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Home » Esteri

Guerra Israele-Hamas, le ultime notizie. Israele si appropria di 800 ettari nella Valle del Giordano. Gaza, continua l’assedio dell’ospedale Shifa. Oltre 32mila morti dal 7 ottobre. Consiglio Sicurezza Onu boccia proposta Usa per una tregua: veto di Cina e Russia. Netanyahu: “A Rafah anche senza gli Usa”. Blinken: “Non è il modo migliore per difendere Israele” | DIRETTA

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Credit: AGF

Diretta live della guerra tra Israele e Hamas oggi, venerdì 22 marzo

A 166 giorni dagli attentati del 7 ottobre compiuti in Israele da Hamas e dalla Jihad Islamica non si ferma la guerra nella Striscia di Gaza: il bilancio delle vittime si attesta intorno ai 32 mila morti e ai 74 mila feriti. Proseguono però anche i negoziati tra Tel Aviv e il gruppo terroristico palestinese per un cessate il fuoco: secondo il segretario di Stato Usa Antony Blinken, “la distanza tra le parti si sta riducendo e una tregua è possibile”. Dopo essere stato giovedì in Arabia Saudita e ieri in Egitto, oggi il capo della diplomazia statunitense è atteso proprio in Israele per incontrare il premier Benjamin Netanyahu e il suo gabinetto di guerra. Non si placano però gli scontri al confine con il Libano tra lo Stato ebraico e Hezbollah. Si infiamma anche la crisi nel Mar Rosso dove i ribelli yemeniti filo-iraniani Houthi non smettono di bersagliare le navi collegate a Israele e ai suoi alleati.

DIRETTA

Ore 18,00 – Spagna, Irlanda, Malta e Slovenia riconosceranno lo Stato di Palestina – Spagna, Irlanda, Malta e Slovenia hanno raggiunto un accordo per il riconoscimento dello Stato palestinese. Lo ha annunciato oggi in conferenza stampa il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez al termine del Consiglio dei capi di Stato e di governo dell’Unione europea tenuto oggi a Bruxelles, secondo cui l’intesa è stata raggiunta durante un incontro tenuto stamattina a margine del Consiglio europeo con i suoi omologhi irlandese, il dimissionario Leo Varadkar; maltese, Robert Abela; e sloveno, Robert Golob. Parlando a nome di Madrid, Sanchez ha dichiarato di aspettarsi che il riconoscimento avvenga durante l’attuale legislatura iniziata lo scorso anno (e che si concluderà tra tre anni). “Siamo d’accordo sul fatto che l’unico modo per raggiungere pace e stabilità durature nella regione sia attraverso l’attuazione di una soluzione a due Stati, con gli Stati israeliano e palestinese che vivono fianco a fianco, in pace e sicurezza”, si legge in una dichiarazione congiunta pubblicata dal governo della Repubblica d’Irlanda subito dopo la riunione. Dal 1988, 139 dei 193 Stati membri delle Nazioni Unite hanno riconosciuto lo Stato palestinese.

