Il prezzo della pace tra Ucraina e Russia: ecco cosa prevedono il piano Trump e la controproposta europea per porre fine alla guerra
Concessioni territoriali, garanzie di sicurezza, ricostruzione, sanzioni e il futuro della Nato e del diritto internazionale. Usa ed Europa si dividono sul destino di Kiev, Mosca apprezza. Ma almeno esiste una base negoziale. L'accordo però potrebbe assumere le dimensioni di un reset geopolitico globale
La buona notizia è che, dopo quasi quattro anni di guerra, esiste finalmente una base negoziale per la pace tra Ucraina e Russia, grazie a una proposta presentata dagli Stati Uniti in discussione anche in Europa. La cattiva è che tra la bozza di accordo elaborata da Washington a partire dalle richieste di Mosca, che violerebbe la Carta delle Nazioni Unite, e la controproposta stilata nel fine settimana a Ginevra, in Svizzera, dagli alleati del Vecchio continente emergono due diverse visioni del futuro di Kiev, che cristallizzano la frattura strategica apertasi tra le rispettive sponde dell’Atlantico.
Entrambe le proposte condividono un obiettivo comune: un cessate il fuoco tra Ucraina e Russia e un’architettura di sicurezza a lungo termine in Europa. Ma divergono su questioni chiave, sia per Kiev che per Mosca, in materia di cessioni e riconoscimenti territoriali, sanzioni internazionali e accesso alla Nato. Almeno però il dibattito non verte più sulla (impraticabile) vittoria militare di una delle due parti, che finora ha soltanto prolungato le ostilità e aggravato il costo in termini di vite umane, ma si concentra su una fine sostenibile del conflitto. Anche se i nodi principali, il sacrificio richiesto a Kiev in cambio della garanzia che la guerra non riprenda e fino a che punto possano arrivare le concessioni a Mosca, restano tuttora irrisolti.
Cosa prevede il piano Trump per l’Ucraina
La bozza pubblicata da Politico, sulla cui paternità statunitense o russa è dovuto intervenire direttamente – dopo giorni di polemiche – il segretario di Stato Usa Marco Rubio assicurando che si tratta di un piano elaborato da Washington sulla base delle richieste di entrambe le parti, delinea un ampio quadro per porre fine alla guerra in Ucraina, combinando garanzie di sicurezza, accordi territoriali, misure umanitarie e intese economiche tra le parti.
La proposta ribadisce e sostiene la sovranità di Kiev mentre Russia, Ucraina e i Paesi europei firmerebbero un patto di non aggressione, “risolvendo tutte le ambiguità degli ultimi 30 anni”. Mosca però dovrebbe impegnarsi a non invadere le nazioni vicine e ad avviare un dialogo con la Nato, che in cambio dovrebbe accettare di non allargarsi ulteriormente. Kiev inoltre riceverebbe “solide” garanzie di sicurezza dagli Stati Uniti ma dovrebbe limitare le dimensioni delle proprie forze armate a non più di 600 mila effettivi; inserire nella propria costituzione la non adesione all’Alleanza atlantica; e impegnarsi a non sviluppare armi atomiche e a organizzare nuove elezioni entro 100 giorni dalla firma dell’accordo. Da parte sua invece, la Nato dovrebbe ribadire ufficialmente che non accetterà mai l’ingresso dell’Ucraina tra i propri membri e impegnarsi a non schierare truppe nel Paese. Gli Stati europei d’altra parte potranno far stazionare aerei da combattimento in Polonia per assicurarsi che queste clausole vengano rispettate.
Per quanto riguarda i territori invasi, invece, il documento garantisce il riconoscimento dell’annessione alla Russia della penisola di Crimea (controllata illegalmente dal 2014) e degli oblast di Luhansk e di Donetsk (il Donbas), dalle cui zone ancora sotto il controllo di Kiev dovrebbero ritirarsi le forze armate ucraine, creando una zona cuscinetto demilitarizzata. La bozza propone inoltre il congelamento dello status delle regioni di Cherson e Zaporizhia lungo l’attuale linea del fronte.
Dal punto di vista economico, il piano in 28 punti prevede un’ambiziosa reintegrazione di Mosca nei mercati globali, che include la graduale revoca delle sanzioni, la riammissione del Cremlino alle riunioni del G8 e un accordo di cooperazione economica a lungo termine tra Stati Uniti e Russia. In cambio, quasi 100 miliardi di dollari di beni russi congelati in Europa dopo l’invasione decisa dal presidente Vladimir Putin andrebbero a finanziare la ricostruzione dell’Ucraina sotto la supervisione Usa, che beneficeranno di una condivisione degli utili a compensazione delle garanzie di sicurezza offerte a Kiev. I restanti beni confiscati andrebbero invece a finanziare progetti comuni tra Stati Uniti e Russia. Da parte sua, l’Ucraina vedrebbe accelerare il proprio accesso ai mercati dell’Unione europea e parteciperebbe a un importante programma di ricostruzione che coinvolgerà Stati Uniti, Europa e Banca Mondiale. Mosca e Kiev poi dovrebbero condividere l’elettricità generata dalla centrale nucleare di Zaporizhzhia sotto la supervisione dell’Aiea. A livello umanitario invece è previsto uno scambio di prigionieri sulla base del principio “tutti per tutti”, il rimpatrio in Ucraina dei bambini deportati in Russia, il ricongiungimento familiare e il sostegno alle vittime.
