca di Miami: è la prima volta di una Democratica dal 1997
Esteri / L'Australia è il primo paese al mondo a vietare i social agli under 16
Ti potrebbe interessare
Esteri / La protesta di Nemo, vincitore dell'Eurovision 2024: "Restituisco il trofeo per la mancata esclusione di Israele"
Esteri / Eileen Higgins è la nuova sindaca di Miami: è la prima volta di una Democratica dal 1997
Esteri / L'Australia è il primo paese al mondo a vietare i social agli under 16
Esteri / Elena Basile a TPI: “La guerra ha ridotto l’Europa al vassallaggio. Bisogna rifondare l’Ue”
Esteri / Terre rare e altre materie critiche: la pistola della Cina puntata alla testa degli Stati Uniti
Esteri / Sudan Connection: la geopolitica del massacro tra oro, armi e interessi internazionali
Esteri / L’esperta del Gruppo di Lavoro Onu contro le Sparizioni Forzate Aua Baldé a TPI: “Le vittime registrate in Sudan non sono nemmeno la punta dell’iceberg”
Esteri / Il genocidio in Sudan di cui non parla nessuno
Esteri / La corsa della Cina alla supremazia tecnologica globale
Esteri / Il direttore del programma di Emergency in Sudan, Matteo D’Alonzo, a TPI: “Si combatte di casa in casa, persino tra familiari. E anche con i droni”