Ore 17,30 – Blinken a Netanyahu: “Azione a Rafah non è il modo migliore per difendere Israele” – Un’operazione militare terrestre a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza dove si sono rifugiati 1,5 milioni di sfollati, “non è il modo migliore per difendere Israele” secondo il segretario di Stato degli Stati Uniti, Antony Blinken, che oggi a Tel Aviv ha incontrato prima il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e poi i membri del gabinetto di guerra dello Stato ebraico. “Una grande operazione militare di terra non è il modo migliore per difendere Israele”, ha detto il capo della diplomazia statunitense alla stampa riunita all’aeroporto internazionale Ben Gurion. “Rischia di uccidere molti più civili”. Il segretario di Stato Usa non è entrato nei dettagli dei suoi incontri con Netanyahu, con il gabinetto di guerra israeliano e con l’ex ministro ed ex capo di Stato maggiore Benny Gantz ma le ricostruzioni ufficiali e sulla stampa hanno tradito una certa tensione tra Washington e Tel Aviv. Secondo una nota diramata oggi dal portavoce del Dipartimento di Stato Usa, Matthew Miller, durante la sua visita Blinken ha sottolineato la necessità di proteggere i civili nella Striscia di Gaza e di garantire la consegna degli aiuti umanitari alla popolazione sia via terra che via mare. Qualcosa su cui, ha dichiarato in un video il premier Netanyahu, Israele “sta lavorando”. Per il quotidiano Yedioth Ahronoth, il capo della diplomazia americana “ha esercitato una pressione significativa” su Israele con l’obiettivo di persuadere Tel Aviv a consentire il ritorno dei residenti nella parte settentrionale della Striscia di Gaza. Allo stesso tempo, “Blinken ha avvertito il gabinetto di guerra che, in assenza di un piano per il dopoguerra, Israele rischia di perdere il sostegno internazionale e di restare intrappolato a Gaza”. Il Segretario di Stato Usa ha comunque rimandato ogni discussione agli incontri con la delegazione che Israele invierà a Washington nei prossimi giorni. “Siamo ansiosi di incontrare i funzionari israeliani a Washington la prossima settimana per esaminare i dettagli e la migliore soluzione da seguire”, ha aggiunto Blinken dall’aeroporto di Tel Aviv. “Siamo determinati ad assicurare che Israele riesca a difendersi e a integrarsi nella regione nel rispetto della sua sicurezza”. “Continueremo a lavorare per un futuro di sicurezza e pace, non solo per gli israeliani ma anche per i palestinesi e gli altri nostri amici nella regione. Crediamo che ci sia una strada da percorrere per raggiungere questo obiettivo”, ha proseguito il capo della diplomazia Usa, che però non si è sbilanciato sui colloqui in corso a Doha per raggiungere una tregua a Gaza, su cui ha detto di non poter fornire dettagli. “Siamo impegnati insieme al Qatar, all’Egitto e a Israele”, ha continuato Blinken. “Abbiamo ridotto la distanza tra le parti, ma più ci si avvicina alla meta, più è difficile superare l’ultimo miglio. Quindi ci sono ancora alcune difficili questioni su cui dobbiamo lavorare”.

Ore 17,00 – Gaza, il bilancio dei morti supera le 32 mila vittime – Il bilancio delle vittime della guerra in corso nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre si è attestato a 32.070 morti. Secondo i nuovi dati diffusi dal ministero della Salute controllato da Hamas, nel territorio costiero palestinese si contano anche oltre 74.298 feriti, mentre solo nelle ultime 24 ore sarebbero morte 82 persone e altre 110 sarebbero rimaste ferite. Secondo le autorità israeliane, le forze armate (Idf) avrebbero ucciso non meno 13mila membri di Hamas dall’inizio del conflitto. Per le Nazioni Unite, la maggior parte delle vittime della guerra sono donne e bambini.

Ore 16,45 – Gaza, video mostra l’uccisione di 4 civili palestinesi: Idf indagano sul filmato di al-Jazeera – Le forze armate israeliane (Idf) hanno aperto un’inchiesta sui fatti mostrati da un filmato pubblicato ieri sera dall’emittente televisiva al-Jazeera, in cui si vedono quattro civili palestinesi disarmati seguiti e uccisi da un drone dello Stato ebraico. Rispondendo a una domanda del quotidiano online Times of Israel, l’Unità del portavoce delle Idf ha affermato che il filmato proveniva da una “zona di combattimento attivo a Khan Younis, da dove la popolazione civile era stata evacuata e in cui le truppe israeliane hanno incontrato molti terroristi che combattevano e si spostavano in abiti civili, nascondendo armi in edifici e proprietà con sembianze civili”. Il filmato, ha aggiunto l’Unità delle Idf, è stato comunque consegnato al Meccanismo di accertamento dei fatti dello Stato maggiore, un organismo militare indipendente responsabile delle indagini sugli incidenti di guerra.

