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Israele, accordo con l’estrema destra: Netanyahu sospende la riforma della giustizia

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Israele, accordo con l’estrema destra: Netanyahu sospende la riforma della giustizia

Il primo round l’hanno vinto i manifestanti. Dopo 11 settimane di proteste, il governo Netanyahu ha deciso di sospendere la controversa riforma della giustizia. Uno stop che arriva dopo feroci proteste e lunghe trattative con le frange più estreme della sua maggioranza, che minacciavano di far cadere il governo.

A far precipitare la situazione è stata la scelta di Netanyahu di rimuovere il ministro della Difesa Yoav Gallant, critico della riforma, spingendo centinaia di migliaia di manifestanti a scendere di nuovo in strada e i sindacati ad annunciare uno sciopero generale, con chiusure in aeroporti, porti, ospedali e università.

Una mobilitazione senza precedenti contro la riforma con cui il nuovo governo di Benjamin Netanyahu, il più a destra nella storia della stato ebraico, prometteva di fermare una Corte suprema giudicata “troppo potente”. Ad avversare le proposte la parte più secolare del paese e anche i governi occidentali, Stati Uniti in testa, mentre la destra religiosa considera la riforma un punto essenziale del programma del governo. Al punto che il leader di estrema destra Itamar Ben Gvir, a capo di Otzma Yehudit (Forza ebraica), oggi aveva minacciato di far cadere l’esecutivo in caso di sospensione dell’iter legislativo, come chiesto anche dal presidente Herzog.

Dopo lunghe trattative che hanno costretto Netanyahu a rinviare un discorso già in programma per stamattina, Otzma Yehudit si è accordata per rinviare la riforma alla prossima sessione parlamentare, che inizierà a maggio, in cambio dell’istituzione di una “guardia nazionale” a difesa della sicurezza pubblica. Un compromesso contestato dall’opposizione, che ha invitato lo Shin Bet, il servizio di sicurezza interno, a opporsi alla formazione di una “milizia” di estrema destra. Secondo l’ex capo della polizia Moshe Karadi, Ben Gvir “ha formato una milizia privata per i suoi bisogni politici” e sta “smantellando la democrazia israeliana”.

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