Il cessate il fuoco entrerebbe in vigore una volta che entrambe le parti si fossero ritirate nelle posizioni iniziali concordate mentre l’accordo verrebbe applicato da un Board of Peace, già previsto dal piano in corso di applicazione a Gaza e approvato dal Consiglio di Sicurezza Onu, presieduto da Donald Trump.
I distinguo della controproposta europea
Riuniti ieri a Ginevra con i rappresentanti dell’Ucraina e degli Usa, gli alleati europei hanno invece elaborato una controproposta, pubblicata da Reuters, che non cestina il piano in 28 punti di Trump ma ne offre un quadro più limitato e maggiormente incentrato sul rispetto della sovranità di Kiev, senza ridurre le ambizioni della Nato.
Pur aprendo a un accordo di non aggressione tra Russia, Ucraina e Nato, a differenza della bozza presentata da Washington, la controproposta europea elimina qualsiasi riferimento al divieto permanente di adesione di Kiev all’Alleanza atlantica, aumentando poi a 800 mila effettivi il limite imposto alle dimensioni delle forze armate ucraine ma solo “in tempo di pace”. Il documento inoltre non riconosce le annessioni russe ma ribadisce la necessità di far partire i negoziati per futuri accordi territoriali dall’attuale linea di contatto, obbligando però Kiev a non cercare di riconquistare con la forza i territori occupati da Mosca.
Dal punto di vista economico poi lega la reintegrazione della Russia nei mercati globali al risarcimento all’Ucraina dei danni provocati dalla guerra. In questo senso, a differenza del piano proposto da Trump, i beni russi congelati in Europa rimarrebbero bloccati fino al pagamento delle riparazioni. La controproposta europea sostiene inoltre il percorso di adesione di Kiev all’Ue, garantendole un temporaneo accesso al mercato comunitario.
Un reset geopolitico globale?
Il piano in 28 punti proposto da Washington va ben oltre la fine dell’invasione russa dell’Ucraina e lega la futura sicurezza di Kiev a un ampio partenariato economico tra Stati Uniti e Russia, alla fine dell’allargamento della Nato e al riconoscimento delle annessioni territoriali di Mosca, in violazione della Carta delle Nazioni Unite. Pur basandosi sulla stessa struttura e non potendola rigettare in toto per motivi politici, la controproposta europea elimina alcune delle disposizioni più controverse, ribadendo che al centro di ogni intesa deve restare il rispetto dell’ordine internazionale basato sulle regole, aprendo comunque al reintegro di Mosca nell’economia mondiale.
La principale divergenza riguarda infatti come e quando questo dovrebbe avvenire, non se. In ogni caso, in cambio della fine delle sanzioni, il Cremlino dovrebbe accettare che almeno una parte dei propri beni congelati all’estero vengano confiscati per ricostruire l’Ucraina a titolo di riparazione per i danni inflitti durante la guerra. Uno sviluppo che potrebbe creare un precedente rischioso per l’economia globale, con possibili conseguenze negative per gli investimenti esteri in Europa.
La questione più delicata però resta il futuro della Nato. La bozza di accordo tra Stati Uniti e Russia impone all’Ucraina di rinunciare costituzionalmente e per sempre all’adesione e non solo obbliga l’Alleanza a rifiutare esplicitamente Kiev tra i suoi membri, ma le impone anche di fermare ogni ulteriore allargamento. Non a caso tale clausola è stata esclusa dalla controproposta europea, evidenziando un contrasto che espone due visioni diverse della futura architettura di sicurezza nel Vecchio continente nel lungo periodo.
Una divisione tra le due sponde dell’Atlantico che apparentemente si fa ancor più netta in materia di concessioni territoriali al Cremlino, considerate un sacrificio quasi inevitabile per Kiev per porre fine all’invasione russa. Accettate apertamente dagli Usa e rinviate invece a futuri negoziati da parte degli alleati europei, in entrambi i casi il loro riconoscimento aprirebbe una ferita insanabile nel diritto internazionale, che dalla fine della Seconda guerra mondiale non ha mai più ammesso annessioni territoriali in conseguenza di un conflitto bellico.
Malgrado le differenze però, i due documenti si sovrappongono in materia di sicurezza nucleare, impegni umanitari, ricostruzione dell’Ucraina e, sorprendentemente, sul ruolo affidato al Board of Peace presieduto da Trump. Tutti punti che dovranno essere accettati anche da Mosca, che ha fatto sapere di apprezzare la proposta Usa. Comunque vada infatti è finito il tempo in cui Europa e Usa potevano illudersi di decidere da soli il futuro del mondo. Insomma, sia dal punto di vista politico che economico, la pace in Ucraina potrebbe assumere le dimensioni di un reset geopolitico globale.