Ore 16,30 – Gaza: Francia lavora a una nuova bozza di risoluzione al Consiglio di Sicurezza Onu per un tregua – La Francia collaborerà con la Giordania e gli Emirati Arabi Uniti per convincere Russia e Cina a sostenere una risoluzione al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per un cessate il fuoco a Gaza. Lo ha annunciato oggi il presidente francese Emmanuel Macron dopo il veto di Mosca e Pechino su una bozza di risoluzione presentata dagli Usa che chiedeva un “immediato cessate il fuoco” nella Striscia.  “Dopo il veto russo e cinese di pochi minuti fa, riprenderemo i lavori sulla base del progetto di risoluzione francese in seno al Consiglio di Sicurezza e lavoreremo con i nostri partner americani, europei e arabi per raggiungere un accordo”, ha dichiarato Macron durante la conferenza stampa a margine del Consiglio dei capi di Stato e di governo dell’Unione europea tenuto oggi a Bruxelles. Ieri il ministero degli Esteri francese aveva annunciato una nuova bozza di risoluzione, che Parigi avrebbe presentato insieme ai suoi partner se la proposta americana non fosse stata approvata. Da mesi, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite non riesce ad approvare una risoluzione che imponga la fine delle ostilità a Gaza, anche per il veto degli Usa. Il cambiamento di toni a Washington, ha sottolineato Macron, fa sperare che una nuova risoluzione elaborata con gli Stati arabi possa avere successo, se si riuscirà a convincere Russia e Cina a non opporsi. “Ciò che è importante notare è che gli Stati Uniti hanno cambiato posizione e hanno manifestato il desiderio di promuovere molto chiaramente un cessate il fuoco, il che è positivo per noi e per il successo della nostra bozza”, ha concluso il presidente francese. Intanto, l’ambasciatore Usa all’Onu, Thomas-Greenfield ha definito “oltraggioso” il veto opposto da Russia e Cina alla risoluzione americana affermando che i due Paesi “si rifiutano di condannare Hamas per aver bruciato vive delle persone, per aver ucciso civili innocenti durante un concerto e per aver violentato donne e ragazze. “È stato il peggior attacco contro gli ebrei dai tempi dell’Olocausto e un membro permanente del Consiglio di Sicurezza non può nemmeno condannarlo”, ha detto il diplomatico statunitense. “Mi dispiace, ma questo è oltraggioso ed è al di sotto della dignità di questo organismo”.

Ore 16,00 – Israele, il capo del Mossad va a Doha. Media: “Nessun progresso nei negoziati per la tregua” – Mentre il direttore del Mossad, David Barnea, si dirige nella capitale del Qatar, Doha, per incontrare il capo della Cia, William Burns, il primo ministro dell’emirato Mohammed Al Thani e il comandante dell’intelligence egiziana Abbas Kamel, e partecipare ai colloqui per una tregua nella Striscia di Gaza, un funzionario israeliano ha confidato al giornale online Times of Israel che “non c’è stato alcun reale progresso” nei negoziati con Hamas. “Gli americani lo travestono da progresso”, ha detto la fonte al portale israeliano, riferendosi alle dichiarazioni di ieri del segretario di Stato Usa Antony Blinken, secondo cui “la distanza tra le parti si sta riducendo”. “Ma la pressione per andare avanti viene proprio da loro”.

Ore 15,00 – Netanyahu a Blinken: “Operazione a Rafah necessaria: procederemo anche senza gli Usa” – Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha ribadito al segretario di Stato Usa Antony Blinken che Israele “non ha modo di sconfiggere Hamas senza andare a Rafah”. In un videomessaggio pubblicato sui suoi profili social, il premier ha riassunto il suo incontro avvenuto oggi a Tel Aviv con il capo della diplomazia statunitense: “Gli ho detto che apprezzo profondamente il fatto che per più di cinque mesi siamo stati uniti nella guerra contro Hamas”, ha dichiarato Netanyahu. “Gli ho detto che riconosciamo la necessità di evacuare la popolazione civile dalla zona di guerra e, naturalmente, che ci prenderemo cura dei loro bisogni umanitari, e su questo stiamo lavorando”, ha continuato. “Ma gli ho anche detto che non abbiamo modo di sconfiggere Hamas senza andare a Rafah ed eliminare i rimanenti battaglioni del gruppo terroristico. Spero, ho detto, che lo faremo con il sostegno dell’America, ma se sarà necessario, lo faremo da soli”, ha concluso il premier israeliano. Secondo quanto riferito al quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth da un funzionario dello Stato ebraico, nel corso dell’incontro Blinken avrebbe sostenuto la necessità di permettere agli abitanti del nord della Striscia di Gaza di tornare alle proprie case, come richiesto da Hamas nel corso dei negoziati per la tregua. Dopo aver visto il premier in privato, il segretario di Stato Usa ha poi incontrato i membri del gabinetto di guerra israeliano, fermandosi poi a parlare con uno di loro, Benny Gantz, con cui ha avuto una riunione privata.

Ore 14,45 – Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu boccia la bozza di risoluzione per una tregua presentata dagli Usa – Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha bocciato la bozza di risoluzione presentata dagli Usa che chiedeva un “immediato cessate il fuoco” nella Striscia di Gaza. Undici dei 15 Paesi membri del Consiglio hanno sostenuto la proposta, tre – i membri permanenti Russia e Cina, insieme all’Algeria – hanno votato contro. Un solo membro – la Guyana – si è astenuto. Durante la presentazione al Consiglio Onu, l’ambasciatore Usa Thomas-Greenfield aveva sintetizzato i contenuti della bozza, dicendo che “condanna Hamas per i suoi orribili attacchi e le violenze sessuali, chiarisce che tutti i civili – israeliani e palestinesi – dovrebbero poter vivere senza paura della violenza, e sottolinea che un’offensiva di terra a Gaza rappresenta una grande minaccia per la popolazione”. Per il rappresentante russo Vasily Nebenzya invece, la proposta statunitense conteneva “un effettivo via libera affinché Israele organizzi un’operazione militare a Rafah”. Contraria anche la Cina, con l’ambasciatore Zhang Jun che ha giudicato la proposta “non all’altezza delle aspettative della comunità internazionale”. Il diplomatico algerino Amar Bendjama aveva invece annunciato la contrarietà del suo Paese dicendo che “chi crede che la potenza occupante israeliana sceglierà di rispettare i propri obblighi legali internazionali si sbaglia. Bisogna abbandonare questa finzione”. Per l’ambasciatrice della Guyana, Carolyn Rodrigues-Birkett, unica ad astenersi sul voto, la bozza “non attribuiva a Israele” la responsabilità di quanto sta accadendo nella Striscia: “A chi è rivolta la richiesta di rispetto degli obblighi previsti dal diritto internazionale? Chi impedisce l’uso di tutte le rotte disponibili per la consegna di aiuti alla Striscia di Gaza? Chi non rispetta i meccanismi di de-escalation? Conosciamo le risposte a queste domande. Perché allora le rilevanti richieste contenute nel testo di questa risoluzione non sono state indirizzate chiaramente alla potenza occupante, nemmeno una volta?”.

Ore 13,30 – Quasi 120 mila fedeli musulmani pregano ad al-Aqsa a Gerusalemme – Quasi 120 mila fedeli islamici si sono riuniti nella moschea di al-Aqsa a Gerusalemme per la preghiera del secondo venerdì del Ramadan, il mese sacro per i musulmani, malgrado le restrizioni imposte all’ingresso da Israele. Lo riferisce in una nota citata da al-Jazeera il Jerusalem Islamic Endowments Department. Secondo la polizia israeliana, finora non sono stati segnalati disordini. Lunghe file di palestinesi in attesa di accedere alla spianata delle moschee si sono viste anche oggi ai checkpoint istituiti dalle autorità israeliane a Gerusalemme. Prima dell’inizio del Ramadan, l’Autorità coordinatrice delle attività israeliane nei territori (Cogat) ha ulteriormente limitato l’ingresso alla moschea, permettendo l’accesso solo agli uomini di età superiore ai 55 anni, alle donne ultracinquantenni e ai minori di dieci anni e obbligando comunque tutti a munirsi di un permesso speciale rilasciato dal Cogat.

Ore 13,00 – Israele: Blinken partecipa alla riunione del gabinetto di guerra – Il segretario di Stato Usa Antony Blinken sta partecipando a una riunione del gabinetto di guerra del governo israeliano nel complesso di Kirya a Tel Aviv. Lo riferisce l’emittente televisiva al-Jazeera, secondo cui la riunione è appena cominciata. In precedenza, il capo della diplomazia statunitense ha avuto un incontro a porte chiuse con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Blinken è arrivato oggi in Israele per l’ultima tappa del suo sesto tour diplomatico in Medio Oriente dall’inizio della guerra a Gaza. La sua visita precede il voto previsto al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite su una bozza di risoluzione presentata dagli Stati Uniti che chiede un “immediato cessate il fuoco” nella Striscia di Gaza.

Ore 12,30 – Gaza, Unrwa: “La situazione nel nord della Striscia è più che disperata” – La situazione umanitaria nel nord della Striscia di Gaza “più che disperata”. L’allarme arriva dall’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa), che in un post sulla piattaforma social X (ex Twitter) ha dato conto della visita del personale Onu all’ospedale Kamal Adwan, nel nord del territorio costiero palestinese. “Sono stati consegnati carburante e forniture mediche, ma gli aiuti sono solo un rivolo”, si legge nel post. “Il cibo deve raggiungere il nord ORA per evitare la carestia”.

Ore 12,00 – Israele: Netanyahu riceve Blinken – Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha ricevuto il segretario di Stato degli Usa Antony Blinken al complesso di Kirya a Tel Aviv. Lo riferisce l’ufficio del premier, secondo cui i membri del gabinetto di guerra si uniranno alla riunione dopo che i due avranno terminato il loro incontro privato.

Ore 11,30 – Israele, ministro Esteri Katz convoca viceambasciatore Turchia: “Erdogan ha augurato la morte a Netanyahu” – Il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz ha convocato il vice ambasciatore turco in Israele dopo che il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha augurato la morte al premier Benjamin Netanyahu. “Affidiamo al nostro Signore una certa persona chiamata (Benjamin) Netanyahu. Possa Dio distruggerlo e renderlo miserabile”, ha detto ieri durante un comizio il presidente turco Recep Tayyip Erdogan.Lo scopo della convocazione, ha scritto Katz su X, è quello di “trasmettere un messaggio chiaro a Erdogan”. “Voi che sostenete chi brucia i bambini, gli assassini, gli stupratori e i mutilatori criminali di Hamas, siete gli ultimi che possono parlare di Dio”, continua Katz. “Non c’è Dio che ascolterà coloro che sostengono le atrocità e i crimini contro l’umanità commessi dai vostri barbari amici di Hamas”.

Ore 11,00 – Gaza, governo Hamas condanna l’uccisione di 4 civili disarmati colpiti da un drone Idf. Israele non commenta – L’ufficio stampa del governo di Gaza, controllato da Hamas ha condannato l’uccisione di 4 civili disarmati colpiti a febbraio da un drone delle forze armate israeliane (Idf) a Khan Younis, nel sud della Striscia, come mostra un video pubblicato ieri sera in esclusiva dall’emittente al-Jazeera.

In un comunicato pubblicato oggi, ripreso dalla tv qatarina, il governo controllato da Hamas afferma che le scene trasmesse “mostrano l’atrocità dei crimini commessi dagli occupanti”, che “praticano l’uccisione deliberata di civili indifesi”. Finora le Idf non hanno commentato.

Ore 10,30 – Cisgiordania, apre il fuoco contro un minibus israeliano: 3 feriti – Almeno tre cittadini israeliani sono rimasti feriti oggi quando un uomo armato palestinese ha aperto il fuoco contro minibus vicino all’insediamento illegale di Dolev, a circa 27 chilometri a nord-ovest da Gerusalemme. Lo riferisce l’emittente israeliana Channel 12, che cita in proposito un comunicato dell’ospedale Beilinson di Petah Tikvah, dove sono stati ricoverati i tre feriti, di cui uno versa in gravi condizioni. Secondo la tv israeliana, l’aggressore è stato ucciso dopo uno scontro a fuoco con le truppe delle Idf durato quattro ore e che, secondo alcuni media palestinesi, ha coinvolto persino un elicottero militare. Fonti delle Idf, citate dal giornale online Times of Israel, invece non confermano la morte dell’aggressore.

Ore 10,00 – Cina: “Sosterremo iniziative Onu per la tregua”. Giallo sull’appoggio di Pechino alla risoluzione Usa – Il governo cinese ha fatto sapere oggi che sosterrà le iniziative del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per porre fine ai combattimenti nella Striscia di Gaza, senza specificare se Pechino, membro permanente del Consiglio in cui detiene il potere di veto, sosterrà o meno una bozza di risoluzione presentata dagli Stati Uniti per chiedere un “immediato cessate il fuoco”. “La Cina sostiene il Consiglio di Sicurezza nell’intraprendere quanto prima ulteriori, responsabili e significative azioni volte a compiere sforzi incessanti per porre fine in tempi brevi ai combattimenti a Gaza”, ha detto oggi in conferenza stampa il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Lin Jian.

Ore 9,30 – Blinken arriva in Israele – Il segretario di Stato Usa Antony Blinken è atterrato oggi in Israele, ultima tappa del suo sesto tour diplomatico in Medio Oriente dall’inizio della guerra a Gaza. Nelle prossime ore è previsto un incontro tra Blinken e il premier israeliano Benjamin Netanyahu. Il segretario di Stato Usa incontrerà poi l’intero gabinetto di guerra dello Stato ebraico. La sua visita precede il voto previsto al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite su una bozza di risoluzione presentata dagli Stati Uniti che chiede un “immediato cessate il fuoco” nella Striscia di Gaza. Ieri ha visto il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi al Cairo e il giorno prima aveva incontrato il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman a Gedda.

Ore 9,00 – La Finlandia riprenderà i finanziamenti all’Unrwa – La Finlandia riprenderà i finanziamenti all’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa). Lo ha annunciato il ministro del Commercio estero e dello sviluppo Ville Tavio. “Il miglioramento della gestione del rischio da parte dell’Unrwa, ovvero la prevenzione e l’avvio di un attento monitoraggio di comportamenti scorretti, ci fornisce a questo punto garanzie sufficienti per continuare il nostro sostegno”, ha dichiarato in conferenza stampa il ministro finlandese, secondo cui una parte delle risorse stanziate da Helsinki sarà destinata alla gestione del rischio. All’inizio della settimana, è stato presentato al Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres un rapporto provvisorio indipendente sulle accuse mosse da Israele contro 12 (su 13mila) dipendenti dell’Agenzia a Gaza, sospettati di essere coinvolti negli attentati del 7 ottobre. La relazione ha rilevato che, sebbene l’Unrwa disponga di meccanismi per garantire la sua neutralità, presenta anche delle lacune che devono essere colmate. Intanto anche altri Paesi come Canada, Australia e Svezia hanno ripreso i finanziamenti all’Unrwa, mentre diversi Stati del Golfo come l’Arabia Saudita hanno aumentato gli stanziamenti per l’Agenzia.

Ore 8,00 – Gaza, continua l’assedio dell’ospedale Shifa. Idf: “150 uccisi” – Le truppe israeliane delle Idf continuano l’assedio dell’ospedale Shifa di Gaza City, giunto oggi al quarto giorno. Secondo una nota diramata dalle forze armate dello Stato ebraico, durante il raid sono stati uccisi circa 150 uomini armati legati ai gruppi terroristici come Hamas e la Jihad Islamica. Secondo le autorità sanitarie della Striscia invece l’ospedale non ospita gruppi armati. Le Idf sostengono però di aver identificato tunnel e nascondigli di Hamas sotto e nelle vicinanze della struttura sanitaria e di aver arrestato alcuni membri del gruppo terroristico. In un comunicato pubblicato nella notte però, Hamas smentisce l’arresto di suoi esponenti a Shifa. Come riporta l’emittente al-Jazeera invece, il governo di Gaza invece, controllato dal gruppo armato, sostiene che le truppe israeliane abbiano ucciso “deliberatamente” 13 pazienti ricoverati nella struttura.

Ore 7,00 – Israele si appropria di quasi 2.000 acri di terreni nella Valle del Giordano: potrà costruire nuovi insediamenti – Israele si è appropriato di circa 1.976 acri (800 ettari) di terreni nella Valle del Giordano, dichiarandoli territorio statale, il che significa che potranno essere utilizzati per progetti di sviluppo. Lo riferisce l’emittente pubblica israeliana Kan, secondo cui questo provvedimento, sotto la responsabilità del ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, consentirà la costruzione di centinaia di unità abitative e di un’area industriale e commerciale. Il ministro ha definito tale mossa “una questione importante e strategica”. “Mentre ci sono persone in Israele e nel mondo che cercano di minare il nostro diritto alla Giudea e Samaria (i Territori occupati in Cisgiordania, ndr) e al Paese in generale, noi promuoviamo il movimento degli insediamenti con duro lavoro e in modo strategico in tutto il Paese”, ha dichiarato Smotrich. La Valle del Giordano rappresenta circa il 30 per cento del territorio della Cisgiordania e comprende la metà dei terreni arabili della zona. Questa stretta striscia di terra, lunga 105 chilometri, collega la Cisgiordania alla Giordania ed è il punto più basso della superficie terrestre (comprende ad esempio il Mar Morto, che si trova a 790 metri al di sotto del livello del mare). In quest’area vivono 65mila palestinesi e 11mila coloni israeliani.

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